Giovedì 26 giugno 2025 alle 17:20 in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio si terrà la presentazione del volume “I luoghi della speranza: viatico del pellegrino“, insieme agli autori Antonio Natali e Giovanni Serafini. Il libro, uscito in occasione del Giubileo, è stato pubblicato grazie all’Opera di Santa Maria del Fiore e al settimanale Toscana Oggi.
Sarà l’occasione per discutere, nella sede del potere cittadino, del rapporto tra arte, turismo e politiche culturali, insieme ad Antonella Bundu (Sinistra Progetto Comune), Padre Bernardo Gianni (abate di San Miniato) e Andrea Baldinotti (storico dell’arte).
Perché si viaggia? Che tipo di territorio si trova quando si arriva a Firenze? Quale è la funzione del potere? Saranno alcuni dei nodi toccati dalla discussione. Tutta la cittadinanza è invitata, l’ingresso è libero, fino a esaurimento posti, e non è richiesta la prenotazione.
SCIOPERO GENERALE DEL 20 GIUGNO 2025 – PRESIDIO PROVINCIALE A FIRENZE PRESSO LA LEONARDO S.p.A.
MANIFESTAZIONE NAZIONALE #DISARMIAMOLI – ROMA, 21 GIUGNO 2025
FERMIAMO IL PAESE CONTRO LA BARBARIE DELLE GUERRE, DEL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE E DELLA DISTRUZIONE DELLO STATO SOCIALE
Il 20 giugno, l’Unione Sindacale di Base, insieme a CUB ed SGB, ha proclamato uno sciopero generale nazionale di tutte le categorie del lavoro pubblico e privato, con manifestazioni in numerose città italiane.
A Firenze è convocato un presidio provinciale presso la Leonardo S.p.A. con concentramento alle ore 9:30.
Lo sciopero ha l’obiettivo di opporsi al massacro del popolo palestinese a opera dello Stato genocida d’Israele, alla folle corsa al riarmo decisa dall’Unione europea, accettata supinamente dal governo Meloni, e alla devastazione sociale prodotta da decenni di moderazione salariale ad opera dei governi filo-padronali del nostro Paese.
Lo sciopero è una risposta necessaria e urgente all’aggravarsi delle condizioni sociali, economiche e democratiche di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, colpiti da politiche che continuano a favorire le grandi imprese e il complesso militare-industriale a discapito delle fasce più deboli della popolazione.
SCIOPERIAMO CONTRO:
la guerra e l’aumento delle spese militari a scapito della sanità, della scuola e dell’intero welfare;
il genocidio in corso del popolo palestinese, perpetrato dallo Stato d’Israele con la complicità attiva del governo italiano e dell’Unione Europea;
il carovita, i bassi salari, la precarietà, le privatizzazioni e gli omicidi sul lavoro;
la repressione del dissenso, con attacchi sistematici al diritto di sciopero e alla libertà di manifestazione con il Decreto sicurezza;
USB Firenze chiama tutte le lavoratrici e i lavoratori, i disoccupati, le studentesse e gli studenti, i pensionati, i migranti a unirsi allo sciopero del 20 giugno e alla manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma, con partenza da piazza Vittorio, per ribadire che non siamo disposti a pagare il prezzo di un’economia di guerra che ha come effetto immediato la distruzione dello stato sociale.
Alziamo la voce contro l’ipocrisia di chi predica la pace mentre arma i massacri. Diciamo no a un modello economico e politico fondato sul profitto, sull’oppressione dei popoli, sulla repressione e sull’esclusione sociale.
Invitiamo tutte le realtà di lotta, i collettivi, i movimenti, le reti solidali che si oppongono alle guerre e al genocidio del popolo palestinese a unirsi allo sciopero del 20 giugno e alla manifestazione nazionale del 21 giugno per costruire insieme due giornate di mobilitazione dal basso, internazioniste e resistenti.
ABBASSATE LE ARMI, ALZATE I SALARI!
COSTRUIAMO UN’ALTERNATIVA SOCIALE E POPOLARE CONTRO LE GUERRE E LA DISTRUZIONE DEL WELFARE!
Care compagne e cari compagni, essendo iniziato il periodo di dichiarazione dei redditi, riportiamo le indicazioni avute dal Tesoriere nazionale Roberto Morea in merito al 5×1000. Per quanto molte e molti di noi siano legati a molte organizzazioni attive sul territorio, da qualche anno oramai il Partito segnala una serie di associazioni a cui è possibile destinare il 5×1000. Si tratta di
associazioni con cui in nostro Partito collabora strettamente, anche nella realizzazione di iniziative e campagne.
Appuntamento sabato, 21 giugno, alle ore 14:00, a Roma per la manifestazione nazionale contro guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo, promossa dalle oltre 360 reti, organizzazioni sociali, sindacali, politiche nazionali e locali che hanno sottoscritto l’appello della Campagna Europea #StopRearmEurope (https://stoprearm.org/), che ad oggi conta tra le proprie adesioni circa 1500 sigle in 18 paesi e che vede come promotori italiani Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia.
La manifestazione nazionale del 21 giugno rientra nella settimana di mobilitazione europea, che si terrà dal 21 al 29 giugno in occasione del vertice della Nato a L’Aja, che proprio in quei giorni deciderà i dettagli del gigantesco piano di riarmo deciso dall’Unione Europea, e vedrà la convergenza di tante identità, tutte impegnate contro la guerra, per la pace, per la giustizia sociale e climatica, i diritti e la democrazia nel nostro paese.
APPELLO A TUTTE LE INIZIATIVE, LE CAMPAGNE, LE RETI PER LA PALESTINA A CONVERGERE A ROMA IL 21 GIUGNO:
“NO GUERRA, RIARMO, GENOCIDIO, AUTORITARISMO”
Israele ha lanciato l’offensiva finale su Gaza. Obiettivo: l’invasione, l’eliminazione e la deportazione del popolo palestinese. A Gaza assediata si continua a morire di fame, di bombe, di stenti, di malattia. E’ un piano criminale, realizzato con azioni criminali, compiuto con la complicità e il sostegno di una gran parte della comunità internazionale, UE e Governo Italiano inclusi.
In ogni angolo del mondo, in Europa e in Italia si moltiplicano le mobilitazioni. A ciascuno di fare qualcosa, non c’è tempo da perdere. Ovunque, dovunque, in ogni modo.
Il coordinamento che promuove la manifestazione nazionale del 21 giugno Stop Rearm Europe “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo” sostiene tutte le campagne e le mobilitazioni per Gaza, per la Palestina, per fermare Israele che si stanno realizzando in queste ore.
Invitiamo a:
– sostenere le iniziative del secondo convoglio per Rafah, appena tornato, che chiama Governo e Parlamento alle sue responsabilità.
– partecipare alla campagna “L’ultimo giorno di Gaza” che invita a stendere il 24 maggio lenzuoli-sudari nelle strade, ai balconi, in ogni luogo.
– aderire allo sciopero della fame per Gaza, e alle altre forme di sciopero organizzate in diverse città e regioni
– appendere ovunque le bandiere della Palestina: ai balconi, al giro d’Italia, sui palazzi comunali.
– scendere in piazza, con le manifestazioni, i banchetti, le raccolte fondi e il 5×1000 per Gaza.
– sostenere la marcia da Marzabotto a Montesole il 15 giugno.
– appoggiare le iniziative che chiedono sanzioni, la sospensione dell’accordo UE-Israele, la revoca del Memorandum d’Intesa militare fra Italia e Israele
– partecipare con le bandiere della Palestina e della pace alla manifestazione contro il dl sicurezza il 31 maggio a Roma
– contribuire alle iniziative per il voto ai referendum per i diritti del lavoro e la cittadinanza l’8 e il 9 giugno, perché la guerra uccide i diritti.
E invitiamo tutte queste iniziative, campagne, reti, vertenze, bandiere e simboli a convergere a Roma nella manifestazione nazionale del 21 giugno Stop Rearm Europe “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”
Durante la settimana di mobilitazione europea, alla vigilia del vertice della Nato che deciderà sul piano di riarmo europeo, mentre le armi europee continuano a uccidere a Gaza e in Palestina, alziamo insieme la voce contro la complicità del governo italiano e dell’Unione Europea.
Fermiamo Israele.
Mettiamo insieme le forze.
Per liberare Gaza e la Palestina. Per disarmare l’Europa e il mondo. Per fermare la guerra e il sistema di guerra. Per mettere la guerra fuori dalla storia.
A fronte del genocidio, della politica segregazionista prima e di strage adesso, della sistematica violazione del diritto Umano, Internazionale perpetrato dall’Entità Sionista, a fronte dell’indifferenza dell’Europa guerrafondaia e dell’ipocrita solidarietà tardiva di chi vota per la Guerra e non ha neanche il coraggio di chiamare il genocidio in atto col suo vero nome PARTECIPIAMO all’iniziativa “Tenda per la Palestina”, tutti i giorni dall’ 11/06/2025 in P.zza Duomo ( lato abside) per una solidarietà militante verso il Popolo Palestinese
Come componenti della segreteria regionale toscana di Rifondazione Comunista abbiamo inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Giani e al Presidente del Consiglio Regionale Mazzeo per chiedere urgentemente che la Regione prenda posizione chiedendo al governo di non rinnovare gli accordi militari con Israele che, se non disconosciuti, si rinnoveranno automaticamente il prossimo 8 giugno. Inoltre perché la Regione Toscana – come già fatto la Puglia ed Emilia Romagna – interrompa ogni collaborazione istituzionale con Israele. Di seguito il testo della lettera:
Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e al Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo
Egregio presidente della Regione Toscana
Egregio presidente del Consiglio Regionale della Toscana
La Toscana è stata la prima al mondo ad abolire la pena di morte, è terra di pace e di accoglienza da sempre, è la regione del Social Forum del 2002 e di molto altro. Come toscane e toscani siamo chiamate e chiamati, senza distinzione di colore politico, a contribuire a fermare lo sterminio di un intero popolo in corso a Gaza. E abbiamo un modo molto concreto per farlo. Da molti anni l’Italia ha firmato un memorandum d’Intesa militare con Israele che viene tacitamente rinnovato ogni 5 anni. La prossima scadenza in cui è possibile interrompere la validità di questo memorandum è il prossimo 8 giugno. Occorre quindi far sentire la voce anche delle istituzioni toscane il più possibile, per far sì che il governo nazionale, che è il terzo fornitore nel mondo di materiale militare al governo israeliano, sia portato a disdire questo memorandum.
Questo accordo militare con Israele consente lo scambio di tecnologie, brevetti, software e informazioni riservate, coperto da segreto militare.
La situazione è quella che tutti conosciamo: il popolo palestinese è vittima di un genocidio operato dallo stato israeliano nella striscia di Gaza. Dopo aver distrutto con azioni militari le condizioni di vita nella striscia di Gaza, adesso lo Stato israeliano sta quotidianamente assassinando la popolazione – a partire dai più deboli e dai bambini – condannandoli alla morte per fame e per sete. Questo genocidio, che prosegue giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, è dichiaratamente intrecciato alla volontà di deportazione della popolazione
La Corte Internazionale di Giustizia (luglio 2024) ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati, ha riconosciuto in via provvisoria plausibile che a Gaza sia in corso un genocidio e la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto (novembre 2024) contro Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità.
La Corte Internazionale ha stabilito che tutti gli Stati hanno il dovere di non prestare aiuto ad atti contrari al diritto internazionale e alla dignità umana. In questo contesto l’azione del governo italiano, che continua a collaborare anche sul piano militare con il governo israeliano, viola apertamente la Costituzione (in particolare gli articoli 10, 11 e 117) e i principi del diritto internazionale, che impongono agli Stati di non contribuire, in alcun modo, al mantenimento di situazioni illegali come l’occupazione militare e la colonizzazione israeliana.
L’Italia è quindi a tutti gli effetti complice del genocidio che lo Stato israeliano sta attuando a Gaza. E’ ora di dire basta. Un gruppo di giuristi ha meritoriamente inviato al governo una diffida formale affinché si fermi questo rinnovo, ritenuto incostituzionale e contrario ai trattati internazionali.
Peacelink ha meritoriamente promosso una campagna di mail bombing nei confronti dei deputati e dei senatori della Repubblica affinché chiedano al governo di interrompere questo memorandum. Vi chiediamo quindi di aderire a questa campagna o comunque di dichiararvi concordi sui contenuti e nel contempo di porre in essere la massima mobilitazione istituzionale per costringere il governo italiano a interrompere il memorandum di collaborazione militare. Inoltre, come hanno già fatto, quando scriviamo, le Regioni Emilia Romagna e Puglia, la invitiamo a chiedere a tutte le strutture regionali di interrompere ogni tipo di collaborazione con Israele. Facciamo sentire la nostra voce, in ogni modo possibile, nelle forme più visibili possibili. Restiamo umani! La Toscana in questa richiesta di umanità e civiltà deve dare un segnale all’ altezza della sua storia, non può voltarsi dall’ altra parte.
Un nuovo sondaggio condotto dalla Pennsylvania State University e rilanciato dal quotidiano israeliano Haaretz rivela un dato allarmante: l’82% degli ebrei israeliani è favorevole alla deportazione dei palestinesi di Gaza. L’indagine, realizzata nel marzo scorso intervistando un campione di 1.005 persone, mette in luce una crescente radicalizzazione dell’opinione pubblica israeliana nei confronti della popolazione palestinese, in un clima politico e sociale già fortemente teso a causa del massacro in corso nella Striscia.
Ma i dati non si fermano qui. Il 47% degli intervistati ha risposto affermativamente alla domanda se l’esercito israeliano, nel conquistare una città nemica, debba agire come gli Israeliti nella conquista biblica di Gerico, “uccidendo tutti i suoi abitanti”. Il riferimento è a un episodio dell’Antico Testamento narrato nel Libro di Giosuè, capitoli 2–6. Secondo il racconto biblico, quella di Gerico fu la prima grande vittoria degli Israeliti nella loro campagna per conquistare la Terra Promessa, dopo l’esodo dall’Egitto e i 40 anni nel deserto.
Un consenso trasversale e presente anche tra i laici Il sondaggio ha inoltre mostrato che il sostegno all’espulsione dei palestinesi da Gaza non è limitato ai settori più religiosi della società israeliana. Circa il 70% degli ebrei laici – spesso considerati moderati o liberali – si dichiara favorevole alla deportazione. Tra i gruppi religiosi, il sostegno supera il 90% tra Masortim (tradizionalisti), religiosi e ultraortodossi.
L’orientamento radicale si estende anche ai cittadini palestinesi di Israele: il 56% degli ebrei israeliani intervistati sostiene l’espulsione anche di questi. Tra i laici, il 38% si dice d’accordo con la rimozione dei palestinesi israeliani dal Paese.
Religione e guerra: la retorica dell’”Amalek” Sempre secondo lo studio della Pennsylvania State University, il 65% degli ebrei israeliani ritiene che esista un nemico moderno equivalente all’Amalek biblico (archetipo del nemico assoluto di Israele), la popolazione che la tradizione ebraica comanda di “sterminare senza lasciare memoria”. Di questi, il 93% crede che tale comandamento sia ancora valido oggi. Questo tipo di linguaggio, sempre più presente anche nei discorsi dei leader israeliani, è stato usato dallo stesso premier Benjamin Netanyahu, che ha incitato i soldati ad “agire contro Amalek” dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Gli accademici: “Una radicalizzazione coltivata da decenni“ Secondo gli studiosi Shay Hazkani (Università del Maryland) e Tamir Sorek (Penn State University), citati da Middle East Eye, il sostegno massiccio a misure estreme non può essere attribuito solo al trauma del 7 ottobre. “Il massacro ha semplicemente scatenato demoni coltivati per decenni – scrivono – attraverso i media, il sistema giudiziario e l’istruzione“. I dati del sondaggio evidenziano anche la forte influenza dell’ambiente militare e culturale: solo il 9% degli uomini ebrei sotto i 40 anni – fascia che comprende la maggior parte dei soldati – si oppone in modo netto alle idee di deportazione dei gazawi.
Il XII congresso regionale toscano si apre in un momento storico particolarmente difficile che impone dubbi e domande. In primis : la forma partito e segnatamente un partito comunista, sono ancora utili nell’attuale fase politico sociale? Viviamo in un nuovo contesto di pericolo di terza guerra mondiale, rischio che l’Europa prende in considerazione e nell’indifferenza sostanziale alla tragedia che si sta compiendo a Gaza con il genocidio del popolo Palestinese per mano di Israele che attacca e non riconosce le Risoluzioni ONU. Tutto è tollerato se amici dell’occidente, nessuna diplomazia è messa in atto. Assistiamo da tempo al ridisegnarsi di un nuovo ordine mondiale in cui cambiano gli equilibri geopolitici e gli USA non sono più l’unico polo economico e politico, ma in Europa e in Italia in particolare, viene completamente ignorato il fatto che i paesi dei BRICS siano già a oggi rappresentano più del 51% del pil mondiale. Il capitalismo maturo ha fatto della guerra il suo elemento costituente per una geopolitica multipolare intesa da destra che comporta trasformazioni profonde della società e dei suoi valori fondanti come li abbiamo conosciuti con la mondializzazione che ha caratterizzato il ‘900. Assistiamo ad una democrazia sempre più autoritaria, la precarizzazione della vita delle persone sempre più in balia dell’ incertezza economica, sociale e politica : una economia militare che si basa sulla distruzione dello stato sociale e della garanzia dei diritti fondamentali delle persone. La proposta di Re Arm Europe è la cartina di tornasole di una Europa in crisi : deroga al pareggio di bilancio (che ha imposto tagli dolorosi allo stato sociale), al divieto di aiuti statali all’industria per avallare la crescita del debito pubblico per investimenti di bilancio per lo sviluppo dell’ l’industria militare. Una economia militare che trova il suo finanziamento nella rapina dello stato sociale, fin alla distruzione della esigibilità dei diritti fondamentali delle persone come Sanità, Scuola, Casa e Lavoro: un futuro di allargamento del divario della forbice sociale e della crescita di famiglie sotto la soglia di povertà. Siamo in una fase di conservazione o in una fase con tratti rivoluzionari? Sicuramente rivoluzionaria, ma nel senso che stiamo subendo l’offensiva dei nostri avversari e l’affermazione delle destre economiche e di nuove forme di autoritarismo. La fine della fase di globalizzazione per come l’abbiamo intesa dagli anni 90 – con due cardini nella cosiddetta “fine della storia” e nel governo della globalizzazione stessa da parte di classi dirigenti politiche che – con l’obiettivo di sconfiggere il conflitto di classe – si esprime con una totale vittoria dell’economia finanziario-speculativa e nella scelta di una forma oligarchica per la gestione del potere reale rispetto alla politica novecentesca. Dunque l’opzione di una politica “fiancheggiatrice” dell’unico mondo ritenuto possibile, una politica dal pensiero debole e concorde sulle ricette di fondo. Uno scenario che ha avuto negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi, una evidente accelerazione con la guerra e con la conseguente economia di guerra, come elementi costituenti, ovvero la cosiddetta terza guerra mondiale a pezzi – per riprendere una azzeccata espressione di papa Francesco – e l’attacco/radicale rimessa in discussione delle forme di democrazia compiuta, di partecipazione attiva dal basso e di espressione della volontà popolare, delle conquiste e delle lotte del movimento operaio del novecento. Siamo di fronte in occidente alla vittoria del capitale ancorché in crisi e che vede drammaticamente crescere le forze sovraniste della destra, mentre non vi è stata e non vi è una resistenza e opposizione tale da poter costituire il nucleo di una alternativa praticabile.
In uno scenario di questo tipo la presenza di un partito comunista non è solo utile ma addirittura necessaria. La pre-condizione di questa presenza utile è un partito che abbia una organizzazione tesa al radicamento sociale e all’efficacia politica . Tutto questo è necessario per uscire dall’isolamento, costruire l’opposizione di massa, battere le destre economiche, politiche e sociali e i conseguenti blocchi di potere variamente collocati elettoralmente, valorizzare il ruolo del Partito in un movimento di rilancio delle ragioni popolari e della lotta di classe. Il congresso regionale propone quindi i propri punti di intervento politico impegnandosi per il rilancio del partito: a tal scopo sarà utile un pieno coinvolgimento/collaborazione delle due opzioni congressuali. Questa proposta di partecipazione collegiale vale per la segreteria regionale, considerato che molte sono le analisi e i punti che condividiamo. Questo ci consente di guardare in avanti proprio con gli obbiettivi di rilancio del partito, del suo radicamento, per valorizzare utilità politica e sociale. Il PRC è una forza genuinamente comunista, ecologista e femminista, ancora oggi il punto politico e organizzativo più alto dell’area comunista in Italia che può ri/diventare punto di aggregazione di una sinistra antiliberista e anticapitalista e comunista di un polo di sinistra alternativo al sistema di potere in larga parte liberista, che sta gestendo la toscana indirizzandola verso una omogeneità di cultura borghese e affaristica. Di fronte alla riduzione degli spazi di partecipazione democratica, all’attacco alle conquiste sociali spinta fino alle sue estreme conseguenze a danno dei più deboli, all’economia di guerra divoratrice di risorse pubbliche, alle crescenti disuguaglianze sociali, alla crescita del non voto di chi sta in fondo alla piramide sociale, è necessario ed urgente dare un contributo politico, sociale ed anche elettorale, di collaborazione fra diversi, in tutti gli ambiti. Per fare questo proponiamo : ● di migliorare l’organizzazione del partito in Toscana ● ridefinire meglio compiti e priorità del Comitato Regionale ● migliorare il rapporto tra Regionale e Federazioni ● costruire un gruppo dirigente diffuso e rinnovato Sia nel merito che nel metodo vanno individuate con chiarezza le priorità d’azione per stimolare ed estendere la crescita della coscienza politica. Abbiamo bisogno di non concentrarsi solamente sui momenti elettorali, ma di costruire strumenti permanenti di radicamento sociale ed elaborazione politica con la partecipazione di tutti e tutte per valorizzare la militanza e la comunità di appartenenza. È necessario che il partito recuperi capacità di azione politica : dallo sviluppo delle pratiche di conflitto, alla presenza nell’associazionismo, nelle associazioni di massa, nei sindacati e alla creazione di strumenti per una migliore incisività nella società. Il partito si impegna nella campagne di radicamento e costruzione del conflitto a partire da : ● sostegno ai 5 referendum dell’8 e 9 giugno 2025 ● costruire la resistenza militante e la promozione della formazione politica allagata: costruzione sportelli casa, sportelli della salute per contrastare lo smantellamento dei servizi pubblici essenziali e l’annullamento dei diritti fondamentali ● campagna di solidarietà per la Palestina con impegno attivo anche di sostegno alla popolazione di Gaza ● adesione a campagna no basi (base militare Tuscania e Gis, Headquarters multinational division south e Caserma Predieri) rilanciare smantellamento di Camp Derby impegno del partito tutto con iniziative specifiche contro la guerra e l’economia militare ● adesione alla raccolta firme per referendum regionale su annullamento accorpamento in tre asl creazione sportelli della salute ● campagna di promozione del reddito regionale finalizzato all’obiettivo di reindustrializzazione della nostra Regione a cominciare da politiche attive di sostegno al lavoro e al welfare. Campagna che tenga conto dell’esperienza e delle proposte di riconversione dei lavoratori della GKN e della campagna Insorgiamo ● promozione di forme e azioni di disobbedienza civile ● impegno a promuovere e sostenere lotte ambientali nei territori con tutti quei soggetti plurali in esse coinvolti Per poter rispondere ai bisogni oggi sempre più negati – anche in Toscana – dalle politiche liberiste (diritti al lavoro, casa, sanità, tutela del territorio, soprattutto nell’attuale fase di emergenza climatica), bisogni sempre più attraversati dalla contraddizione di genere, è necessario sapere coinvolgere soggetti e associazioni nelle nostre battaglie politiche e sociali, promuovere iniziative e azioni politiche, non solo collaborare ai pochi movimenti presenti. Occorre sviluppare approfondimento politico e culturale, che superi settarismi e minoritarismi e sappia interloquire e collaborare con movimenti e associazioni per battaglie comuni a partire dai soggetti con cui abbiamo costruito le alleanze elettorali alle comunali, così come con forze politiche impegnate nella costruzione dell’alternativa. L’obiettivo è costruire insieme a noi una alternativa politica a cominciare dal promuovere pratiche unitarie con tutti quei soggetti che nella società fanno opposizione alle politiche antipopolari di governo sia regionale che nazionale . Prioritario in questo momento è il fondamentale passaggio dei referendum del prossimo giugno. È necessario a tal proposito che il partito partecipi e promuova o costituisca, laddove non ve ne siano, i comitati unitari. Vanno individuate le scelte e gli impegni di medio periodo, al fine di proporre una forza alternativa della società riconoscibile con obiettivi di fase delineati e praticabili. Le scelte di governo – sempre più a scala regionale – chiedono una risposta che deve essere costruita con la partecipazione delle federazioni, dei territori e delle aree omogenee. Per fare questo, è necessario un coinvolgimento diffuso e permanente di tutte le federazioni della regione e . costruire nel cpr un gruppo dirigente allargato con responsabilità definite, e sperimentando a tale scopo le forme organizzative piu’ funzionali per avvicinarlo ai territori rilanciare gruppi di lavoro anche per obiettivi specifici e se necessario delimitati nel tempo convocare almeno una volta al mese, in modo programmato e permanente, i segretari di federazione e i responsabili dei gruppi di lavoro, con la segreteria regionale per individuare e condividere le priorità politiche e programmatiche e per la verifica del lavoro svolto. Solo così e con strumenti nuovi su cui dovremo mettere mano (come ad esempio la creazione di un’associazione collaterale al partito che ci possa permettere di entrare in ambiti che al momento ci escludono) possiamo provare a rilanciare il partito.
Possiamo così tentare di costruire una nostra collocazione a livello elettorale, che sia alternativa alle politiche di destra e del centrosinistra caratterizzate dall’impostazione liberista. D’altra parte è anche vero che non possiamo non confrontarci con l’analisi dell’architrave centrale del potere politico in questa regione: quel PD che è un sistema di potere articolato, diffuso, pervicace e manipolatore nei confronti di tanto “popolo di sinistra”. In Toscana il sistema di potere e la sua modalità di gestione è sempre lo stesso e tale si propone di continuare ad essere – al di là del nome del candidato del centro sinistra a presidente come ventilato sulla stampa –. Se da un lato è evidente come lo stesso PD, per giunta con forte impronta renziana, si sia trasformato in una formazione liberale e liberista, dall’altro sappiamo che non è privo di contraddizioni. Sappiamo bene che in questa regione ha costruito sistemi di potere inossidabili in cui spadroneggia e si è reso protagonista di scelte dichiaratamente liberiste nella gestione dei servizi pubblici e nella realizzazione di opere che stravolgono l’ambiente . Ci troviamo oggi in una Toscana ove sta franando il sistema sanitario regionale, il numero di incidenti sul lavoro nel 2024 è diventato il triplo rispetto a una regione come la Lombardia, il dato del P.I.L. toscano è sempre più spostato sulla rendita e sul settore del turismo mordi e fuggi (oggi pericolosamente in espansione in tutta la regione. noi ovviamente non siamo a favore di una Disneyland spalmata su tutta la regione) ed è notoriamente un settore che non porta posti di lavoro stabili ma solo precariato e stagionalità, insomma una Toscana ove la deindustrializzazione, la crisi dei settori produttivi, manifstturiero e agricolo, non ha avuto risposte soddisfacenti (l’esempio della lotta del collettivo della EX-GKN è in questo un esempio unico di risposta e resistenza del basso) ma anzi ha visto nel tempo aumentare la precarietà del lavoro e quindi di vita peggiorando complessivamente la qualità dell’esistenza di ampie fasce della popolazione seguendo esattamente anche qui quel processo di proletarizzazione e complessivo impoverimento che la globalizzazione neoliberista ha prodotto a livello globale. In questo contesto, il PRC toscano si impegna a promuovere lavoro politico ed alleanze elettorali con tutti i soggetti e le forze politiche disposte a costituire un polo di sinistra alternativo a questo sistema di potere e antagonista alla destra. Ciò con particolare attenzione alle ragioni e ai soggetti della piazza dello scorso 5 aprile a Roma. Come comunisti ci impegniamo a costruire una alternativa di sinistra e antiliberista, anche con quelle forze con cui spesso, in varie realtà locali abbiamo costruito esperienze politico-elettorali vincenti alle ultime tornate amministrative in Toscana. Pace, Sanità, Sociale, Lavoro, Ambiente, Scuola, siano collante per proposte aperte ai movimenti e alle forze politiche disposte non solo a pensare ma anche a organizzare una idea di Toscana Felix per chi la vive, per chi ci lavora, per chi la vuole preservare : una idea di Toscana che coniughi la sostenibilità sociale alla sostenibilità ambientale e alla solidarietà sociale .
Il congresso del prc toscano, nella peculiare tradizione del nostro partito in Toscana, propone che tutto questo si faccia con una segreteria regionale che abbia al proprio interno la rappresentanza delle sensibilità congressuali, delle competenze e rispettosa della rappresentanza di genere, nonché un CPR valorizzato con un più efficace rapporto dialettico fra regionale e federazioni territoriali, pur nel rispetto della legittima autonomia dei livelli del partito. XII CONGRESSO – FIRENZE 18.5.2025
Domani approderà alla camera il DL Sicurezza per la sua conversione in Legge.
Come PRC, segreteria della Toscana riteniamo gravissimo e liberticida questo atto e vorremo che questo evento non passasse in sordina ma avesse la più ampia informazione mediatica.
Auspichiamo che i gruppi parlamentari di opposizione mettano in atto tutte le azioni a loro possibili per fare in modo che questa conversione in legge non avvenga; ne andrebbe della tenuta democratica del nostro paese.
Questo DL, sottoscritto in via d’urgenza, urgenza peraltro non esistente, dal Presidente della repubblica, ha bypassato l’iter parlamentare che aveva come Disegno Di Legge, iter che dovrebbero seguire democraticamente tutte le leggi nel nostro paese.
E’ un decreto che in particolare modo intende minare la libertà di espressione e manifestazione, vuole rendere “speciali” e quindi quasi al di sopra della legge alcune categorie di persone, come polizia e militari in servizio, a discapito di altre, come gli immigrati, i carcerati (si vuol penalizzare anche la resistenza pacifica e passiva), i senza fissa dimora, ecc, e in particolare modo ambientalist* e manifestanti, che dissentono una linea politica. Con pene maggiori se con questo dissentire si impedisce il normale iter di avanzamento dei lavori per i trasporti (ci viene da pensare ai lavori per la TAV o per il ponte sullo stretto di Messina), o per gli impianti energetici industriali (ci viene da pensare allo scempio di paesaggio di ambiente e di biodiversità che anche in toscana si vuol fare ad esempio per gli impianti eolici industriali). E questo in un paese democratico non può essere permesso!
Con questo decreto poi si colpisce anche il sistema economico della canapa light nel quale molte persone hanno investito costruendo la propria sussistenza economica, rendendolo illegale. E ci domandiamo: cosa c’è di sicuro nel mandare in crisi economica questa piccola imprenditoria?
Non possiamo stare in silenzio e lasciare che tutto proceda, e ci auspichiamo che lo facciano anche le forze parlamentari che ad oggi, sono in opposizione!
Per la segreteria regionale prc toscana
la co-segretaria e il co-segretario Tatiana Bertini e Leonardo Becheri
Segnaliamo l’ iniziativa, organizzata dal Circolo di Rifondazione Firenze Est-Coverciano, che si terrà giovedì 29 maggio alle ore 18:00 presso il Circolo ARCI Andreoni, in via Andrea D’Orso 8.
Dmitrij Palagi (consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune e dirigente di Rifondazione Comunista) presenterà il libro “L’Europa di Gramsci” di Lelio La Porta e Francesco Merola (edizioni Bordeaux, 2023).
A seguire, presentazione del libro “Per un Pasolini relazionale e gramsciano” (edizioni Aracne, 2021) alla presenza dell’autore Augusto Mariani.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.