A fronte del genocidio, della politica segregazionista prima e di strage adesso, della sistematica violazione del diritto Umano, Internazionale perpetrato dall’Entità Sionista, a fronte dell’indifferenza dell’Europa guerrafondaia e dell’ipocrita solidarietà tardiva di chi vota per la Guerra e non ha neanche il coraggio di chiamare il genocidio in atto col suo vero nome PARTECIPIAMO all’iniziativa “Tenda per la Palestina”, tutti i giorni dall’ 11/06/2025 in P.zza Duomo ( lato abside) per una solidarietà militante verso il Popolo Palestinese
Come componenti della segreteria regionale toscana di Rifondazione Comunista abbiamo inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Giani e al Presidente del Consiglio Regionale Mazzeo per chiedere urgentemente che la Regione prenda posizione chiedendo al governo di non rinnovare gli accordi militari con Israele che, se non disconosciuti, si rinnoveranno automaticamente il prossimo 8 giugno. Inoltre perché la Regione Toscana – come già fatto la Puglia ed Emilia Romagna – interrompa ogni collaborazione istituzionale con Israele. Di seguito il testo della lettera:
Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e al Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo
Egregio presidente della Regione Toscana
Egregio presidente del Consiglio Regionale della Toscana
La Toscana è stata la prima al mondo ad abolire la pena di morte, è terra di pace e di accoglienza da sempre, è la regione del Social Forum del 2002 e di molto altro. Come toscane e toscani siamo chiamate e chiamati, senza distinzione di colore politico, a contribuire a fermare lo sterminio di un intero popolo in corso a Gaza. E abbiamo un modo molto concreto per farlo. Da molti anni l’Italia ha firmato un memorandum d’Intesa militare con Israele che viene tacitamente rinnovato ogni 5 anni. La prossima scadenza in cui è possibile interrompere la validità di questo memorandum è il prossimo 8 giugno. Occorre quindi far sentire la voce anche delle istituzioni toscane il più possibile, per far sì che il governo nazionale, che è il terzo fornitore nel mondo di materiale militare al governo israeliano, sia portato a disdire questo memorandum.
Questo accordo militare con Israele consente lo scambio di tecnologie, brevetti, software e informazioni riservate, coperto da segreto militare.
La situazione è quella che tutti conosciamo: il popolo palestinese è vittima di un genocidio operato dallo stato israeliano nella striscia di Gaza. Dopo aver distrutto con azioni militari le condizioni di vita nella striscia di Gaza, adesso lo Stato israeliano sta quotidianamente assassinando la popolazione – a partire dai più deboli e dai bambini – condannandoli alla morte per fame e per sete. Questo genocidio, che prosegue giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, è dichiaratamente intrecciato alla volontà di deportazione della popolazione
La Corte Internazionale di Giustizia (luglio 2024) ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati, ha riconosciuto in via provvisoria plausibile che a Gaza sia in corso un genocidio e la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto (novembre 2024) contro Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità.
La Corte Internazionale ha stabilito che tutti gli Stati hanno il dovere di non prestare aiuto ad atti contrari al diritto internazionale e alla dignità umana. In questo contesto l’azione del governo italiano, che continua a collaborare anche sul piano militare con il governo israeliano, viola apertamente la Costituzione (in particolare gli articoli 10, 11 e 117) e i principi del diritto internazionale, che impongono agli Stati di non contribuire, in alcun modo, al mantenimento di situazioni illegali come l’occupazione militare e la colonizzazione israeliana.
L’Italia è quindi a tutti gli effetti complice del genocidio che lo Stato israeliano sta attuando a Gaza. E’ ora di dire basta. Un gruppo di giuristi ha meritoriamente inviato al governo una diffida formale affinché si fermi questo rinnovo, ritenuto incostituzionale e contrario ai trattati internazionali.
Peacelink ha meritoriamente promosso una campagna di mail bombing nei confronti dei deputati e dei senatori della Repubblica affinché chiedano al governo di interrompere questo memorandum. Vi chiediamo quindi di aderire a questa campagna o comunque di dichiararvi concordi sui contenuti e nel contempo di porre in essere la massima mobilitazione istituzionale per costringere il governo italiano a interrompere il memorandum di collaborazione militare. Inoltre, come hanno già fatto, quando scriviamo, le Regioni Emilia Romagna e Puglia, la invitiamo a chiedere a tutte le strutture regionali di interrompere ogni tipo di collaborazione con Israele. Facciamo sentire la nostra voce, in ogni modo possibile, nelle forme più visibili possibili. Restiamo umani! La Toscana in questa richiesta di umanità e civiltà deve dare un segnale all’ altezza della sua storia, non può voltarsi dall’ altra parte.
Un nuovo sondaggio condotto dalla Pennsylvania State University e rilanciato dal quotidiano israeliano Haaretz rivela un dato allarmante: l’82% degli ebrei israeliani è favorevole alla deportazione dei palestinesi di Gaza. L’indagine, realizzata nel marzo scorso intervistando un campione di 1.005 persone, mette in luce una crescente radicalizzazione dell’opinione pubblica israeliana nei confronti della popolazione palestinese, in un clima politico e sociale già fortemente teso a causa del massacro in corso nella Striscia.
Ma i dati non si fermano qui. Il 47% degli intervistati ha risposto affermativamente alla domanda se l’esercito israeliano, nel conquistare una città nemica, debba agire come gli Israeliti nella conquista biblica di Gerico, “uccidendo tutti i suoi abitanti”. Il riferimento è a un episodio dell’Antico Testamento narrato nel Libro di Giosuè, capitoli 2–6. Secondo il racconto biblico, quella di Gerico fu la prima grande vittoria degli Israeliti nella loro campagna per conquistare la Terra Promessa, dopo l’esodo dall’Egitto e i 40 anni nel deserto.
Un consenso trasversale e presente anche tra i laici Il sondaggio ha inoltre mostrato che il sostegno all’espulsione dei palestinesi da Gaza non è limitato ai settori più religiosi della società israeliana. Circa il 70% degli ebrei laici – spesso considerati moderati o liberali – si dichiara favorevole alla deportazione. Tra i gruppi religiosi, il sostegno supera il 90% tra Masortim (tradizionalisti), religiosi e ultraortodossi.
L’orientamento radicale si estende anche ai cittadini palestinesi di Israele: il 56% degli ebrei israeliani intervistati sostiene l’espulsione anche di questi. Tra i laici, il 38% si dice d’accordo con la rimozione dei palestinesi israeliani dal Paese.
Religione e guerra: la retorica dell’”Amalek” Sempre secondo lo studio della Pennsylvania State University, il 65% degli ebrei israeliani ritiene che esista un nemico moderno equivalente all’Amalek biblico (archetipo del nemico assoluto di Israele), la popolazione che la tradizione ebraica comanda di “sterminare senza lasciare memoria”. Di questi, il 93% crede che tale comandamento sia ancora valido oggi. Questo tipo di linguaggio, sempre più presente anche nei discorsi dei leader israeliani, è stato usato dallo stesso premier Benjamin Netanyahu, che ha incitato i soldati ad “agire contro Amalek” dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Gli accademici: “Una radicalizzazione coltivata da decenni“ Secondo gli studiosi Shay Hazkani (Università del Maryland) e Tamir Sorek (Penn State University), citati da Middle East Eye, il sostegno massiccio a misure estreme non può essere attribuito solo al trauma del 7 ottobre. “Il massacro ha semplicemente scatenato demoni coltivati per decenni – scrivono – attraverso i media, il sistema giudiziario e l’istruzione“. I dati del sondaggio evidenziano anche la forte influenza dell’ambiente militare e culturale: solo il 9% degli uomini ebrei sotto i 40 anni – fascia che comprende la maggior parte dei soldati – si oppone in modo netto alle idee di deportazione dei gazawi.
Quali sono le aziende e i prodotti da boicottare in Italia?
Guida aggiornata di BDS Italia al boicottaggio mirato contro le complicità con Israele
Il movimento BDS ha definito gli obiettivi di boicottaggio e di pressione a livello internazionale contro aziende complici del genocidio e del sistema israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid e contro i prodotti israeliani in una guida, che vi invitiamo a consultare. Tuttavia, non tutte le aziende incluse nella guida del movimento BDS internazionale sono presenti in Italia. Quindi BDS Italia ha definito specifici obiettivi di boicottaggio da parte dei consumatori che includono aziende complici e prodotti israeliani presenti nel nostro paese che trovate elencati qui sotto.
Gli obiettivi di boicottaggio di BDS Italia sono riassunti in questo volantino che vi invitiamo a scaricare e diffondere.
L’elenco di aziende e prodotti da boicottare è in continuo aggiornamento: nuove campagne vengono avviate contro aziende complici dei crimini di Israele, mentre altre vengono sospese nel caso di vittoria (vedi per esempio quella contro Puma che non ha rinnovato la sua partnership con la Israeli Football Association).
Il movimento BDS accoglie con favore tutti i boicottaggi di qualsiasi società complice dell’apartheid israeliana e del genocidio israeliano dei palestinesi a Gaza. Ma le liste con centinaia di marchi che girano sui social media non sono molto utili perché così si rischia di disperdere le forze e di non ottenere risultati. La questione è come rendere i boicottaggi più efficaci e avere un maggiore impatto per fare in modo che le aziende complici rispondano della loro complicità nell’oppressione dei palestinesi.
Il movimento BDS utilizza il metodo storicamente vincente dei boicottaggi mirati, concentrando strategicamente l’azione su un numero relativamente ridotto di aziende e prodotti accuratamente selezionati per ottenere il massimo impatto. Sono aziende che giocano un ruolo chiaro e diretto nei crimini di Israele contro i palestinesi, così come nella violazione dei diritti di altri popoli e comunità, e rispetto alle quali c’è una reale possibilità di vittoria. Ogni vittoria del movimento BDS contro un’azienda complice è un monito a tutte le altre.
Il movimento BDS colpisce la complicità, non l’identità. Quando si tratta di aziende israeliane, non essere complici significa non essere coinvolti nell’occupazione militare, nell’apartheid o nel colonialismo d’insediamento di Israele e riconoscere pubblicamente i diritti dei palestinesi ai sensi del diritto internazionale, in primo luogo il diritto al ritorno dei rifugiati in conformità con la risoluzione 194 delle Nazioni Unite. Per quanto ne sappiamo, non esistono aziende israeliane che soddisfino queste condizioni.
Tutte le società internazionali i cui affari con Israele contribuiscono al genocidio, all’apartheid, alla colonizzazione o all’occupazione illegale potrebbero essere complici di gravi violazioni del diritto internazionale e quindi i loro dirigenti e membri del loro consiglio di amministrazione essere ritenuti responsabili. Ciò è particolarmente vero alla luce del parere della Corte internazionale di giustizia di gennaio 2024 sul fatto che Israele sta plausibilmente perpetrando un genocidio a Gaza, nonché del parere consultivo giuridicamente vincolante del 19 luglio che afferma che l’occupazione e il sistema di apartheid di Israele sono illegali.
Di seguito sono elencate le aziende e i prodotti principali obiettivi di boicottaggio dei consumatori in Italia.
OBIETTIVI PRIORITARI DI BOICOTTAGGIO DI BDS ITALIA
Boicotta Carrefour
Carrefour è complice del genocidio. Carrefour-Israele ha sostenuto i soldati israeliani che partecipano al genocidio dei palestinesi a Gaza con doni di pacchi personali, mentre Carrefour Francia ha taciuto su questo fatto. Nel 2022, Carrefour ha stretto una partnership con la società israeliana Electra Consumer Products e la sua controllata Yenot Bitan, entrambi coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani contro il popolo palestinese, traendo profitto dall’occupazione illegale. Le prove dimostrano anche che c’è almeno una filiale a marchio Carrefour in un insediamento illegale nei territori palestinesi occupati. Carrefour ha anche ricevuto prestiti da quattro grandi banche israeliane complici e ha stabilito una partnership partnership con sei start-up israeliane complici ad alta tecnologia che si occupano di intelligenza artificiale, sicurezza informatica e altro. Nel 2024, la campagna di boicottaggio, che ha portato alla chiusura dell’intera attività di Carrefour in Giordania e Oman, ha contribuito al crollo drastico dei i profitti netti di Carrefour (meno 50% rispetto al 2023).
Teva è un’azienda farmaceutica israeliana e uno dei maggiori produttori di farmaci generici al mondo. Teva sostiene il genocidio in atto per mano di Israele dall’ottobre 2023, ma ha anche beneficiato per decenni dell’occupazione illegale delle terre palestinesi da parte di Israele, permettendo all’azienda di sfruttare illegalmente il mercato palestinese. Farmaci generici alternativi sono ora molto più disponibili che in passato nella maggior parte dei paesi.
Hewlett Packard (HP), che comprende Hewlett Packard Enterprise (HPE) e HP Inc., è un importante sostenitore dell’occupazione israeliana. Attraverso le sue collaborazioni con il Governo, l’esercito, le prigioni e la polizia israeliani, HP fornisce un supporto tecnologico e logistico fondamentale che permette i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, come la costruzione di insediamenti illegali e l’apartheid nei territori palestinesi occupati. HPE sostiene l’Autorità israeliana per la popolazione e l’immigrazione, un pilastro del sistema di apartheid, fornendo tecnologia per le sue banche dati e sistemi informatici. HP Inc (USA) fornisce servizi agli uffici dei leader del genocidio, il premier israeliano Netanyahu e il ministro delle Finanze Smotrich.
DELL
Dell Technologies fornisce server, servizi di manutenzione e attrezzature legati alle forze armate israeliane nell’ambito di un contratto da 150 milioni di dollari per il 2023, finanziato dagli aiuti esteri degli Stati Uniti. Dell è impegnata nella continua pulizia etnica di Israele nei confronti dei palestinesi indigeni, con attività di ricerca e sviluppo nel parco cibernetico nazionale di Israele che cerca di rafforzare gli insediamenti illegali nel Naqab (Negev), sfollando le comunità beduine palestinesi. Un mese dopo l’inizio del genocidio israeliano di Gaza, il fondatore e amministratore delegato Michael Dell ha donatoa Israele azioni per 350 milioni di dollari, consolidando ulteriormente la partnership genocida tra Israele e Dell Technologies.
Intel
Nel dicembre 2023, durante il genocidio per mano di Israele a Gaza, Intel ha annunciato che avrebbe investito 25 miliardi di dollari nell’Israele dell’apartheid. Nel giugno 2024, a seguito di prolungate pressioni del BDS, e in risposta soprattutto al rischio finanziario di investire in una #ShutDownNation, il gigante tecnologico ha abbandonato il progetto, secondo i media finanziari israeliani. Per decenni, Intel è stato il più grande investitore internazionale nell’Israele dell’apartheid. Il suo impianto di “Kiryat Gat” è costruito su un terreno all’interno dei confini del villaggio palestinese di Iraq al Manshiya, ripulito etnicamente, raso al suolo e poi sostituito dall’attuale insediamento israeliano. Intel rimane profondamente complice nel fornire risorse di guerra genocida di Israele, pertanto non comprate computer e altri apparati informatici con processori Intel.
Microsoft
Microsoft è forse l’azienda tecnologica più complice dell’occupazione illegale di Israele, del regime di apartheid e del genocidio in corso contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza. Oltre a fornire servizi informatici al sistema carcerario, Microsoft fornisce all’esercito israeliano servizi cloud e AI di Azure che sono cruciali per potenziare e accelerare la guerra genocida di Israele . Gli ampi legami di Microsoft con l’esercito israeliano sono rivelati nelle indagini del Guardian con la pubblicazione israelo-palestinese +972 Magazine. In risposta alla complicità di Microsoft nell’apartheid e nel genocidio israeliano contro i palestinesi, i lavoratori di Microsoft hanno lanciato No Azure for Apartheid, una campagna guidata dai lavoratori stessi che chiede la fine della complicità di Microsoft in gravi violazioni dei diritti umani.
Siemens
Siemens (Germania) è il principale appaltatore dell’Interconnettore Euro-Asia, un cavo elettrico sottomarino Israele-UE progettato per collegare all’Europa le colonie illegali di Israele nei territori palestinesi occupati.In questo modo Siemens sostiene l’occupazione israeliana. Gli elettrodomestici a marchio Siemens sono venduti in tutto il mondo.
AXA
Il gigante assicurativo AXA (Francia) detiene 150,43 milioni di dollari in azioni e obbligazioni di undici società che hanno inviato armi in Israele durante il genocidio contro i palestinesi a Gaza, tra cui Boeing e General Dynamics. Le armi di entrambe le aziende erano direttamente collegate agli attacchi israeliani contro Gaza, agli omicidi di massa, come il bombardamento del campo profughi di Tel al-Sultan a Rafah, il 26 maggio, e il bombardamento del 10 settembre contro i palestinesi che si rifugiavano ad al-Mawasi, che Israele aveva designato come “zona sicura”.
SodaStream
SodaStream è un’azienda israeliana che èattivamente complice della politica israeliana di sfollamento dei cittadini beduini-palestinesi indigeni dell’attuale Israele nel Naqab (Negev) e ha una lunga storia di discriminazione razziale nei confronti dei lavoratori palestinesi.
RE/MAX
RE/MAX (USA) commercializza e vende proprietà nelle colonie israeliane illegali costruite su terre palestinesi rubate, consentendo così la colonizzazione di Israele della Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est.
Disney+
La Disney e la sua filiale Marvel sono complici nel glorificare il regime israeliano di genocidio e apartheid contro i palestinesi indigeni. Captain America: Brave New World della Marvel e della Disney hanno come protagoniste rispettivamente Shira Haas e Gal Gadot, che hanno consapevolmente e inconfutabilmente assunto il ruolo di ambasciatrici culturali di Israele, rappresentando direttamente la propaganda del Israele genocida. Per Capitan America, Marvel e Disney fanno rivivere il personaggio razzista di Ruth Bat-Seraph, la cui storia decennale include il fatto di lavorare per il Mossad. Disney+ è quindi chiaramente coinvolto nel permettere il genocidio di Israele disumanizzando i palestinesi. Annullate o non sottoscrivete l’abbonamento a Disney+!
Reebok
Dopo il ritiro di Puma e dell’italiana Erreà grazie alla campagna BDS, Reebok è diventato il nuovo sponsor ufficiale dell’Israel Football Association, che include nei suoi campionati ufficiali squadre delle colonie illegali nei territori palestinesi occupati e sostiene il loro mantenimento, contraddicendo il diritto internazionale e il regolamento della FIFA.
McDonalds
L’affiliato israeliano del marchio ha donato pasti e bevande al personale militare israeliano impegnato nel genocidio contro i palestinesi a Gaza e ha promosso questa forma estremamente provocatoria e razzista di complicità sui lsuo canali social media.
Coca Cola
Coca-Cola Israele gestisce un centro di distribuzione e di refrigerazione regionale nella colonia illegale di Atarot. Inoltre, la sua filiale, Tabor Winery, produce vini provenienti da uve provenienti da vigneti situati su terreni occupati nelle colonie illegali in Cisgiordania e nel Golan siriano. I soldati israeliani che partecipano al genocidio in corso sono stati spesso fotografati con lattine di Coca-Cola, donati loro da vari gruppi che consentono il genocidio. Alternative locali stanno spuntando in tutto il mondo per sostituire Coca-Cola.
Prodotti alimentari israeliani
L’agricoltura israeliana ha sempre giocato un ruolo importante nella colonizzazione della Palestina, sottraendo terra, acqua e altre risorse alle popolazioni indigene e distruggendo l’agricoltura palestinese. Oltre a far parte di un commercio che alimenta l’economia di un sistema di apartheid coloniale, prodotti agricoli (come avocado, datteri, arachidi, melagrane, agrumi, ecc.) e vini israeliani, provengono spesso da colonie illegalisu terre palestinesi rubate, anche se etichettati in modo fuorviante come “Made in Israel”. Le aziende israeliane di esportazione di prodotti agricoli, come Mehadrin, Hadiklaim e Carmel-Agrexco, sono tra i principali beneficiari della distruzione dell’agricoltura palestinese e sono complici dell’occupazione illegale e del regime di apartheid. I prodotti agricoli israleinai vengono commercializzati con questi marchi principali: Carmel, King Salomon, Jordan River, Jordan Plains, Ventura.
Boicottate i prodotti israeliani presenti nei negozi e supermercati dove fate acquisti e chiedete ai rivenditori che vengano rimossi dagli scaffali. Controllate le etichette e se non sono chiare chiedete al responsabile del negozio.
Controlla la spesa con Boycat
Il movimento BDS ha stretto una partnership con Boycat, una piattaforma e una applicazione innovativa per lo shopping etico, al fine di consentire alle persone di partecipare in modo più efficace alle campagne BDS mentre fanno la spesa. Al contrario di altre app disponibili, Boycat classifica le aziende in base al livello del loro coinvolgimento nei crimini di Israele e alle priorità del movimento BDS. Ciò consente di concentrarsi sulle campagne strategiche del movimento BDS, imparando come agire concretamente anche contro altre società complici implicate nel genocidio, nell’apartheid e nell’occupazione illegale di Israele.
Scarica la app e controlla gli acquisti per evitare che sostengano il genocidio e l’oppressione dei palestinesi.
Articolo del compagno Paolo Ferrero pubblicato su Il Fatto Quotidiano.
Il governo israeliano ha approvato nei giorni scorsi il nuovo piano per proseguire il genocidio del popolo palestinese a Gaza, aggravandolo con precise misure finalizzate alla pulizia etnica, cioè allo spostamento della popolazione palestinese da larga parte della striscia di Gaza.
Gaza non solo è stata trasformata in un campo di concentramento a cielo aperto per 2 milioni di persone ma rappresenta un nuovo capitolo della barbarie umana, in cui per uccidere un bambino non si usa nemmeno una pallottola: lo si affama fino a quando muore di stenti e patimenti.
Che il responsabile di questo genocidio sia il governo Netanyahu è sicuro. Altrettanto sicuro è che ridurre tutto il problema – come viene fatto da molte anime belle – ad uno spregiudicato criminale è una operazione completamente ipocrita ed in totale malafede.
Responsabile è uno Stato costruito in modo tale da non essere in grado di fermare questi crimini contro l’umanità. Responsabile è il governo statunitense che arma e sostiene – in piena continuità da Biden a Trump – il governo israeliano. Responsabili sono i governi europei, a partire da quello tedesco e italiano che sono i principali fornitori di armi ad Israele al di fuori degli Usa.
Responsabile il governo italiano in particolare, guidato da Meloni, ha attuato un rovesciamento totale delle politiche che storicamente il nostro paese ha fatto verso il Medio Oriente. Invece di svolgere un ruolo di mediazione Meloni ha assunto una posizione di pieno sostegno del governo israeliano, arrivando addirittura a trasformarsi nella longa manus del Mossad in Italia, incarcerando da oltre un anno Anan Yaeesh, nonostante non abbia compiuto alcun reato nel nostro paese e abbia l’unico torto di essere un militante palestinese attivo nei territori occupati.
Responsabili sono però anche tutti e tutte coloro che non contestano l’ideologia con cui il governo israeliano ha giustificato e giustifica il genocidio del popolo palestinese. Il governo israeliano ha infatti rovesciato completamente l’insegnamento che la Shoah aveva portato a tutto il modo. La barbarie del nazismo, che ha avuto nell’olocausto e nei 7 milioni di morti nei campi di concentramento – in larghissima maggioranza ebrei – ha portato l’umanità intera al suo punto più basso. Quell’orribile crimine, l’aver visto e toccato il fondo del pozzo ha però anche obbligato ad una riflessione che per decenni ha connotato tutta l’umanità ed in particolare quella occidentale nel cui seno era nata e cresciuta l’ideologia nazista. Dalla reazione alla barbarie nazista e all’antisemitismo è scaturito il grido MAI PIÙ PER NESSUNO!
Dal baratro del razzismo, dell’antisemitismo e dell’intolleranza per ogni dissenso politico, è emerso un tabù – contro il nazismo e le pratiche genocide – ed un messaggio universalistico: l’impegno al rispetto di ogni essere umano senza alcuna discriminazione.
Per decenni l’insegnamento derivante dalla reazione all’Olocausto e all’antisemitismo è stato un faro che ha sbarrato la strada sbagliata e nel contempo indicato la direzione giusta. L’insegnamento, la lezione che scaturisce dalla reazione alla barbarie dei campi di concentramento nazisti, da sola, era più che sufficiente ad impedire che il popolo palestinese fosse sottoposto al genocidio che vive oggi quotidianamente. Affinché questo genocidio fosse reso possibile è stato necessario per il governo israeliano e per larghissima parte del sionismo rovesciare completamente l’insegnamento che da 7 milioni di morti era emerso: non più “Mai più per nessuno”, ma invece, “Mai più per noi”. Questo rovesciamento in cui un insegnamento universale e che riguarda tutta l’umanità diventa una una sorta di protezione particolare per la popolazione di uno Stato – da non confondere in alcun modo con il popolo ebraico – è la negazione dell’insegnamento che era scaturito in reazione all’Olocausto.
Non solo. E’ questo “mai più per noi” che Netanyahu utilizza in continuazione per affermare un inesistente stato di emergenza sull’esistenza dello Stato di Israele e per giustificare il genocidio dei palestinesi.
Per questo non basta condannare Netanyahu e le sue azioni, occorre smascherare l’operazione ideologica che il governo israeliano oggi sostiene: l’aver trasformato l’Olocausto in una legittimazione del genocidio del popolo palestinese, distruggendo così l’insegnamento che l’Olocausto aveva portato alla coscienza dell’umanità. Occorre disvelare come lo spostamento attuato dai sionisti dal “Mai più per nessuno”, al “Mai più per noi”, ripiombi l’umanità nel pieno della barbarie in cui i governanti israeliani non solo compiono un genocidio, ma lo compiono privi di sensi di colpa perché l’utilizzare l’olocausto come propria giustificazione apre la strada ad una totale immoralità, all’assenza di limiti: all’assenza di umanità.
Non si potrà mai fermare Netanyahu se non si denuncerà l’uso strumentale dell’Olocausto e il completo stravolgimento del suo insegnamento posto in essere da Netanyahu e dai suoi sostenitori. Boicottare le merci di Israele è necessario, boicottarne le idee ancora di più.
L’assalto genocida degli USA e degli sionisti a Gaza continua, con oltre 100 aerei che hanno lanciato armi di fabbricazione statunitense sui palestinesi in scuole, campi profughi, moschee ed edifici residenziali, con oltre 200 martiri e centinaia di feriti finora. Gli USA e l’entità sionista hanno una responsabilità congiunta e solidale per questo crimine, insieme alle loro altre potenze imperialiste come Germania, Gran Bretagna, Francia, Canada e altre, così come i regimi reazionari arabi complici, ed è da tempo che devono essere ritenuti responsabili.
La resistenza in Palestina, nello Yemen, in Libano e in tutta la regione sta imponendo tale responsabilità, ma è fondamentale che le persone che sopportano il peso delle tonnellate di bombe e armi non ne portino da sole il peso. I palestinesi, e la popolazione della regione nel suo complesso, hanno resistito al genocidio sionista non solo negli ultimi 18 mesi, ma per oltre 77 anni di occupazione sionista e oltre 100 anni di invasione coloniale ed estrazione imperiale.
Fin dall’inizio del cessate il fuoco a Gaza 60 giorni fa, la resistenza palestinese e le organizzazioni responsabili hanno meticolosamente monitorato le ripetute violazioni dell’accordo da parte del regime sionista. Allo stesso tempo, per proteggere il loro popolo, la Resistenza non ha mai violato gli accordi di cessate il fuoco né ha fatto rappresaglie contro i criminali di guerra sionisti. Nelle ultime due settimane, il regime sionista, insieme agli Stati Uniti e alle sue altre potenze imperialiste, ha bloccato completamente l’ingresso degli aiuti a Gaza, non solo le tende, le roulotte e le altre attrezzature richieste dai termini del cessate il fuoco, ma anche i bisogni di base come cibo e altri beni umanitari essenziali.
Siamo molto chiari: l’ondata di deportazioni, arresti, minacce e attacchi da parte del governo fascista degli Stati Uniti – e delle altre potenze imperialiste – è intesa a spianare la strada all’assalto sionista-statunitense a Gaza, Yemen, Libano, Siria, tutta la Palestina occupata e la regione. È intesa deliberatamente a creare terrore di stato e a sedare il movimento a sostegno della liberazione palestinese. Lo stesso vale per le designazioni e i divieti imposti a Samidoun negli Stati Uniti, in Canada e in Germania, e per gli attacchi nei Paesi Bassi, in Belgio, in Francia e altrove: questi sono stati e sono fatti per tenere le persone lontane dalle strade, per minare la solidarietà con la Resistenza e per creare paura e terrore pervasivi imposti dallo Stato.
Tutti questi attacchi, dagli arresti illegali e dalla detenzione politica di studenti che protestavano contro il genocidio, ai raid contro studenti, attivisti e giornalisti britannici, all’imprigionamento di Palestine Actionists per azione diretta, ai divieti su Samidoun, alla “designazione terroristica” delle organizzazioni di resistenza in Palestina, Libano e Yemen, comprese quelle di Hamas, della Jihad islamica palestinese, del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, di Hezbollah e di AnsarAllah, sono, molto semplicemente, un aiuto e un favoreggiamento del genocidio. Non c’è modo di evitare o sconfiggere questi attacchi alterando le nostre richieste di giustizia, rimanendo in silenzio sulla resistenza o consentendo che il nostro movimento venga diviso dalla criminalizzazione; è chiaro che, mentre il regime sionista sgancia le sue bombe su ospedali, bambini e rifugi, l’intero popolo palestinese e tutti coloro che chiedono la liberazione della Palestina vengono presi di mira. Invece di ritirarci di fronte alla repressione, è più urgente che mai che portiamo avanti la nostra organizzazione, chiarezza e, cosa più critica, azione.
Lo scopo di tali attacchi è creare le condizioni per cui la resistenza e il vasto movimento di massa nel nucleo imperiale non rispondano e vengano repressi nel silenzio e nell’inefficacia. Vogliono che il crescente movimento di massa lasci in pace il popolo e la Resistenza in Palestina, nello Yemen, in Libano. Questa non è una coincidenza di tempi, è una strategia di assalto multiforme e controinsurrezione che è sempre stata parte del piano imperialista-sionista.
La Resistenza è in prima linea, difende il popolo della Palestina e l’umanità stessa, rifiutando la sottomissione, il genocidio e l’espropriazione, non solo negli ultimi 18 mesi, ma negli ultimi 76 anni e oltre. I regimi sionisti e imperialisti, nonostante le centinaia di tonnellate di bombe e armi di distruzione di massa scaricate sul popolo della Palestina, del Libano, della Siria e dello Yemen, non sono riusciti a reprimere la Resistenza o a sradicare il popolo, e non porranno fine alla loro umiliazione con un altro genocidio.
Queste bombe e armi del genocidio sono fornite dagli Stati Uniti, dalla Germania, dal Canada, dalla Gran Bretagna e dalle loro altre potenze imperialiste. Sono accompagnate da copertura politica e diplomatica, integrazione economica e tutte le forme di sostegno al progetto coloniale sionista in Palestina. Palestine Action in Gran Bretagna ha mostrato un chiaro esempio di come un embargo sulle armi popolare possa essere imposto, attraverso un’azione diretta al centro del nucleo imperiale. Fondamentalmente, questa è una lotta contro l’imperialismo e il sionismo; il genocidio è al centro del loro progetto, ed è stata la resistenza, dall’Algeria, al Vietnam, alla Palestina, a sradicare questi sanguinosi progetti coloniali.
Questo è il momento di chiarire che la loro repressione, i loro divieti, le loro designazioni e i loro arresti, il loro terrore di stato e la paura imposta, non permetteranno mai loro di farla franca con il genocidio. È il momento di essere più forti, più chiari e più forti che mai. È il momento di stare con la Resistenza, in difesa della Palestina e in difesa dell’umanità. In mezzo alle bombe degli Stati Uniti, milioni di persone sono scese in piazza oggi in tutto lo Yemen per chiarire che la loro macchina da guerra genocida non avrebbe mai soppresso la resistenza e l’umanità yemenita. È fondamentale che il movimento in tutto il nucleo imperiale tragga ispirazione da questo esempio e non faccia di meno. Dobbiamo coltivare una culla popolare internazionale di resistenza che sia conflittuale, forte, resiliente e che miri direttamente a rendere impossibile il loro genocidio.
Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera. Vittoria per la Resistenza, sconfitta per l’imperialismo e il sionismo, liberazione per la Palestina.
Comunicato stampa emesso dall’ufficio stampa governativo con un aggiornamento sulle principali statistiche del genocidio perpetrato dall’occupazione israeliana nella Striscia di Gaza da 470 giorni:
➢ (14.222) dispersi (non sono arrivati negli ospedali fino al 18 gennaio 2025)
➢ (46.960) martiri giunti negli ospedali (Ministero della Salute).
➢ (9.268) massacri commessi dall’occupazione israeliana contro famiglie palestinesi (il Ministero della Salute).
➢ (2.092) famiglie palestinesi annientate dall’occupazione, cancellate dal registro civile (l’uccisione di padre, madre e tutti i membri della famiglia). Numero totale di martiri da queste famiglie è di 5.967 (il Ministero della Salute).
➢ (4.889) famiglie palestinesi annientate dall’occupazione, di cui è rimasto solo un membro. Il numero totale di martiri da queste famiglie supera gli 8.980 (il Ministero della Salute).
➢ (17.861) martiri bambini.
➢ (214) bambini neonati nati e uccisi durante il genocidio.
➢ (808) bambini di meno di un anno di vita uccisi durante il genocidio
➢ (44) martiri a causa di malnutrizione, carenza di cibo e politica di fame.
➢ (8) martiri a causa del freddo intenso nelle tende dei rifugiati, tra cui 7 bambini.
➢ (12.316) donne martiri uccise dall’occupazione israeliana.
➢ (1.155) martiri tra il personale medico (il Ministero della Salute)
➢ (94) martiri della protezione civile uccisi dall’occupazione israeliana.
➢ (205) martiri tra i giornalisti uccisi dall’occupazione israeliana.
➢ (736) martiri tra il personale di sicurezza e per l’assistenza umanitaria uccisi dall’occupazione.
➢ (150) crimini di attacco contro il personale di sicurezza e per l’assistenza umanitaria da parte dell’occupazione.
➢ (7) fosse comuni allestite dall’occupazione all’interno degli ospedali.
➢ (520) martiri recuperati dalle 7 fosse comuni all’interno degli ospedali.
➢ (110.725) feriti e infortunati arrivati negli ospedali (il Ministero della Salute).
➢ (15.000) feriti che necessitano di trattamenti a lungo termine (il Ministero della Salute).
➢ (4.500) casi di amputazione, di cui il 18% sono bambini, secondo il Ministero della Salute.
➢ (70%) delle vittime sono bambini e donne.
➢ (400) feriti tra giornalisti e operatori dei media.
➢ (220) centri di accoglienza e rifugio colpiti dall’occupazione israeliana.
➢ (38.495) bambini vivono senza i loro genitori o senza uno dei due.
➢ (13.901) donne hanno perso il marito durante il genocidio.
➢ (3.500) bambini sono a rischio di morte a causa di malnutrizione e carenza di cibo.
➢ (12.700) feriti necessitano di viaggiare all’estero per ricevere cure.
➢ (12.500) malati di cancro sono a rischio di morte e necessitano di cura.
➢ (3.000) malati con diverse patologie necessitano di trattamenti all’estero.
➢ (2.136.026) casi di malattie infettive a causa degli spostamenti forzati (il Ministero della Salute).
➢ (71.338) casi di infezione da epatite virale a causa degli spostamenti (il Ministero della Salute)
➢ (60.000) donne incinte sono a rischio a causa della mancanza di assistenza sanitaria.
➢ (350.000) pazienti con malattie croniche sono a rischio a causa del blocco israeliano che impedisce l’ingresso di farmaci.
➢ (6.600) persone arrestate dall’occupazione nella Striscia di Gaza dall’inizio del genocidio.
➢ (360) casi di arresto tra il personale sanitario (l’occupazione ha giustiziato 3 medici nelle prigioni).
➢ (48) casi di arresto tra i giornalisti i cui nomi sono noti.
➢ (26) casi di arresto tra i membri della protezione civile.
➢ (2.000.000) sfollati nella Striscia di Gaza.
➢ (110.000) tende danneggiate & inutilizzabili per gli sfollati.
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