Da martedì 4 a domenica 16 novembre 2025, presso il Semiottagono (piazza Madonna della Neve, Firenze), con orari diversi a seconda del giorno, mostra HeART of Gaza, L’arte dei bambini dal cuore di Gaza (maggiori informazioni qui).
Quanto segue è una sintesi di alcuni punti programmatici. La legge regionale non prevede il deposito di un programma e questo rende possibile l’ambiguità delle altre coalizioni, in particolare di quella di centrosinistra, che ha al suo interno tutto e il contrario di tutto, anche su questioni per noi fondamentali. Siamo impegnate e impegnati anche su tante altre tematiche e rimaniamo a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda voleste farci: segreteria@toscanarossa.it.
Toscana Rossa rappresenta la vera novità politica di questa tornata elettorale: l’unica coalizione alternativa a centrosinistra e centrodestra, unite da politiche bipartisan piegate agli interessi del Mercato e delle sue logiche predatorie. Oggi, con l’aggravante di un’escalation guerrafondaia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: lo smantellamento della sanità pubblica e del diritto alla salute, il ricorso sistematico agli appalti che generano precarietà e aumentano la ricattabilità dei lavoratori e delle lavoratrici con salari da fame, il consumo indiscriminato di suolo e la mancata cura del territorio, fino all’assenza di risposte di fronte all’emergenza casa, che ormai colpisce migliaia di famiglie sotto sfratto.
Nessuna ambiguità. Il nostro è un no netto alla guerra, all’aumento delle spese militari, alla militarizzazione dei territori. No alla NATO e al riarmo di un’Unione Europea che vede nell’aumento della spesa militare, nascosto sotto la maschera della difesa comune, la scelta strategica per riconvertire l’economia. Un’Europa che ha imposto il pareggio di bilancio, ma è pronta a finanziare con nuovo debito gli 800 miliardi del piano “ReArm”. Scelte che avranno conseguenze dirette e drammatiche anche in Toscana, perché ogni economia di guerra si alimenta sottraendo risorse a scuola, sanità, casa e servizi. Il silenzio che circonda il genocidio sionista che si sta consumando in Palestina, per brutalità e ferocia, riporta immagini che pensavamo consegnate alla Seconda guerra mondiale. Anche in Ucraina l’Europa non ha cercato alcuna via diplomatica; ha scelto invece la logica delle armi, alimentando lo spettro dell’allargamento del conflitto.
La Toscana non deve essere complice né subordinata a queste logiche belliciste. Oggi più che mai siamo chiamatɜ a costruire un’alternativa radicale a tutte le forze che sostengono la guerra. A partire dalla condanna del genocidio in atto. La Regione deve chiedere con forza al governo di interrompere le forniture di armi a Israele, aderire alla campagna BDS e sospendere ogni collaborazione regionale. La pace non si dichiara, si costruisce. È da questo principio che parte il nostro programma: dalla costruzione concreta di azioni di pace.
La nostra idea di buon governo
La partecipazione è il primo strumento di democrazia e di buon governo. L’astensionismo, oggi in crescita, è il segnale più preoccupante della distanza tra cittadini e istituzioni: per colmarla serve restituire protagonismo alle persone, rivedendo la legge elettorale per tornare al proporzionale e ampliando gli spazi di partecipazione diretta. Riconosciamo il ruolo insostituibile dei comitati, delle associazioni e dei movimenti sociali e ambientali come sentinelle del territorio, e ci impegniamo a istituire un Osservatorio permanente che porti le loro istanze dentro il Consiglio regionale.
La tutela dei servizi pubblici essenziali è una priorità per la vita dei cittadini. È necessario tornare a una gestione interamente pubblica dell’acqua e degli altri servizi fondamentali, superando il modello delle multiutility che concentra potere, privatizza i beni comuni e riduce il controllo democratico. Le promesse legate alla privatizzazione si sono rivelate un fallimento: non hanno migliorato i servizi, ma solo aumentato le indennità degli amministratori. Per questo motivo proponiamo il ritorno alla gestione pubblica, con aziende territorialmente dimensionate per garantire efficienza, trasparenza e partecipazione, evitando il gigantismo e restituendo centralità alle comunità locali.
Lo stesso accade per la sanità pubblica, progressivamente svuotata e indebolita. La riduzione a tre sole ASL ha imposto lunghe distanze e spinto chi può permetterselo verso il privato, mentre cresce la “povertà sanitaria”: liste d’attesa interminabili, rinunce alle cure, disuguaglianze nell’accesso ai servizi. La nostra proposta è chiara: superare l’attuale assetto, interrompere i finanziamenti al privato, potenziare il personale in base ai bisogni reali, azzerare le liste d’attesa e ripristinare la gratuità del trasporto sanitario. La crisi dei Pronto Soccorso e la mancanza di medici di base rendono necessaria un’immediata campagna di assunzioni e aumento degli stipendi, per evitare il rischio di burn out del personale sanitario tutto. Infine, la realizzazione di una rete capillare di presidi sanitari di secondo grado è fondamentale per la sanità territoriale.
I mancati controlli, le violazioni dei contratti nazionali e lavoro precario o nero sono ferite profonde che colpiscono la Toscana. La Regione può e deve avere un ruolo attivo per promuovere il lavoro dignitoso. Per far fronte a precarietà, disoccupazione e sottoccupazione, proponiamo l’istituzione di un salario minimo a 10€/h, la progressiva reinternalizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici esternalizzati e il reddito di cittadinanza regionale.
Vogliamo una transizione giusta, non guidata dai privati e che concili la necessaria decarbonizzazione con la tutela dei territori. Una transizione etica, che metta al centro i bisogni delle categorie più vulnerabili e che allarghi il senso di responsabilità collettiva. Puntare sulle energie rinnovabili significa ridurre le emissioni, abbattere i costi sanitari dell’inquinamento, diminuire le bollette e restituire alle comunità il controllo democratico sulle proprie risorse. Non farlo significherebbe condannare la Toscana ad accrescere disuguaglianze, perdere opportunità occupazionali, subire i ricatti dei mercati e delle guerre per il controllo delle fonti fossili. Per fare questo occorre prima di tutto combattere speculazione e consumismo energetico. La buona notizia è che le soluzioni esistono: a mancare, finora, è stata la volontà politica.
È altrettanto urgente fermare il consumo di suolo e la trasformazione indiscriminata del territorio: immobili dismessi, terreni agricoli e crinali boschivi non devono essere sacrificati a fini speculativi. La nostra proposta punta a rilanciare biodiversità e sovranità alimentare, promuovere l’agricoltura a km zero di qualità, sostenere la commercializzazione dei prodotti locali e favorire la residenza stabile nei paesi in abbandono.
Non si può eludere la questione della casa: il diritto all’abitare è un’urgenza sociale e politica fondamentale. Oltre il 90% degli sfratti eseguiti in Toscana riguarda casi di morosità incolpevole. Le famiglie attendono decenni per un alloggio ERP e i contributi affitto sono quasi scomparsi. La forbice sociale si allarga: le nuove costruzioni non rispondono ai bisogni abitativi reali, concentrandosi su studentati di lusso, B&B e seconde case in centri storici, zone costiere o montane, svuotando i territori dalla residenza permanente. Superare l’emergenza abitativa significa bloccare il cambio di destinazione degli immobili dismessi compatibili con la residenza, pubblici o privati, e recuperarli a edilizia popolare per garantire accesso reale alla casa come diritto fondamentale.
Programma breve
Pace, Lavoro, Salute e Ambiente: quattro priorità per dare nuove fondamenta alla Regione
La Toscana è oggi attraversata da basi militari, arsenali e nuovi progetti di insediamento bellico che consumano risorse pubbliche, devastano i territori ed espongono le comunità a rischi enormi. La nostra regione non può e non deve diventare un avamposto di guerra. Noi scegliamo un’altra strada: quella di una Toscana che rifiuta la logica del riarmo e che investe invece in salute, lavoro, giustizia sociale e ambientale.
Le nostre proposte:
Demilitarizzazione del territorio: chiedere in sede di rapporto con lo Stato l’uscita dell’Italia dalla NATO, il no a nuove basi (come quella da 520 milioni di € per i reparti speciali GIS-Tuscania nel Parco di San Rossore e a Pontedera), la dismissione del Comando NATO di Rovezzano, la chiusura e riconversione ad uso civile della base di Camp Darby, il no al potenziamento delle basi esistenti e il no al transito di armi su strade, ferrovie, attraverso porti e aeroporti. Istituire un gabinetto legale permanente contro la militarizzazione dei territori.
Trasferimento dei finanziamenti previsti per la realizzazione delle basi o del relativo ampliamento, alla Regione Toscana vincolati all’utilizzo a fini sociali e di welfare.
No al piano di riarmo europeo: intervento pubblico della Regione nei tavoli di crisi industriale rifiutando ogni ipotesi di riconversioni bellica.
Introduzione clausola civile per le università e gli enti di ricerca: no all’utilizzo militare del sapere e della ricerca.
Riconversione ecologica e sociale delle aree militari: recuperare le caserme dismesse per edilizia residenziale pubblica e usi sociali; rafforzare i vincoli di tutela ambientale e paesaggistica contro progetti di espansione militare.
No alla presenza di militari e forze dell’ordine nelle scuole: la scuola deve restare spazio di crescita critica e libera, dedicato all’educazione civica e ai diritti, non al reclutamento o all’indottrinamento bellico.
Promuovere la cultura della pace: istituire un laboratorio con sede a San Rossore che coinvolga scuole, università e associazioni in azioni di pace e sostegno alle popolazioni colpite dalla guerra.
Aderire alla campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni dei prodotti israeliani.
Rafforzare la cooperazione internazionale della Regione mettendo al centro la solidarietà tra i popoli.
Rottura di ogni rapporto diplomatico e di amicizia tra la Regione e il Consolato di Israele e rimozione del suo Console onorario dal CDA del Meyer e di Toscana Aeroporti.
Interruzione di ogni programma addestramento delle forze NATO e Israeliane nelle basi italiane in Toscana.
Per una Regione che difende il LAVORO
In Toscana il lavoro è sempre più fragile: giovani intrappolati in stage e tirocini senza futuro, contratti precari che non garantiscono stabilità, appalti pubblici al ribasso che generano sfruttamento, esternalizzazioni che impoveriscono i servizi e peggiorano le condizioni di chi vi lavora. Accanto a questo, il lavoro nero e grigio continua a diffondersi, spesso persino in imprese che ricevono finanziamenti pubblici. E mentre i diritti vengono erosi, aumentano infortuni e morti sul lavoro, segno di un sistema che ha anteposto il profitto alle persone. Dobbiamo invertire la rotta. Non possiamo accettare lavoro precario, nero o povero, né rischi per la sicurezza. La Regione deve garantire opportunità stabili, diritti pienamente rispettati e un’economia al servizio delle persone.
Le nostre proposte:
Salario minimo di almeno 10 euro/h indicizzato all’inflazione per tutti i dipendenti pubblici e in appalto. Spingere i Comuni della Toscana a fare lo stesso.
Reddito di cittadinanza regionale: da attuare nei primi 100 giorni di legislatura e finanziato con fondi europei per contrastare precarietà, inoccupazione e sotto-occupazione.
Contrasto alla disoccupazione: creare un’agenzia regionale che favorisca l’occupazione con programmi ad hoc di Regione e Comuni per l’assunzione dalle liste di disoccupazione.
Contrasto alla precarietà: superare le gare di appalto per l’affidamento dei servizi pubblici e reinternalizzarli gradualmente, secondo il principio di parità di diritti e salario a parità di mansione. Bandire l’utilizzo di agenzie interinali e altre forme di intermediazione privata per l’impiego pubblico e parapubblico.
Tolleranza zero su lavoro nero e grigio: rafforzare ispezioni e sanzioni, con revoca delle concessioni pubbliche ad aziende che sfruttano; istituire un apposito osservatorio regionale con compiti di controllo.
Sicurezza prima di tutto: le inaccettabili morti sul lavoro sono conseguenza della mancata osservanza di norme e contratti; è necessario potenziare i controlli da parte della Regione e degli Enti preposti e sostenere l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, lesioni gravi e gravissime.
Contro le delocalizzazioni: nessun finanziamento o permesso pubblico a chi chiude o sposta produzioni all’estero senza risarcire i territori; l’esperienza del consorzio industriale ex GKN deve diventare un modello per adottare strumenti regionali di contrasto alle imprese speculative e di tutela dei lavoratori.
Parità di genere: introdurre vincoli alla partecipazione agli appalti pubblici per le imprese che non documentano la parità retributiva di genere.
Favorire l’accesso alle procedure di sovraindebitamento attraverso contributi regionali che ne coprano i costi, garantendo a consumatori e piccoli imprenditori la possibilità di uscire dal debito.
Piano strategico per la costa: elaborare un piano generale che coniughi riconversione industriale, portualità, bonifiche e infrastrutture leggere, capace di rilanciare la produzione sulla costa toscana.
Valorizzare le filiere agroalimentari di qualità, tutelando ambiente e paesaggio e garantendo i diritti dei lavoratori stagionali con controlli mirati.
Distretti di economia solidale: promuovere una legge regionale che favorisca la collaborazione di filiera fra i vari comparti; estendere le agevolazioni per le cooperative, in particolare per quelle di comunità.
Per una Regione che mette la SALUTE al centro
La sanità toscana, pur assorbendo il 70% del bilancio regionale, è oggi inefficiente, diseguale e impoverita. Tagli lineari, esternalizzazioni e liste di attesa infinite stanno trasformando il servizio pubblico in un sistema a due velocità: chi può paga e accede rapidamente, chi non può rimane senza cure o deve percorrere grandi distanze. La carenza di personale, la precarizzazione e la fuga di operatori sanitari peggiorano ulteriormente qualità e accesso alle cure. Di fronte a questa crisi strutturale, è fondamentale arrestare lo smantellamento e la privatizzazione del servizio sanitario pubblico per rilanciare il diritto universale alla salute affinché sia accessibile a tutte e tutti.
Le nostre proposte:
Avvicinare la sanità ai cittadini: riorganizzare il SSR superando il concentramento dei servizi nelle tre Aziende Sanitarie di Area Vasta, ridisegnando le zone sociosanitarie per aree omogenee e garantendo equità e accesso paritario.
Piano straordinario di assunzioni nel servizio pubblico per ridurre precarietà e demansionamento e colmare vuoti di organico, e adeguamento degli stipendi del personale sociosanitario di base.
Organizzazione e valorizzazione del personale sanitario: riprendere la battaglia per il riconoscimento del lavoro usurante. Superare le logiche di nomina politica della dirigenza sanitaria e amministrativa. Garantire la partecipazione attiva di tutte le rappresentanze dei lavoratori, dei cittadini e delle associazioni dei pazienti sulle scelte organizzative e di gestione delle strutture sanitarie.
Accesso equo alle cure: ridurre le liste di attesa, limitare la libera professione intramoenia, istituire sportelli pubblici territoriali e ripristinare un trasporto sanitario e sociale accessibile al fine di assicurare continuità assistenziale, pari accesso alle prestazioni e ridurre gli oneri per le fasce più vulnerabili. Cura della cronicità e anziani: potenziare servizi domiciliari e di ‘ospedalizzazione’ a casa. Aumentare le quote sanitarie per l’inserimento in RSA senza oneri per le famiglie. Ripubblicizzare e riformare RSA e RSD con nuovi modelli di residenzialità leggera.
Vita indipendente: promuovere l’autodeterminazione delle persone con disabilità, superando la logica dell’assistenzialismo e favorendo la piena inclusione sociale attraverso l’accesso ai servizi, la formazione e l’occupabilità dignitosa, garantendo risorse all’autonomia e la libertà di scelta nell’assistenza personale.
Politiche di genere: semplificare e garantire il percorso per l’interruzione preventiva volontaria di gravidanza a casa (RU 486) e/o presso gli ambulatori di assistenza primaria. Potenziare la rete dei consultori territoriali, la contraccezione gratuita e l’educazione alla sessuo-affettività e non solo alla salute riproduttiva. Annullare i finanziamenti alle associazioni Pro-Vita. Aumentare i presidi consultoriali di sostegno medico e psicologico ai percorsi di transizione di genere.
Cannabis terapeutica: garantire equità di accesso e chiarezza nelle procedure per pazienti e operatori sanitari; garantire accesso completo alle varietà terapeutiche, semplificare i piani terapeutici e formare medici di base e specialisti sull’utilizzo clinico.
Fine vita: garantire l’effettiva applicazione della legge toscana sul fine vita e promuovere una campagna capillare di informazione alla cittadinanza su tutti gli aspetti, compreso il testamento biologico.
Abbattimento barriere architettoniche: riprendere e aggiornare la mappatura delle barriere architettoniche in tutti i luoghi di pubblico accesso (strade, piazze, marciapiedi), enti pubblici e esercizi privati per la loro rimozione con un piano di intervento strutturale.
Tutela del valore etico del farmaco: garantire il valore etico del farmaco, interrompendo qualsiasi rapporto commerciale e sospendendo l’acquisto di medicinali da aziende farmaceutiche coinvolte, direttamente o indirettamente, in violazioni dei diritti umani (es. Israele).
Salute mentale di comunità: ridurre drasticamente l’uso improprio dei farmaci e la medicalizzazione forzata del disagio. Sviluppare reti territoriali di prossimità realmente integrate con i servizi sociali, scolastici, domiciliari e di continuità. Rendere strutturale la figura dello psicologo di base.
Per una Regione che sceglie l’AMBIENTE e la transizione giusta
La crisi climatica è la più grande sfida del nostro tempo. La dismissione dei combustibili fossili e il passaggio alle fonti di energia rinnovabile non è solo una questione ambientale, ma anche di giustizia sociale ed economica. La Toscana deve guidare la transizione ecologica scegliendo un modello di sviluppo giusto e sostenibile, che riduca le disuguaglianze e metta al centro la tutela degli ecosistemi, della salute e della qualità della vita al loro interno. Una transizione non calata dall’alto, ma costruita insieme a cittadinanza, comunità locali, mondo della ricerca e del lavoro.
Le nostre proposte:
Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali: promuovere la partecipazione dei cittadini alla produzione e al consumo locale di energia, favorendo la redistribuzione dei benefici sul territorio.
Investire sulle rinnovabili: puntare su fotovoltaico, agrivoltaico e geotermia a bassa entalpia senza consumare suolo. Sviluppare impianti eolici in aree idonee e coinvolgendo attivamente le comunità locali.
Energia come bene comune: contrastare le speculazioni affidando alla Regione un ruolo guida in investimenti pubblici non orientati al profitto e destinando una quota dell’energia prodotta a usi sociali.
Autoproduzione obbligatoria: rafforzare il quadro sull’edilizia rendendo effettivo e applicato l’obbligo per l’autoproduzione da fonti rinnovabili nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni straordinarie.
Piano di risparmio energetico: promuovere l’efficientamento dei consumi residenziali, produttivi e dei trasporti per ridurre dispersione e sprechi energetici.
Stop al consumo di suolo: fermare la cementificazione e aggiornare la legge regionale introducendo un indice di ripristino del suolo, finalizzato al recupero di ex siti industriali e poli produttivi dismessi.
Rifiuti zero ed economia circolare: adottare il protocollo “Rifiuti zero” e creare Centri pubblici di Riuso e Riparazione per ridurre smaltimento e impatto ecologico. Blocco agli inceneritori.
Piano per la gestione forestale: istituire vivai forestali regionali per tutelare il patrimonio boschivo e portare la superficie protetta dal 20% al 30% entro 5 anni.
Bonifiche ambientali: istituire un Osservatorio Popolare con funzione di controllo indipendente su tutti i processi di bonifica. Avviare il censimento delle discariche abbandonate e metterle in sicurezza. Chi ha inquinato paghi, a partire dalle bonifiche del KEU che non possono cadere sulle tasche dei cittadini.
Dissesto idrogeologico: promuovere un piano di manutenzione ordinario e straordinario con priorità alle condizioni di criticità.
Spiagge libere: ridurre progressivamente i tratti in concessione e promuovere piani spiagge comunali.
Potenziamento dell’ARPAT: rafforzare l’agenzia con risorse economiche e umane adeguate a garantire un monitoraggio ambientale efficace e la piena tutela del territorio.
Alpi Apuane: approvare un Piano Integrato che superi le norme favorevoli all’estrazione intensiva, riveda la normativa sulle “aree contigue” e coinvolga associazioni ambientaliste per proteggere l’ecosistema.
La buona agricoltura: rafforzare la filiera a km zero e di trasformazione dei raccolti; blocco del cambio di destinazione delle aree agricole in aree no food.
Benessere animale: potenziare i controlli sugli allevamenti intensivi per garantire igiene e rispetto degli animali, incentivare la loro dismissione e promuovere gli allevamenti all’aperto.
Accanto a queste priorità, il nostro programma di governo affronta anche altri temi decisivi per segnare una discontinuità radicale con le politiche del passato.
Diritto alla casa e all’abitare
Bloccare gentrificazione e overtourism: contrastare la trasformazione dei centri storici in parchi a tema per turisti, favorendo il ritorno dei residenti con misure di calmieramento degli affitti.
Piano straordinario di Edilizia Residenziale Pubblica per raggiungere quota 100mila case popolari senza consumo di suolo basato sulla riconversione del patrimonio pubblico e di grandi enti dismesso compatibile con la residenza.
Regole stringenti sugli affitti brevi: limitare la proliferazione di B&B, studentati di lusso e hotel travestiti da residenze; introduzione di un numero massimo di posti letto a destinazione turistica nei centri storici), imporre quote obbligatorie di affitti a canone calmierato e residenze stabili.
Case vuote, case per tutti: rendere utilizzabile il vasto patrimonio edilizio pubblico e privato sfitto per contrastare il paradosso “case senza gente e gente senza casa”. Massimali delle aliquote IMU sui grandi patrimoni immobiliari sfitti.
Contrasto alla speculazione edilizia: bloccare i cambi di destinazione d’uso che riducono l’offerta residenziale; introdurre vincoli sociali e quote minime di alloggi popolari in ogni operazione immobiliare.
Difesa dagli sfratti: attivare una reale graduazione degli sfratti, rafforzare i contributi affitto e gli strumenti di sostegno ai redditi per prevenire morosità incolpevoli e nuove emergenze abitative.
Piano straordinario per le aree interne: contrastare lo spopolamento attraverso incentivi alla residenza, recupero edilizio a fini sociali, servizi pubblici di prossimità e politiche di riequilibrio territoriale.
Una rete per i diritti dei senza fissa dimora: costruire una rete tra Comuni e associazioni di volontariato per garantire ai senza fissa dimora la possibilità di ottenere la residenza anagrafica.
Accoglienza
No ai CPR in Toscana: impedire l’apertura di Centri di Permanenza per il Rimpatrio, luoghi di violazione sistematica dei diritti fondamentali, sul territorio regionale.
Sistema di accoglienza diffuso: estendere l’esperienza dei SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) su tutto il territorio regionale per offrire percorsi concreti di integrazione.
Residenza e permessi di soggiorno: possibilità di residenza fittizia anche presso associazioni ed enti per agevolare il rinnovo dei permessi e garantire accesso ai diritti e ai servizi essenziali.
Reti di solidarietà: rafforzare le reti territoriali di supporto e solidarietà per affrontare in modo condiviso e comunitario l’accoglienza delle persone migranti.
Tutela legale: istituire sportelli legali gratuiti a sostegno delle persone migranti, per assisterle nelle pratiche burocratiche e difenderle da sfruttamento e abusi.
Integrazione: promuovere interventi di sostegno e percorsi di formazione che favoriscano l’inserimento sociale, lavorativo e abitativo delle persone migranti, in coerenza con l’art. 4 dello Statuto regionale.
Mediazione linguistica e culturale: investire nella presenza di mediatori linguistici e culturali non solo nei luoghi dell’accoglienza, ma anche all’interno dei servizi pubblici.
Mobilità
Una grande opera necessaria: realizzare una metropolitana di superficie est–ovest (Arezzo- Firenze–Pisa) e nord–sud (Massa–Grosseto/Orbetello) collegata in maniera intermodale con il trasporto pubblico su gomma, per spostare quote di mobilità privata verso il trasporto pubblico.
Ripubblicizzare il trasporto pubblico su gomma: impugnare la gara per inadempienza e programmare il ritorno a una gestione pubblica, finanziata anche con fondi europei e parte dell’addizionale IRPEF.
Riorganizzare il servizio: creare aziende speciali pubbliche per bacino, ampliare il parco mezzi, rafforzare le linee deboli e coinvolgere cittadini, utenti e lavoratori nel controllo del servizio.
Tariffe solidali: introdurre un sistema tariffario progressivo, con gratuità per studenti e lavoratori su tratte dedicate. Migliorare frequenza e velocità delle corse per garantire un servizio capillare su tutto il territorio.
Mobilità sostenibile: pianificare insieme agli enti locali azioni per il trasporto elettrico, car pooling, car sharing, uso della bici, piste ciclabili e intermodalità bici/ferro/gomma.
Alta Velocità: bloccare definitivamente il sottoattraversamento di Firenze, opera costosa e dannosa per l’ambiente. Destinare le risorse pubbliche per potenziare il trasporto regionale.
Trasporti marittimi dell’Arcipelago toscano: riportare a gestione pubblica il servizio, con maggiori investimenti e navi ecologicamente sostenibili.
No all’ampliamento di Peretola: fermare la nuova pista aeroportuale e valorizzare l’integrazione attraverso metropolitana di superficie con l’aeroporto di Pisa, liberato dalle servitù militari. Rifiutare il nuovo piano ENAC
Sì al Parco della Piana: portare a compimento un progetto all’avanguardia che tutela un ecosistema fragile con filiere corte, agrobiodiversità e pratiche di agricoltura rigenerativa.
No alle Grandi Opere Inutili che deturpano il territoriocome le grandi arterie in corso di realizzazione (Assi Viari e Asse di Penetrazione nella Provincia di Lucca e la trasformazione della superstrada Rosignano–Grosseto in autostrada, ribadendo la contrarietà ai pedaggi elevati)
No alle grandi navi da crociera: rifiutare il modello dei “giganti del mare” che inquinano l’ambiente e creano lavoro precario.
Porti elettrificati: favorire le installazioni destinate al “cold ironing” affinché le navi ormeggiate possano attingere energia direttamente dalle banchine e ridurre le emissioni.
Scuola e cultura
Asili nido e scuole dell’infanzia: abolire sovvenzionamenti a scuole private e paritarie; piano straordinario di edilizia scolastica per rilanciare l’offerta pubblica dall’infanzia alla secondaria di primo grado.
Diritto allo studio universitario: contrastare la trasformazione di alloggi studenti in strutture di lusso, restituendo priorità alla residenzialità come strumento di equità sociale.
Formazione e lavoro: rompere il circolo vizioso di smantellamento degli istituti professionali di secondo grado che vedono sempre di più ridurre l’offerta formativa di area comune (ormai quadriennale) per competere con i corsi organizzati da agenzia formative private finanziate dalla Regione (IeFP). Bloccare ogni finanziamento all’istruzione secondaria privata.
Tutela dei lavoratori e delle lavoratrici dei beni culturali: contro le esternalizzazioni, ridurre la precarietà, garantire salari dignitosi, tutelare il lavoro retribuito e valorizzare i titoli e i profili professionali.
Diritti per tuttɜ
Contrasto alla violenza di genere e all’omolesbobitransfobia: promuovere l’educazione di genere, alle differenze e alla sessualità nelle scuole con formazione specifica per personale scolastico e amministrativo.
Rafforzamento dei servizi: sviluppare e potenziare la rete di centri antiviolenza, case rifugio e case per la semiautonomia tramite bandi dedicati, garantendo libertà di scelta e autodeterminazione delle persone.
Identità alias: istituire la carriera alias a tutti i livelli, monitoraggio della effettiva accessibilità della pratica (per cui non sia richiesta una diagnosi, ma che si basi sul principio dell’autodeterminazione).
Servizi sanitari inclusivi per la comunità LGBTQIA+: garantire accesso equo e non discriminatorio, potenziare sportelli di supporto specializzati e prevedere formazione obbligatoria del personale sanitario.
Istituti penitenziari: integrare il personale medico-sanitario, oggi sottodimensionato, e sviluppare attività lavorative e formative finalizzate al reinserimento sociale delle persone detenute dopo il fine pena.
Partecipazione
Partecipazione integrata: promuovere la partecipazione in tutte le fasi delle politiche pubbliche e assicurare il seguito concreto ai progetti scaturiti dai processi partecipativi.
Rafforzamento della legge e dei finanziamenti: triplicare il fondo regionale; potenziare la struttura amministrativa e mantenere l’Autorità per la Partecipazione come organismo indipendente e di garanzia.
Impegno politico: nominare un Assessore e un Consigliere regionale con delega alla partecipazione; sostenere le proposte di iniziativa civica semplificando procedure e tempistiche.
Obblighi di verifica: introdurre l’obbligo di verificare se un luogo è stato oggetto di percorso partecipativo prima di qualsiasi intervento pubblico e di tenere conto dei relativi esiti.
Ritorno al proporzionale: considerare il sistema elettorale proporzionale come priorità politica per contrastare l’astensionismo e rafforzare la rappresentanza delle forze politiche al di fuori del bipolarismo.
Digitale
Trasparenza e partecipazione: portale Open Government regionale con dati leggibili su bilanci, appalti e spesa pubblica. Avviare piattaforme digitali per consultazioni cittadine e bilancio partecipativo.
Servizi digitali per tutti: istituire uno sportello unico digitale per sanità, scuola, casa, lavoro e servizi sociali; fornire formazione gratuita all’identità digitale (SPID, CIE) per ridurre il divario digitale.
Digitale e sviluppo economico: promuovere un piano regionale per le competenze digitali; creare una rete pubblica di hub tecnologici regionali, in collaborazione con università e centri di ricerca.
🗣DICHIARAZIONE DELLE FORZE DELLA RESISTENZA PALESTINESE
📍 Facciamo appello a tutti gli attivisti in solidarietà con il nostro popolo palestinese in tutto il mondo affinché intensifichino le loro azioni e uniscano gli sforzi per fare pressione sui loro governi affinché cessino il loro sostegno e la loro complicità con il governo fascista di Netanyahu e lavorino per porre fine alle politiche di sterminio e di fame che vengono attuate contro il nostro popolo e per ottenere giustizia e libertà per la Palestina.
Movimento di Resistenza Islamica Hamas Movimento Jihad Islamica Palestinese Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina Iniziativa Nazionale Palestinese Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – Comando Generale.
Come componenti della segreteria regionale toscana di Rifondazione Comunista abbiamo inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Giani e al Presidente del Consiglio Regionale Mazzeo per chiedere urgentemente che la Regione prenda posizione chiedendo al governo di non rinnovare gli accordi militari con Israele che, se non disconosciuti, si rinnoveranno automaticamente il prossimo 8 giugno. Inoltre perché la Regione Toscana – come già fatto la Puglia ed Emilia Romagna – interrompa ogni collaborazione istituzionale con Israele. Di seguito il testo della lettera:
Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e al Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo
Egregio presidente della Regione Toscana
Egregio presidente del Consiglio Regionale della Toscana
La Toscana è stata la prima al mondo ad abolire la pena di morte, è terra di pace e di accoglienza da sempre, è la regione del Social Forum del 2002 e di molto altro. Come toscane e toscani siamo chiamate e chiamati, senza distinzione di colore politico, a contribuire a fermare lo sterminio di un intero popolo in corso a Gaza. E abbiamo un modo molto concreto per farlo. Da molti anni l’Italia ha firmato un memorandum d’Intesa militare con Israele che viene tacitamente rinnovato ogni 5 anni. La prossima scadenza in cui è possibile interrompere la validità di questo memorandum è il prossimo 8 giugno. Occorre quindi far sentire la voce anche delle istituzioni toscane il più possibile, per far sì che il governo nazionale, che è il terzo fornitore nel mondo di materiale militare al governo israeliano, sia portato a disdire questo memorandum.
Questo accordo militare con Israele consente lo scambio di tecnologie, brevetti, software e informazioni riservate, coperto da segreto militare.
La situazione è quella che tutti conosciamo: il popolo palestinese è vittima di un genocidio operato dallo stato israeliano nella striscia di Gaza. Dopo aver distrutto con azioni militari le condizioni di vita nella striscia di Gaza, adesso lo Stato israeliano sta quotidianamente assassinando la popolazione – a partire dai più deboli e dai bambini – condannandoli alla morte per fame e per sete. Questo genocidio, che prosegue giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, è dichiaratamente intrecciato alla volontà di deportazione della popolazione
La Corte Internazionale di Giustizia (luglio 2024) ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati, ha riconosciuto in via provvisoria plausibile che a Gaza sia in corso un genocidio e la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto (novembre 2024) contro Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità.
La Corte Internazionale ha stabilito che tutti gli Stati hanno il dovere di non prestare aiuto ad atti contrari al diritto internazionale e alla dignità umana. In questo contesto l’azione del governo italiano, che continua a collaborare anche sul piano militare con il governo israeliano, viola apertamente la Costituzione (in particolare gli articoli 10, 11 e 117) e i principi del diritto internazionale, che impongono agli Stati di non contribuire, in alcun modo, al mantenimento di situazioni illegali come l’occupazione militare e la colonizzazione israeliana.
L’Italia è quindi a tutti gli effetti complice del genocidio che lo Stato israeliano sta attuando a Gaza. E’ ora di dire basta. Un gruppo di giuristi ha meritoriamente inviato al governo una diffida formale affinché si fermi questo rinnovo, ritenuto incostituzionale e contrario ai trattati internazionali.
Peacelink ha meritoriamente promosso una campagna di mail bombing nei confronti dei deputati e dei senatori della Repubblica affinché chiedano al governo di interrompere questo memorandum. Vi chiediamo quindi di aderire a questa campagna o comunque di dichiararvi concordi sui contenuti e nel contempo di porre in essere la massima mobilitazione istituzionale per costringere il governo italiano a interrompere il memorandum di collaborazione militare. Inoltre, come hanno già fatto, quando scriviamo, le Regioni Emilia Romagna e Puglia, la invitiamo a chiedere a tutte le strutture regionali di interrompere ogni tipo di collaborazione con Israele. Facciamo sentire la nostra voce, in ogni modo possibile, nelle forme più visibili possibili. Restiamo umani! La Toscana in questa richiesta di umanità e civiltà deve dare un segnale all’ altezza della sua storia, non può voltarsi dall’ altra parte.
Un nuovo sondaggio condotto dalla Pennsylvania State University e rilanciato dal quotidiano israeliano Haaretz rivela un dato allarmante: l’82% degli ebrei israeliani è favorevole alla deportazione dei palestinesi di Gaza. L’indagine, realizzata nel marzo scorso intervistando un campione di 1.005 persone, mette in luce una crescente radicalizzazione dell’opinione pubblica israeliana nei confronti della popolazione palestinese, in un clima politico e sociale già fortemente teso a causa del massacro in corso nella Striscia.
Ma i dati non si fermano qui. Il 47% degli intervistati ha risposto affermativamente alla domanda se l’esercito israeliano, nel conquistare una città nemica, debba agire come gli Israeliti nella conquista biblica di Gerico, “uccidendo tutti i suoi abitanti”. Il riferimento è a un episodio dell’Antico Testamento narrato nel Libro di Giosuè, capitoli 2–6. Secondo il racconto biblico, quella di Gerico fu la prima grande vittoria degli Israeliti nella loro campagna per conquistare la Terra Promessa, dopo l’esodo dall’Egitto e i 40 anni nel deserto.
Un consenso trasversale e presente anche tra i laici Il sondaggio ha inoltre mostrato che il sostegno all’espulsione dei palestinesi da Gaza non è limitato ai settori più religiosi della società israeliana. Circa il 70% degli ebrei laici – spesso considerati moderati o liberali – si dichiara favorevole alla deportazione. Tra i gruppi religiosi, il sostegno supera il 90% tra Masortim (tradizionalisti), religiosi e ultraortodossi.
L’orientamento radicale si estende anche ai cittadini palestinesi di Israele: il 56% degli ebrei israeliani intervistati sostiene l’espulsione anche di questi. Tra i laici, il 38% si dice d’accordo con la rimozione dei palestinesi israeliani dal Paese.
Religione e guerra: la retorica dell’”Amalek” Sempre secondo lo studio della Pennsylvania State University, il 65% degli ebrei israeliani ritiene che esista un nemico moderno equivalente all’Amalek biblico (archetipo del nemico assoluto di Israele), la popolazione che la tradizione ebraica comanda di “sterminare senza lasciare memoria”. Di questi, il 93% crede che tale comandamento sia ancora valido oggi. Questo tipo di linguaggio, sempre più presente anche nei discorsi dei leader israeliani, è stato usato dallo stesso premier Benjamin Netanyahu, che ha incitato i soldati ad “agire contro Amalek” dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Gli accademici: “Una radicalizzazione coltivata da decenni“ Secondo gli studiosi Shay Hazkani (Università del Maryland) e Tamir Sorek (Penn State University), citati da Middle East Eye, il sostegno massiccio a misure estreme non può essere attribuito solo al trauma del 7 ottobre. “Il massacro ha semplicemente scatenato demoni coltivati per decenni – scrivono – attraverso i media, il sistema giudiziario e l’istruzione“. I dati del sondaggio evidenziano anche la forte influenza dell’ambiente militare e culturale: solo il 9% degli uomini ebrei sotto i 40 anni – fascia che comprende la maggior parte dei soldati – si oppone in modo netto alle idee di deportazione dei gazawi.
Anche in Toscana, la sanità pubblica è in sofferenza
Da sempre raccontata come un modello, oggi la sanità toscana sta cedendo sotto il peso dei tagli e dell’abbandono.
Nel 2024 il bilancio regionale ha previsto 50 milioni in meno rispetto all’anno precedente. E le conseguenze si vedono e si sentono: +30% nei tempi d’attesa per molte prestazioni specialistiche, reparti in difficoltà, medici e infermieri sempre più soli, e cittadine e cittadini che rinunciano a curarsi o si rivolgono al privato perché “non c’è altra scelta”.
Anche a Firenze, tra le città che dovrebbero essere meglio servite, la situazione peggiora. Pronto soccorso in crisi, territori scoperti, pediatri e medici di base che mancano, servizi territoriali sempre più svuotati.
Nel frattempo il discorso pubblico tace, o si limita a gestire l’esistente. E, per quanto quello del socio-sanitario sia un tema di competenza prevalentemente regionale, anche le amministrazioni locali possono fare molto.
Proprio partendo da queste constatazioni, Sinistra Progetto Comune ha deciso di dedicare la prossima assemblea pubblica al tema del socio-sanitario (proprio all’indomani della Giornata Mondiale della Sanità): come dice la Costituzione, la salute è un diritto, non un lusso per pochi. Una serata dedicata al confronto con le cittadine e i cittadini che vorranno partecipare (tutte e tutti siamo toccati dalla questione) e con associazioni e organizzazioni attive nel settore.
Vi aspettiamo martedì 8 aprile 2025 alle ore 21:00 presso il Circolo 25 Aprile in via del Bronzino 117.
Dopo “ DIETRO I FRONTI “ e “SUMUD”, le edizioni Sensibili alle foglie ci porta, attraverso Samah Jabr con “ IL TEMPO DEL GENOCIDIO “, dentro ciò che l’entità sionista sta compiendo nei confronti del popolo palestinese. Dire che quanto avviene è un qualcosa di mai accaduto prima, che ci fa restare frustrati ed inadeguati, che non possiamo accettare che ancora qualcuno possa dire :“non lo sapevo”; dire:“cos’altro deve accadere per scuotere la coscienza collettiva?”; voltarsi dall’altra parte, tutto questo è certamente giusto.
Allo stesso tempo leggere il contributo di Samah ci rende ancor di più consapevoli del fatto che la solidarietà internazionale verso i palestinesi è quanto mai necessaria ed indispensabile; che la solidarietà verso il popolo palestinese è terapeutica per tutti noi, è un imperativo morale ed etico, che la loro resistenza è sostegno ed aiuto anche per noi, e coniugare questi due aspetti può essere un percorso proficuo per mettere fine alla più lunga e sanguinosa occupazione attualmente in corso, la solidarietà rende i palestinesi consapevoli del non sentirsi soli.
La solidarietà ha un potere curativo reciproco. L’essere impegnata nel campo della psichiatria, Samah dirige l’unità di salute mentale del Ministero della Sanità palestinese, fa sì che quanto descritto sia inserito in un contesto storico di quanto avviene. Se vi è ancora bisogno di capire che quanto ci viene raccontato dalla propaganda di guerra: “tutto è iniziato il 7 ottobre” è pura demagogia utile solo a far schierare l’opinione pubblica a sostegno dell’entità sionista delle complicità occidentali, leggere “Il tempo del genocidio” ci permette, con una descrizione lucida, di valorizzare ulteriormente il perché ci schieriamo da una parte, quella di chi non accetta di vivere da schiavi e si ribella, nonostante che Gaza venga lasciata morire. Poco sopra dicevo della sua descrizione lucida, ma mi sento di aggiungere che niente concede. Lei, del ministero della sanità palestinese, non si sottrae, con un notevole pensiero critico, al criticare quanto di negativo si annidi all’interno dell’Autorità Nazionale Palestinese, dall’illusione degli accordi di Oslo alla conseguente delusione, e del vivere quotidiano in Palestina, con il patriarcato, il sessismo, andando al di là dell’occupazione. Un popolo, quello palestinese, che è stretto tra il sopravvivere e la resa all’oppressore. Samah è ben cosciente del suo contributo alla lotta di liberazione e del volerne dare mano.
Samah ci rende chiaro, in tutto e per tutto, cosa significhi Gaza: una prigione a cielo aperto con le sue infrastrutture deteriorate, le strade distrutte, gli spazi abitativi sovraffollati, la povertà, l’anemia, l’insicurezza alimentare, l’assenza di carburante, di elettricità, di assistenza sanitaria, dove dire: “non ci sono luoghi sicuri” è la normalità e nei volti di chi sta sopravvivendo è fotografata la schiavitù moderna, dove si va accentuando il consumo di droghe e l’abbandono scolastico con tutto ciò che comporta, i suicidi in aumento e la perdita di un positivo desiderio tra i giovani. Samah usa la lente della psichiatria per leggere lo stato d’animo degli oppressi, mette mano a Fanon, entra dentro i meandri della salute fisica e mentale dei palestinesi, quello che i palestinesi vivono è un trauma psicologico e collettivo che è il risultato di decenni di oppressione, di violenza, umiliazione, ingiustizia. Detto questo, ovviamente Samah non può non riconoscersi nel diritto di un popolo occupato a resistere. Un diritto sia legale dal punto di vista della legge internazionale e sia un diritto umano basilare, perché dove c’è oppressione ci sarà sempre resistenza. A proposito di resistenza, Samah evidenzia il significato dello sciopero della fame portato avanti dai prigionieri politici palestinesi come ultimo tentativo di opporsi alla sopraffazione.
L’aspetto che più dobbiamo far emergere dalla lettura di queste pagine, e lo vediamo in questi lunghissimi mesi, è che i palestinesi non si considerano assolutamente vittime ma soggetti attivi e combattenti per la libertà, terminologia che piacerà sicuramente agli statunitensi come il passato ci insegna. Quanto avviene in Palestina non è la «guerra» che ci viene propinata, ma bensì la guerra alla storia palestinese, è parte della guerra alle menti, la continua, e per certi versi silenziosa pulizia etnica per riscrivere la storia. Non è un caso che l’occupazione scelga di distruggere i simboli che sono psicologicamente importanti per la resistenza e la memoria collettiva, in un odioso tentativo di memoricidio.
Ma l’occupazione non fa uso solo di questo; la fame come arma di guerra; la distruzione delle infrastrutture essenziali, del sistema sanitario, la carestia per compromettere lo sviluppo mentale e fisico dei bambini, le sepolture negate come arma psicologica per immettere una sensazione di impotenza in coloro i quali la subiscono, il sopravvivere che se può sembrare un qualcosa di positivo, in realtà è un qualcosa che trasmette profondo disagio psicologico; la tortura, attraverso le finte fucilazioni, la detenzione in condizioni umilianti e degradanti, la privazione del sonno ecc … con i traumi fisici e psicologici che trasmette per spezzare la resistenza e creare impotenza, far perdere la stima di sé e creare un clima di diffidenza all’interno della comunità di appartenenza, il bendare gli occhi non solo per non identificare i torturatori ma come deprivazione sensoriale creando, così, gravi problemi di salute mentale e conseguenze traumatiche de umanizzando la vittima; le punizioni collettive privando la popolazione dei beni di prima necessità.
Quanti immagini abbiamo visto in questi mesi che ritraggono gli occupanti in modalità festeggiante dopo aver compiuto molteplici nefandezze, ebbene non siamo in presenza di killer psicopatici ma bensì di chi prova piacere e/o gratificazione psicologica nel dare ad altri dolore e/o sofferenza. All’inizio abbiamo parlato del 7 ottobre, non potevamo non farlo visto il continuo, assillante martellante, propinare la narrazione di quel fatto; ma se vogliamo dare una corretta lettura di quei fatti, perché non dire che si è passati dall’umiliazione alla vendetta contro tutto ciò che è palestinese. Certo l’esempio è palestinese, ma la lezione non può che essere globale. Quanto avviene in Palestina è una lotta che non potrà che proseguire fino a quando la Palestina non sarà libera ed arrivare a far sì che le tendenze sadiche dell’occupante siano rimosse e trionfi l’umanità di coloro che lottano per la liberazione.
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