Comunicato Stampa: Smentita delle notizie sull’apertura di un “fronte curdo” contro l’Esercito Arabo Siriano In merito alle notizie diffuse il 4 dicembre da diverse agenzie stampa, tra cui Reuters, riguardo l’apertura di un secondo fronte da parte delle Forze della Siria Democratica (SDF) contro l’Esercito Arabo Siriano (SAA) e il governo di Bashar al-Assad, desideriamo fare chiarezza sulla situazione. Le dichiarazioni riportate sono infondate. Come già annunciato dal Consiglio Militare di Deir Ezzor il 3 dicembre, le SDF hanno intrapreso azioni preventive per proteggere i villaggi di Salhiya, Tabia, Hatla, Kasham, Marrat, Mazloum e Husseiniya, situati sulla sponda est dell’Eufrate. Questa decisione è stata presa su richiesta della popolazione locale, con l’obiettivo di prevenire una possibile escalation delle attività di ISIS nell’area che, in questi giorni come in passato, stanno approfittando delle opportunità fornite loro dagli attacchi dello stato turco per organizzare operazioni significative. È importante sottolineare che l’ISIS può contare su una vasta rete di cellule nelle zone limitrofe controllate dalle forze del regime siriano che hanno eseguito innumerevoli imboscate e omicidi. l’SAA non è in grado di garantire la sicurezza, come testimoniato dagli eventi recenti di Aleppo. Le SDF, come sempre, continuano a concentrarsi sulla lotta contro l’ISIS e la difesa delle popolazioni locali, e non hanno aperto alcun fronte contro l’esercito siriano, ma piuttosto sono intervenute in un contesto di crescente minaccia. Ogni azione intrapresa dalle SDF ha avuto come obiettivo esclusivo la protezione della sicurezza della regione e dei suoi abitanti. Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia
Dopo “ DIETRO I FRONTI “ e “SUMUD”, le edizioni Sensibili alle foglie ci porta, attraverso Samah Jabr con “ IL TEMPO DEL GENOCIDIO “, dentro ciò che l’entità sionista sta compiendo nei confronti del popolo palestinese. Dire che quanto avviene è un qualcosa di mai accaduto prima, che ci fa restare frustrati ed inadeguati, che non possiamo accettare che ancora qualcuno possa dire :“non lo sapevo”; dire:“cos’altro deve accadere per scuotere la coscienza collettiva?”; voltarsi dall’altra parte, tutto questo è certamente giusto.
Allo stesso tempo leggere il contributo di Samah ci rende ancor di più consapevoli del fatto che la solidarietà internazionale verso i palestinesi è quanto mai necessaria ed indispensabile; che la solidarietà verso il popolo palestinese è terapeutica per tutti noi, è un imperativo morale ed etico, che la loro resistenza è sostegno ed aiuto anche per noi, e coniugare questi due aspetti può essere un percorso proficuo per mettere fine alla più lunga e sanguinosa occupazione attualmente in corso, la solidarietà rende i palestinesi consapevoli del non sentirsi soli.
La solidarietà ha un potere curativo reciproco. L’essere impegnata nel campo della psichiatria, Samah dirige l’unità di salute mentale del Ministero della Sanità palestinese, fa sì che quanto descritto sia inserito in un contesto storico di quanto avviene. Se vi è ancora bisogno di capire che quanto ci viene raccontato dalla propaganda di guerra: “tutto è iniziato il 7 ottobre” è pura demagogia utile solo a far schierare l’opinione pubblica a sostegno dell’entità sionista delle complicità occidentali, leggere “Il tempo del genocidio” ci permette, con una descrizione lucida, di valorizzare ulteriormente il perché ci schieriamo da una parte, quella di chi non accetta di vivere da schiavi e si ribella, nonostante che Gaza venga lasciata morire. Poco sopra dicevo della sua descrizione lucida, ma mi sento di aggiungere che niente concede. Lei, del ministero della sanità palestinese, non si sottrae, con un notevole pensiero critico, al criticare quanto di negativo si annidi all’interno dell’Autorità Nazionale Palestinese, dall’illusione degli accordi di Oslo alla conseguente delusione, e del vivere quotidiano in Palestina, con il patriarcato, il sessismo, andando al di là dell’occupazione. Un popolo, quello palestinese, che è stretto tra il sopravvivere e la resa all’oppressore. Samah è ben cosciente del suo contributo alla lotta di liberazione e del volerne dare mano.
Samah ci rende chiaro, in tutto e per tutto, cosa significhi Gaza: una prigione a cielo aperto con le sue infrastrutture deteriorate, le strade distrutte, gli spazi abitativi sovraffollati, la povertà, l’anemia, l’insicurezza alimentare, l’assenza di carburante, di elettricità, di assistenza sanitaria, dove dire: “non ci sono luoghi sicuri” è la normalità e nei volti di chi sta sopravvivendo è fotografata la schiavitù moderna, dove si va accentuando il consumo di droghe e l’abbandono scolastico con tutto ciò che comporta, i suicidi in aumento e la perdita di un positivo desiderio tra i giovani. Samah usa la lente della psichiatria per leggere lo stato d’animo degli oppressi, mette mano a Fanon, entra dentro i meandri della salute fisica e mentale dei palestinesi, quello che i palestinesi vivono è un trauma psicologico e collettivo che è il risultato di decenni di oppressione, di violenza, umiliazione, ingiustizia. Detto questo, ovviamente Samah non può non riconoscersi nel diritto di un popolo occupato a resistere. Un diritto sia legale dal punto di vista della legge internazionale e sia un diritto umano basilare, perché dove c’è oppressione ci sarà sempre resistenza. A proposito di resistenza, Samah evidenzia il significato dello sciopero della fame portato avanti dai prigionieri politici palestinesi come ultimo tentativo di opporsi alla sopraffazione.
L’aspetto che più dobbiamo far emergere dalla lettura di queste pagine, e lo vediamo in questi lunghissimi mesi, è che i palestinesi non si considerano assolutamente vittime ma soggetti attivi e combattenti per la libertà, terminologia che piacerà sicuramente agli statunitensi come il passato ci insegna. Quanto avviene in Palestina non è la «guerra» che ci viene propinata, ma bensì la guerra alla storia palestinese, è parte della guerra alle menti, la continua, e per certi versi silenziosa pulizia etnica per riscrivere la storia. Non è un caso che l’occupazione scelga di distruggere i simboli che sono psicologicamente importanti per la resistenza e la memoria collettiva, in un odioso tentativo di memoricidio.
Ma l’occupazione non fa uso solo di questo; la fame come arma di guerra; la distruzione delle infrastrutture essenziali, del sistema sanitario, la carestia per compromettere lo sviluppo mentale e fisico dei bambini, le sepolture negate come arma psicologica per immettere una sensazione di impotenza in coloro i quali la subiscono, il sopravvivere che se può sembrare un qualcosa di positivo, in realtà è un qualcosa che trasmette profondo disagio psicologico; la tortura, attraverso le finte fucilazioni, la detenzione in condizioni umilianti e degradanti, la privazione del sonno ecc … con i traumi fisici e psicologici che trasmette per spezzare la resistenza e creare impotenza, far perdere la stima di sé e creare un clima di diffidenza all’interno della comunità di appartenenza, il bendare gli occhi non solo per non identificare i torturatori ma come deprivazione sensoriale creando, così, gravi problemi di salute mentale e conseguenze traumatiche de umanizzando la vittima; le punizioni collettive privando la popolazione dei beni di prima necessità.
Quanti immagini abbiamo visto in questi mesi che ritraggono gli occupanti in modalità festeggiante dopo aver compiuto molteplici nefandezze, ebbene non siamo in presenza di killer psicopatici ma bensì di chi prova piacere e/o gratificazione psicologica nel dare ad altri dolore e/o sofferenza. All’inizio abbiamo parlato del 7 ottobre, non potevamo non farlo visto il continuo, assillante martellante, propinare la narrazione di quel fatto; ma se vogliamo dare una corretta lettura di quei fatti, perché non dire che si è passati dall’umiliazione alla vendetta contro tutto ciò che è palestinese. Certo l’esempio è palestinese, ma la lezione non può che essere globale. Quanto avviene in Palestina è una lotta che non potrà che proseguire fino a quando la Palestina non sarà libera ed arrivare a far sì che le tendenze sadiche dell’occupante siano rimosse e trionfi l’umanità di coloro che lottano per la liberazione.
💥𝐔𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚: 𝐝𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢𝐜𝐚 𝟏𝟕 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞, 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐡 𝟏𝟎.𝟑𝟎, 𝐏𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐏𝐨𝐠𝐠𝐢, 𝐅𝐢𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞 💥Assemblea dell’azionariato popolare, rivisitazione di tre anni di lotta, evento di festa e rabbia.
🛠 Ogni azienda in crisi è una ragione in più per non perdere alla ex Gkn. Perché “loro” hanno bisogno di farci perdere, per continuare a dimostrare al mondo che non c’è alternativa. Che non c’è alternativa a licenziamenti, precariato, a una industria che ti lascia a casa disoccupato oppure ti chiama a produrre merda, con contratti di merda.
⚡E Abbiamo da spiegare, fare il punto, narrare, ricordare, denunciare, cantare, gridare. E il 17 novembre proveremo a farlo a modo nostro, facendo convergere il tutto.
👉 h A partire dalle h 10.30. E poi? Qualcosa di botto e senza senso? Dove? Piazza Poggi, Firenze, sotto la Torre di San Niccolò.
⛈ In caso di maltempo, sarà comunicato eventuale cambio di luogo sui canali social, su info Gkn, su insorgiamo.org
👉 PRENOTA LA TUA PRESENZA SUL FORM DI PARTECIPAZIONE ✍ https://forms.gle/aqHhzGfUsAyCrQNQ6
👊 h 10.30-15.30 Assemblea dell’azionariato popolare e della rete solidale e interventi artistici su tre anni di lotta.
🔥 Con (lista in aggiornamento): Kepler-452, Militanza Grafica, Benedetta Sabene (@non mi piaci), Francesca Coin, Christian Raimo Raimo, Gea Scancarello, Andrea Roventini, Wu Ming, Alberto Prunetti, Elio Germano, Niccolò Falsetti, @Francesco Turbanti, Emiliano Pagani, intervento di EMERGENCY, oltre naturalmente ad associazioni, organizzazioni sindacali e tutt_ le/gli azionisti popolari.
💣 Dalle 15.30, festa e rabbia (lista in aggiornamento…). Con Dutch Nazari, con Luca Sicket e Matteo Di Giuseppe, Gianluca Spirito, (Modena City Ramblers), Romanticismo Periferico, Errico Canta Male, ZULU 99 Posse Official, Mauràs, Gli Ultimi
Pagine Esteri, 8 novembre 2024. Il parlamento israeliano ha approvato, lo scorso 6 novembre, due leggi riguardanti nuove pene e misure detentive per i cittadini accusati di “terrorismo”, destinate cioè ai palestinesi con cittadinanza israeliana.
Le nuove norme permetteranno la deportazione di intere famiglie e la detenzione, anche con la pena dell’ergastolo, dei bambini sotto i 12 anni di età.
Le famiglie dei palestinesi d’Israele accusati di aver compiuto “atti di terrorismo” potranno infatti essere deportate al di fuori dello Stato ebraico, a Gaza o altrove. L’allontanamento forzato potrà durare dai 7 ai 15 anni per i cittadini israeliani e dai 10 ai 20 anni per i residenti.
Per applicare la nuova legge, le persone indicate dalle autorità di Tel Aviv come “agenti terroristici” non dovranno per forza di cose essere stati condannati ma basterà la formulazione dell’accusa o, addirittura, il sospetto durante la custodia sotto detenzione amministrativa. La norma consente, in questi casi, l’espulsione se si presume che un membro della famiglia sia a conoscenza o avrebbe dovuto conoscere un atto di terrorismo pianificato, lo abbia sostenuto o abbia espresso pubblicamente elogi, simpatia o incoraggiamento per l’atto. Le accuse di “terrorismo” sono rivolte agli arabi israeliani, mentre per i cittadini ebrei di Israele viene applicata la legge “standard”. Il sistema giuridico a due livelli applicato dai governi di Tel Aviv è al centro, da anni, di condanne e accuse da parte di numerose organizzazioni che si occupano di diritti umani e delle associazioni che monitorano nello specifico i diritti della comunità dei cittadini arabi di Israele.
A questi ultimi è destinata anche la seconda legge approvata mercoledì 6, dedicata nello specifico ai cittadini israeliani al di sotto dei 12 anni condannati per omicidio o tentato o tentato omicidio classificati come “atto di terrore” o collegati a una “organizzazione terroristica”. I bambini arabo-israeliani potranno ora essere detenuti e condannati all’ergastolo, mentre i minorenni ebrei israeliani sono sottoposti alle normali accuse e procedure penali, che escludono la detenzione per i minori di 14 anni (che possono essere ospitati in strutture di recupero) ed esentano i minori di 12 anni da qualsiasi tipo di responsabilità penale. Per i 12enni palestinesi dei territori occupati, al contrario, già sottoposti alla legge militare, è consentito l’arresto.
L’organizzazione indipendente per i diritti umani, il centro legale Adalah, ha dichiarato che la Knesset istituzionalizza politiche di apartheid: “Il recente passaggio di queste leggi segnala una pericolosa escalation nella repressione di Israele sui diritti palestinesi, inquadrata con il pretesto dell’antiterrorismo. Queste misure consentono allo Stato di punire collettivamente i palestinesi – sia cittadini di Israele che residenti di Gerusalemme Est occupata – autorizzando la deportazione di intere famiglie e sottoponendo minori di 12 anni a severe pene detentive. Queste leggi incarnano la punizione e la vendetta, come apertamente notato dai legislatori israeliani. Attraverso queste leggi, Israele radica ulteriormente il suo sistema giuridico a due livelli, con una serie di leggi per gli ebrei-israeliani sotto il diritto penale e un’altra, con diritti inferiori, per i palestinesi con il pretesto dell’antiterrorismo. Incorporando politiche simili all’apartheid nella legge, la Knesset ha ulteriormente istituzionalizzato l’oppressione sistemica, in violazione sia del diritto internazionale che dei diritti umani e costituzionali fondamentali”. Pagine Esteri
C’è grossa crisi Tre giorni di (in)formazione a cura di Sinistra Progetto Comune
Il tema HOT della multiutiliy e il controllo pubblico, quello della costruzione di un bilancio partecipativo e dei suoi benefici, l’urbanistica e il bilancio di genere ma anche i fondi europei e il rapporto tra politica e amministrazione.
Sono alcuni dei temi che affronteremo dall’1 al 3 novembre all’Ostello del Bigallo in una tre giorni che vuole essere un momento per approfondire strumenti utili per rappresentanti nelle istituzioni e militanti ma anche l’occasione per stare insieme e confrontarsi in tranquillità, prendendoci il nostro tempo.
La scuola di formazione è completamente autofinanziata: la quota di partecipazione a tutti i tre giorni, pernottamento e pasti inclusi, è di 150€.
Vi invitiamo a partecipare numerose/i e a spargere la voce!
Siamo 99 medici, chirurghi, infermieri specializzati, infermiere e ostetriche americani che hanno fatto volontariato nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. In totale, abbiamo trascorso 254 settimane di volontariato negli ospedali e nelle cliniche di Gaza. Abbiamo lavorato con varie organizzazioni non governative e con l’Organizzazione mondiale della sanità in ospedali e cliniche in tutta la Striscia. Oltre alla nostra competenza medica e chirurgica, molti di noi hanno un background in sanità pubblica, nonché esperienza di lavoro in zone umanitarie e di conflitto, tra cui l’Ucraina durante la brutale invasione russa. Alcuni di noi sono veterani e riservisti. Siamo un gruppo multireligioso e multietnico. Nessuno di noi sostiene gli orrori commessi il 7 ottobre da gruppi armati e individui palestinesi in Israele. La Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità afferma: «La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e della sicurezza e dipende dalla più completa cooperazione di individui e Stati». È con questo spirito che vi scriviamo in questa lettera aperta.
Siamo tra i soli osservatori neutrali a cui è stato permesso di entrare nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Data la nostra vasta competenza e l’esperienza diretta di lavoro in tutta Gaza, siamo in una posizione unica per commentare diverse questioni di importanza per il nostro Governo mentre decide se continuare a sostenere l’attacco e l’assedio di Israele nella Striscia di Gaza. In particolare, crediamo di essere ben posizionati per commentare l’enorme tributo umano dell’attacco di Israele a Gaza, in particolare il tributo che hanno pagato donne e bambini. Questa lettera raccoglie e riassume le nostre esperienze e osservazioni dirette a Gaza. La lettera è accompagnata da un’appendice dettagliata che riassume le informazioni disponibili al pubblico da fonti mediatiche, umanitarie e accademiche su aspetti chiave dell’invasione di Gaza da parte di Israele. Sia questa lettera che l’appendice sono disponibili elettronicamente su GazaHealthcareLetters.org. Questo sito web ospita anche lettere di operatori sanitari canadesi e britannici ai rispettivi governi, che fanno molte osservazioni simili a quelle qui contenute. Questa lettera e l’appendice mostrano prove evidenti che il bilancio delle vittime a Gaza da ottobre è molto più alto di quanto si creda negli Stati Uniti. È probabile che il bilancio delle vittime di questo conflitto sia già superiore a 118.908, uno sbalorditivo 5,4% della popolazione di Gaza. Il nostro Governo deve agire immediatamente per prevenire una catastrofe ancora peggiore di quella che è già capitata alla popolazione di Gaza e Israele. Un cessate il fuoco deve essere imposto alle parti in guerra, negando il supporto militare a Israele e sostenendo un embargo internazionale sulle armi a Israele e a tutti i gruppi armati palestinesi. Crediamo che il nostro Governo sia obbligato a farlo, sia in base alla legge americana che al diritto umanitario internazionale. Crediamo anche che sia la cosa giusta da fare.
«Non ho mai visto ferite così orribili, su così vasta scala, con così poche risorse. Le nostre bombe stanno falciando donne e bambini a migliaia. I loro corpi mutilati sono un monumento alla crudeltà» (dott. Feroze Sidhwa, chirurgo traumatologico e di terapia intensiva, chirurgo generale del Veterans Affairs). Con solo marginali eccezioni, tutti a Gaza sono malati, feriti o entrambi. Ciò include ogni operatore umanitario nazionale, ogni volontario internazionale e probabilmente ogni ostaggio israeliano: ogni uomo, donna e bambino. Mentre lavoravamo a Gaza abbiamo visto una malnutrizione diffusa nei nostri pazienti e nei nostri colleghi sanitari palestinesi. Ognuno di noi ha perso peso rapidamente a Gaza nonostante avesse un accesso privilegiato al cibo e avesse portato con sé il proprio cibo supplementare ricco di nutrienti. Abbiamo prove fotografiche di malnutrizione pericolosa per la vita nei nostri pazienti, in particolare nei bambini, che siamo ansiosi di condividere con voi. Praticamente ogni bambino di età inferiore ai cinque anni che abbiamo incontrato, sia dentro che fuori dall’ospedale, aveva sia tosse che diarrea acquosa. Abbiamo riscontrato casi di ittero (che indicano un’infezione da epatite A in tali condizioni) in quasi tutte le stanze degli ospedali in cui abbiamo prestato servizio e in molti dei nostri colleghi sanitari a Gaza. Una percentuale sorprendentemente alta delle nostre incisioni chirurgiche si è infettata a causa della combinazione di malnutrizione, condizioni operatorie impossibili, mancanza di forniture igieniche di base come il sapone e mancanza di forniture chirurgiche e farmaci, compresi gli antibiotici. La malnutrizione ha portato ad aborti spontanei diffusi, neonati sottopeso e all’incapacità delle neo mamme di allattare al seno. Ciò ha lasciato i loro neonati ad alto rischio di morte data la mancanza di accesso all’acqua potabile in qualsiasi parte di Gaza. Molti di quei bambini sono morti. A Gaza abbiamo visto madri malnutrite nutrire i loro neonati sottopeso con latte artificiale fatto con acqua inquinata. Non potremo mai dimenticare che il mondo ha abbandonato queste donne e questi bambini innocenti. «Ogni giorno vedevo morire dei bambini. Erano nati sani. Le loro madri erano così malnutrite che non potevano allattare al seno e noi non avevamo latte artificiale o acqua pulita per nutrirli, quindi morivano di fame» (Asma Taha, infermiera pediatrica).
Vi esortiamo a rendervi conto che a Gaza imperversano epidemie. Il continuo e ripetuto spostamento da parte di Israele della popolazione malnutrita e malata di Gaza, metà della quale è composta da bambini, verso aree senza acqua corrente o persino servizi igienici disponibili è assolutamente traumatico. Era e rimane destinato a causare una morte diffusa per malattie diarroiche virali e batteriche e polmoniti, in particolare nei bambini di età inferiore ai cinque anni. In effetti, persino il temuto virus della poliomielite è riemerso a Gaza a causa di una combinazione di distruzione sistematica delle infrastrutture igienico-sanitarie, malnutrizione diffusa che indebolisce il sistema immunitario e bambini piccoli che hanno saltato le vaccinazioni di routine per quasi un anno intero. Temiamo che migliaia di persone siano già morte a causa della combinazione letale di malnutrizione e malattie e che decine di migliaia di altre moriranno nei prossimi mesi, soprattutto con l’inizio delle piogge invernali a Gaza. La maggior parte di loro saranno bambini piccoli.I bambini sono universalmente considerati innocenti nei conflitti armati. Tuttavia, ogni singolo firmatario di questa lettera ha visto bambini a Gaza che hanno subito violenze che devono essere state deliberatamente dirette contro di loro. In particolare, ognuno di noi che ha lavorato in un pronto soccorso, in terapia intensiva o in un ambiente chirurgico ha curato bambini preadolescenti che sono stati colpiti alla testa o al petto regolarmente o addirittura quotidianamente. È impossibile che una sparatoria così diffusa di bambini piccoli in tutta Gaza, sostenuta nel corso di un anno intero, sia accidentale o sconosciuta alle massime autorità civili e militari israeliane. Presidente Biden e vicepresidente Harris, vorremmo che poteste vedere gli incubi che affliggono così tanti di noi da quando siamo tornati: sogni di bambini mutilati e mutilati dalle nostre armi e delle loro madri inconsolabili che ci implorano di salvarli. Vorremmo che poteste sentire le grida e le urla che le nostre coscienze non ci faranno dimenticare. Non riusciamo a capire perché continuate ad armare il paese che sta deliberatamente uccidendo questi bambini in massa.
«Ho visto così tanti nati morti e morti materne che avrebbero potuto essere facilmente evitati se gli ospedali avessero funzionato normalmente» (dott. ssa Thalia Pachiyannakis, ostetrica e ginecologa). Le donne incinte e che allattavano che abbiamo curato erano particolarmente malnutrite. Quelle di noi che lavoravano con donne incinte vedevano regolarmente nati morti e morti materne che erano facilmente evitabili nel sistema sanitario di qualsiasi paese in via di sviluppo. Il tasso di infezione nelle incisioni del taglio cesareo era sorprendente. Le donne hanno subito parti vaginali e persino cesarei senza anestesia e non hanno ricevuto altro che Tylenol in seguito perché non erano disponibili altri antidolorifici. Abbiamo tutti osservato i reparti di emergenza sopraffatti da pazienti che cercavano cure per condizioni mediche croniche come insufficienza renale, ipertensione e diabete. A parte i pazienti traumatizzati, la maggior parte dei letti di terapia intensiva era occupata da pazienti con diabete di tipo 1 che non avevano più accesso all’insulina. La mancanza di disponibilità di farmaci, la perdita diffusa di elettricità e refrigerazione e l’accesso incostante al cibo hanno reso impossibile la gestione di questa malattia. Israele ha distrutto più della metà delle risorse sanitarie di Gaza e ha ucciso quasi mille operatori sanitari palestinesi, più di uno su 20 operatori sanitari di Gaza. Allo stesso tempo, le esigenze sanitarie sono aumentate enormemente a causa della combinazione letale di violenza militare, malnutrizione, malattie e sfollamento. Gli ospedali in cui lavoravamo erano privi di forniture di base, dal materiale chirurgico al sapone. Erano regolarmente tagliati fuori dall’elettricità e dall’accesso a Internet, negavano acqua pulita e operavano con quattro o sette volte la loro capacità di posti letto. Ogni ospedale era sopraffatto oltre il punto di rottura da sfollati in cerca di sicurezza, dal flusso costante di pazienti malati e malnutriti in cerca di cure e dall’enorme afflusso di pazienti gravemente feriti che di solito arrivavano in eventi di vittime di massa.
Queste osservazioni e il materiale disponibile al pubblico dettagliato nell’appendice ci portano a credere che il bilancio delle vittime di questo conflitto sia molte volte superiore a quanto riportato dal Ministero della Salute di Gaza. Crediamo anche che questa sia una prova evidente di diffuse violazioni delle leggi americane che regolano l’uso di armi americane all’estero e del diritto umanitario internazionale. Non possiamo dimenticare le scene di insopportabile crudeltà verso donne e bambini, a cui il nostro Governo è direttamente partecipe.
Quando abbiamo incontrato i nostri colleghi sanitari a Gaza, era chiaro che erano malnutriti e devastati sia fisicamente che mentalmente. Abbiamo rapidamente appreso che i nostri colleghi sanitari palestinesi erano tra le persone più traumatizzate a Gaza, e forse nel mondo intero. Come praticamente tutte le persone a Gaza avevano perso familiari e le loro case. La maggior parte viveva dentro e intorno ai loro ospedali con i familiari sopravvissuti in condizioni inimmaginabili. Sebbene continuassero a lavorare con un programma massacrante, non venivano pagati dal 7 ottobre. Tutti erano perfettamente consapevoli che il loro lavoro come operatori sanitari li aveva segnati come obiettivi per Israele. Ciò rende una presa in giro lo status protetto concesso agli ospedali e agli operatori sanitari dalle più antiche e ampiamente accettate disposizioni del diritto internazionale umanitario. Abbiamo incontrato personale sanitario a Gaza che lavorava in ospedali che erano stati saccheggiati e distrutti da Israele. Molti di questi nostri colleghi sono stati arrestati da Israele durante gli attacchi. Ci hanno tutti raccontato una versione leggermente diversa della stessa storia: durante la prigionia venivano a malapena nutriti, continuamente abusati fisicamente e psicologicamente e infine abbandonati nudi sul ciglio di una strada. Molti ci hanno detto di essere stati sottoposti a finte esecuzioni e altre forme di maltrattamento e tortura. Troppi dei nostri colleghi sanitari ci hanno detto che stavano semplicemente aspettando di morire. I 99 firmatari di questa lettera hanno trascorso complessivamente 254 settimane all’interno dei più grandi ospedali e cliniche di Gaza. Vogliamo essere assolutamente chiari: nessuno di noi ha mai visto alcun tipo di attività militante palestinese in uno qualsiasi degli ospedali o altre strutture sanitarie di Gaza. Vi esortiamo a vedere che Israele ha sistematicamente e deliberatamente devastato l’intero sistema sanitario di Gaza e che Israele ha preso di mira i nostri colleghi a Gaza per torturarli, farli sparire e ucciderli.
Presidente Biden e vicepresidente Harris, qualsiasi soluzione a questo problema deve iniziare con un cessate il fuoco immediato e permanente. Apprezziamo il fatto che stiate lavorando a un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma avete trascurato un fatto ovvio: gli Stati Uniti possono imporre un cessate il fuoco alle parti in guerra semplicemente interrompendo le spedizioni di armi a Israele e annunciando che parteciperemo a un embargo internazionale sulle armi sia a Israele che a tutti i gruppi armati palestinesi. Sottolineiamo ciò che molti altri vi hanno ripetutamente detto nell’ultimo anno: la legge americana è perfettamente chiara su questa questione, continuare ad armare Israele è illegale.
Presidente Biden e vicepresidente Harris, vi esortiamo a sospendere immediatamente il supporto militare, economico e diplomatico allo Stato di Israele e a partecipare a un embargo internazionale sulle armi di Israele e di tutti i gruppi armati palestinesi fino a quando non verrà stabilito un cessate il fuoco permanente a Gaza, incluso il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e palestinesi e fino a quando non verrà negoziata una risoluzione permanente del conflitto israelo-palestinese tra le due parti. Vicepresidente Harris, come probabile prossimo presidente degli Stati Uniti, vi esortiamo ad annunciare pubblicamente il vostro sostegno a tale politica e a dichiarare pubblicamente che siete tenuti a rispettare le leggi degli Stati Uniti anche quando farlo è politicamente scomodo.
Presidente Biden e Vicepresidente Harris, siamo 99 medici e infermieri americani che hanno assistito a crimini oltre ogni comprensione. Crimini che non possiamo credere che vogliate continuare a sostenere. Vi preghiamo di incontrarci per discutere di ciò che abbiamo visto e del perché riteniamo che la politica americana in Medio Oriente debba cambiare immediatamente.
Nel frattempo, ribadiamo quanto scritto nella nostra lettera del 25 luglio 2024:
Il valico di Rafah tra Gaza ed Egitto deve essere immediatamente riaperto e deve consentire la consegna di aiuti senza restrizioni da parte di organizzazioni umanitarie internazionali riconosciute. I controlli di sicurezza delle consegne di aiuti devono essere condotti da un regime di ispezione internazionale indipendente anziché dalle forze israeliane. Questi controlli devono essere basati su un elenco chiaro, inequivocabile e pubblicato di articoli proibiti e con un chiaro meccanismo internazionale indipendente per contestare gli articoli proibiti, come verificato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari nel territorio palestinese occupato.
Una dotazione minima di acqua di 15 litri di acqua potabile a persona al giorno, il minimo del Manuale Sphere in un’emergenza umanitaria, deve essere assegnata alla popolazione di Gaza, come verificato da UN Water.
Deve essere ripreso l’accesso completo e senza restrizioni di professionisti medici e chirurgici e di attrezzature mediche e chirurgiche alla Striscia di Gaza. Ciò deve includere gli articoli portati nei bagagli personali degli operatori sanitari per salvaguardarne la corretta conservazione, sterilità e consegna tempestiva, come verificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Incredibilmente, Israele continua a impedire agli operatori sanitari di origine palestinese di lavorare a Gaza, persino ai cittadini americani. Ciò prende in giro l’ideale americano secondo cui “tutti gli uomini sono creati uguali” e degrada sia i nostri ideali nazionali che la nostra professione. Il nostro lavoro salva vite. I nostri colleghi sanitari palestinesi a Gaza sono disperatamente alla ricerca di sollievo e protezione, e meritano entrambe le cose.
Non siamo politici. Non pretendiamo di avere tutte le risposte. Siamo semplicemente professionisti della guarigione che non possono rimanere in silenzio su ciò che abbiamo visto a Gaza. Ogni giorno in cui continuiamo a fornire armi e munizioni a Israele è un altro giorno in cui le donne vengono fatte a pezzi dalle nostre bombe e i bambini vengono assassinati dai nostri proiettili.
Presidente Biden e vicepresidente Harris, vi esortiamo: ponete fine a questa follia ora! Sinceramente
L’Amministratore Delegato Irace si dimette dalle cariche in Estra, intanto il TAR certifica che la società non è più sottoposta al controllo delle amministrazioni.
A quasi due anni dalla sua nascita, l’operazione Multiutility si sta rivelando sempre di più un pasticcio, l’ennesimo, targato Partito Democratico toscano.
Il progetto era quello di creare una grande “holding” di società pubbliche di erogazione dei servizi, renderla appetibile ai privati e poi lanciarla in borsa con l’obiettivo di reperire i capitali necessari per gli investimenti. Insomma: mescolare società che gestiscono servizi a rilevanza economica, servizi pubblici in monopolio e infrastrutture strategiche, per dare tutto in pasto al mercato.
Glielo avevamo detto che il controllo delle amministrazioni, in particolare quelle più piccole come quelle del Mugello, e di conseguenza quello democratico, sarebbe venuto meno; e infatti, oltre all’indirizzo politico che verrà stabilito non dalle amministrazioni, ma dal consiglio di amministrazione, una recente sentenza del TAR certifica come anche i consiglieri comunali (nella fattispecie il nostro Dmitrij Palagi, consigliere di Firenze, il socio di maggioranza relativa) non possano neanche accedere agli atti interni della società, non essendo più sottoposta al loro controllo.
Glielo avevamo detto che la quotazione in borsa era sbagliata e pericolosa; e infatti sempre più amministrazioni non vedono più di buon occhio questo passaggio, che nei nostri consigli comunali, con rare eccezioni, fu definito essenziale.
Glielo avevamo detto che l’interesse pubblico non poteva andare di pari passo con quello di una grande società di capitali, ma non ci hanno mai ascoltato.
Adesso non ci possiamo accontentare di una mezza marcia indietro sulla quotazione in borsa, come vorrebbe qualcuno per salvare la faccia a chi ha ideato questa operazione, pretendiamo che si faccia chiarezza e che si imbocchino le strade più opportune a tutelare l’erogazione pubblica dei servizi, in particolare del servizio idrico.
Chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità.
Rifondazione Comunista chiede che le amministrazioni mugellane si facciano interpreti di questa richiesta di chiarezza e promuoverà, il prima possibile, specifiche iniziative in tal senso nei vari consigli comunali.
🚨 Soldati sionisti sono stati catturati in un’imboscata dalla resistenza libanese e l’imboscata è stata descritta come un “grave incidente di sicurezza” ai confini tra Palestina e Libano.
Secondo Al-Mayadeen, i soldati dell’occupazione hanno tentato di entrare a Odaisseh, ma quando hanno raggiunto il filo spinato, sono caduti in un’imboscata ben pianificata in cui la resistenza ha aperto il fuoco sulle forze di occupazione dal punto zero, provocando scontri diffusi.
Gli elicotteri delle IOF hanno evacuato i soldati uccisi e feriti mentre venivano lanciati fumogeni per mascherare le perdite.
Da un corrispondente di Al-Mayadeen: “L’occupazione ammette l’uccisione di un soldato nell’imboscata di Odaisseh, ma confermiamo che il numero di morti è molto più alto”.
Secondo i media sionisti, almeno quattro soldati delle IOF sono stati uccisi e altri 20 sono rimasti feriti. L’operazione per evacuarli è stata descritta come difficile a causa dei ripetuti attacchi della Resistenza libanese e almeno 4 elicotteri di occupazione sono stati avvistati mentre atterravano in vari ospedali nella Palestina occupata.
La resistenza continua a colpire gli insediamenti nel nord, compresi gli insediamenti a nord di Haifa e “Metulla”, con conseguenti danni a diversi edifici e altre località che le IOF hanno rifiutato di rivelare.
🔻 Continuano i feroci scontri armati tra la resistenza libanese e le IOF, mentre le IOF tentano disperatamente di violare il confine meridionale.
I media sionisti hanno segnalato almeno 35 soldati delle IOF feriti a Maroun Al-Ras e altri due sono stati uccisi nello stesso agguato, subito dopo l’agguato di Odaisseh che ha ucciso 8 persone e ne ha ferite decine.
I media sionisti hanno ammesso la morte di uno dei suoi soldati dell’unità “d’élite” “Egoz” in seguito a un fallito tentativo di infiltrazione in Libano nell’agguato di Odaisseh. Il numero reale dei morti è molto più alto.
L’unità “d’élite” “Egoz” ha notoriamente preso parte alla brutalità e all’aggressione contro il Libano nel corso degli anni. Fa parte della famigerata 98a Divisione, che ora si trova sul confine settentrionale dopo aver partecipato all’invasione di Khan Younis durata mesi e al massacro di Nusseirat nella Striscia di Gaza.
La 98a Divisione è la stessa divisione responsabile dei massacri al Nasser Medical Complex di Khan Younis, all’Al-Shifa Medical Complex di Gaza City e nel campo di Jabalia. La divisione è nota per aver causato il più alto numero di vittime civili attraverso le sue tattiche di terra bruciata.
L’esercito libanese ha aggiunto che una forza delle IOF “ha violato la Linea Blu di circa 400 metri nelle terre libanesi nelle aree di Khirbet Yaroun e della Porta di Odaisseh, prima di ritirarsi poco dopo“.
La resistenza continua a ostacolare gli obiettivi dell’occupazione di un’invasione di terra. Questa mattina, mentre copriva l’imboscata di Odaisseh, un corrispondente di Al-Mayadeen nel sud ha dichiarato: “Decine di soldati dell’unità d’élite dell'”esercito israeliano” sono rimasti feriti e le loro urla sono state udite nella zona. I soldati dell’occupazione che hanno tentato di infiltrarsi “sono entrati verticalmente e sono usciti orizzontalmente”, come Sayyed Nasrallah aveva promesso loro. La resistenza era a conoscenza dell’operazione che i soldati si stavano preparando per quella zona”.
🚨 Un attacco aereo delle IOF ha preso di mira il centro di protezione civile della Commissione sanitaria islamica ad Aitaroun, nel Libano meridionale, colpendo un veicolo mentre stavano estraendo i martiri e i feriti dalla città e provocando un certo numero di martiri e feriti.
🚨 Insolitamente, le IOF hanno ammesso che i missili iraniani hanno colpito le basi militari prese di mira nell’operazione True Promise 2 di ieri. Il 90% dei 200 razzi ha colpito i propri obiettivi.
I media sionisti hanno ammesso che i missili iraniani hanno distrutto edifici e officine di manutenzione per aerei da guerra nelle basi aeree delle IOF.
04/10/2024
Diario del genocidio – Anbamed, 4 ottobre
Gaza
Le forze di occupazione israeliane hanno compiuto ieri a Gaza 8 stragi. 99 uccisi e 169 feriti, secondo l’agenzia stampa Wafa. Nelle prime ore di stamattina in altri attacchi aerei e dell’artiglieria sono stati uccisi almeno 17 civili. Un drone ha preso di mira una casa a Deir Balah, uccidendo un’intera famiglia. Altre stragi sono avvenute a Khan Younis e Rafah.
Libano
Ancora bombardamenti su Beirut e sulle città e villaggi del sud Libano. 11 attacchi in poche ore. È stata la notte più dura. Nella giornata di ieri sono state uccise 34 persone. Esattamente come la tattica militare applicata intenzionalmente a Gaza, anche in Libano vengono presi di mira il personale sanitario, le ambulanze e le strutture mediche. In un solo attacco, informa la Croce rossa libanese, sono stati assassinati 4 infermieri operativi sulle ambulanze prese di mira. “I mezzi erano segnalati sul tetto e sulle fiancate e chi ha sparato i missili sapeva cosa stava facendo. Non è stato casuale”. Il ministro della sanità libanese ha informato che in tre giorni sono stati assassinati 40 medici e infermieri sotto le bombe israeliane. E sono 20 gli ospedali e gli ambulatori colpiti, alcuni danneggiati seriamente e messi fuori servizio. L’OMS ha informato che il sistema sanitario libanese è in fase di collasso a causa degli attacchi mirati. Inoltre non è possibile fornire al Libano materiale sanitario a causa dell’embargo israeliano imposto allo spazio aereo e alle coste libanesi. Questa, che i fiancheggiatori di Netanyahu definiscono “un’operazione limitata”, è in realtà una guerra guerreggiata. Un’aggressione contro uno stato sovrano che non trova le stesse prese di posizioni politico-militari rispetto agli attacchi subiti da Israele da parte dell’Iran, malgrado l’enorme differenza negli effetti: migliaia di morti nel primo caso, qualche ferito nel secondo. Ad ogni caso, l’invasione di terra del Libano non è una passeggiata. “Il numero dei soldati israeliani uccisi in campo di battaglia – secondo i dati forniti da Hezbollah – sono 17 e il territorio conquistato dai carri armati si misura con i metri e non chilometri, come fa credere la propaganda israeliana”. La stessa stampa israeliana scrive che questa guerra invece di riportare gli sfollati israeliani alle loro case, non farà altro che rendere permanente il loro status di profughi. Secondo informazioni non ufficiali, il feretro del leader Hassan Nasrallah è stato trasferito a Teheran, dove si terranno oggi venerdì i suoi funerali, per poi procedere alla sepoltura a Kerbelà, in Iraq, nel cimitero dei martiri sciiti.
Iran
È imminente l’attacco israeliano all’Iran. Lo dicono fonti di Washington, che sottolineano che non saranno attaccati i siti nucleari. “Saranno presi di mira depositi e impianti petroliferi”. Da Teheran, il ministro degli esteri continua a ribadire che il suo paese non vuole la guerra con Israele, ma in caso di un nuovo attacco israeliano, la risposta sarà molto più dura rispetto al passato. Una spirale di violenza che non finirà presto e rischia di coinvolgere gli Stati Uniti in una guerra non loro. Teheran ha mandato, tramite il Qatar, un messaggio alla Casa Bianca, dai toni molto duri. “Bisogna frenare il guerrafondaio Netanyahu, che sta trascinando la regione alla guerra totale. È finito da parte nostra il tempo dell’autocontrollo. La calma deve essere rispettata dalle due parti. Israele continua a provocare ed ha superato i limiti. Se attacca di nuovo l’Iran, risponderemo con armi non convenzionali. Finora ci siamo limitati ad attaccare obiettivi militari”. Un messaggio che non promette nulla di buono ed averlo reso noto è un invito a nozze per Netanyahu che non tarderà a ordinare l’attacco su Teheran.
L’UNRWA ha descritto la vita della popolazione di Gaza come uno “spaventoso orrore, perpetrato dall’esercito occupante in un modo perpetuo”. Si aggrava la situazione alimentare nel nord della Striscia, ermeticamente chiusa dall’esercito di occupazione. 300 mila persone sono sull’orlo della morte per fame. L’esercito vieta l’ingresso di qualsiasi aiuto umanitario. A nord del Wadi, la valle denominata dagli israeliani Netzarim, è stata dichiarata “zona militare chiusa” e tutta la popolazione sarà costretta alla deportazione.
Maher Salah è un nativo di Gerusalemme. Il giorno del bombardamento iraniano si trovava sulla via di ritorno a casa ed ha dovuto, insieme al fratello, di fermare l’auto e di nascondersi al riparo di un muro. Dietro di loro è arrivato un pullmino con un gruppo di soldati israeliani, anche loro sorpresi dalla caduta dei razzi. Sono scesi dal mezzo e quando si sono imbattuti in Maher e suo fratello e saputo che erano palestinesi, hanno iniziato a riempirli di botte. Essendo residenti a Gerusalemme hanno chiamato la polizia. All’arrivo degli agenti, invece di identificare gli aggressori, hanno raddoppiato la dose di botte. “Siamo svenuti e ci siamo svegliati in ospedale”, ha detto Maher ad una tv araba. “Mi hanno fracassato il naso e ho un’emorragia alla testa soltanto perché sono palestinese”. La democrazia dell’Apartheid.
Cisgiordania e #Gerusalemme est
Tulkarem come Gaza e Beirut. Un bombardamento israeliano ha centrato un caffè popolare molto frequentato e ha fatto una strage: 17 civili assassinati e molti dei feriti versano in difficili condizioni. L’esercito israeliano, per mascherare i suoi crimini contro l’umanità, parla di aver preso di mira un capo di Hamas.
Ad El-Khalil, un giovane palestinese è stato assassinato, a sangue freddo, ad un posto di blocco. Secondo testimoni oculari, Salah Shawaheen, 23 anni, stava andando al lavoro nelle terre di famiglia ed aveva sulle spalle gli attrezzi di lavoro. La versione dell’esercito parla di un tentativo di accoltellamento, ma nel resoconto militare nessun soldato risulta ferito.
Siria
Non passa giorno che non vi sia un’aggressione israeliana sul suolo siriano. E per gli amici di Netanyahu a Washington, Londra, Parigi, Berlino e Roma tutto è normale. Ieri, un altro attacco aereo a Damasco. La zona colpita è sempre Mizza, dove nei giorni passati è stata assassinata una giornalista della TV pubblica. Negli ultimi due giorni, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono stati uccisi 13 persone tra miliziani e civili. I due palazzi colpiti sono nelle vicinanze del consolato iraniano. Sono stati presi di mira anche le località di confine con il Libano. Un missile ha centrato un’auto di profughi libanesi in fuga verso il territorio siriano. Un’intera famiglia, con due bambini piccoli, è stata decimata.
Yemen
Attacchi aerei statunitensi e britannici su Hodeida in Yemen. La notizia annunciata dagli Houthi è stata confermata dal Centcom e dalla base aerea britannica a Cipro. Come al solito si parla di attacco contro le basi di lancio dei missili balistici. I paesi Nato proclamano di non voler allargare il conflitto, mentre loro sono invischiati fino al midollo. https://www.anbamed.it/2024/10/04/anbamed1520-04-ottobre-24/
Il nemico estende la guerra di sterminio contro il Libano con la partnership americana, la collusione internazionale e l’assenza di una posizione araba.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha confermato che i crimini dell’occupazione contro il popolo libanese fraterno oggi hanno deliberatamente preso di mira civili innocenti per infliggere il maggior numero possibile di vittime, come parte della guerra di genocidio in corso condotta dall’occupante criminale e dal suo esercito terroristico contro i nostri popoli in Palestina e Libano.
Il Fronte ha affermato che questo crimine brutale scatenato è alimentato dal completo supporto e dalla partnership americana, dalla collusione internazionale e dal silenzio e dal tradimento dell’assenza di una posizione araba ufficiale, che si estende fino al punto di partnership con l’aggressione nel caso dei regimi di normalizzazione arabi.
Il Fronte ha sottolineato che il nostro popolo in Libano e Palestina, insieme alle forze di resistenza nella regione, è impegnato in una giusta battaglia per difendere la propria esistenza e il proprio destino contro un nemico criminale. Ha osservato che l’impegno della resistenza in Libano a limitare gli attacchi alle basi militari e alle forze di occupazione è stato recepito dall’occupazione con massacri che hanno colpito civili, case e strutture in Libano.
Il Fronte ha affermato che la posizione araba ufficiale e popolare deve andare oltre le sue posizioni attuali e sollevarsi in difesa dell’esistenza della nazione, in un modo che corrisponda alla portata della sfida nella battaglia per l’esistenza.
Il Fronte ha anche sottolineato che le forze di resistenza, che rappresentano i figli e i popoli della nazione, sono unite e determinate a difendere le loro terre d’origine e i loro popoli da questo nemico criminale.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Dipartimento Centrale dei Media 23 settembre 2024
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina: — Il Fronte Popolare elogia il discorso di Sayyed Nasrallah e il suo forte messaggio che il Fronte di supporto non si fermerà finché non cesserà l’aggressione a Gaza e la capacità della Resistenza di superare i bombardamenti di massa in Libano.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina elogia quanto affermato nel discorso pronunciato oggi da Sayyed Hassan Nasrallah, Segretario Generale di Hezbollah, sulla scia delle infide e diffuse esplosioni criminali che hanno preso di mira i civili in Libano.
L’affermazione di Sayyed Nasrallah secondo cui il fronte di supporto libanese nel nord non si ritirerà finché non cesserà l’aggressione sionista sulla Striscia di Gaza è una promessa di lealtà e determinazione a sostenere il popolo oppresso della nostra nazione e la sua eroica resistenza.
Nel suo discorso, Sayyed Nasrallah ha inviato un forte messaggio al nemico sionista che non ci sarà stabilità nel nord finché non cesserà l’aggressione a Gaza. Ha anche rassicurato le masse che la struttura della resistenza libanese è forte e salda, e non sarà scossa o indebolita dalle esplosioni criminali sioniste. Ha sottolineato che la capacità della resistenza di affrontare qualsiasi escalation o aggressione al Libano sta aumentando, e non è solo in grado di resistere, ma di superare tutti i piani dell’occupazione per indebolirla e impoverirla, grazie alla saggezza e all’esperienza della resistenza nell’affrontare tali eventi, e grazie alla fermezza della culla popolare che la sostiene con ogni forza.
Il Fronte Popolare ritiene che il discorso di Sayyed Nasrallah rifletta la fiducia nella capacità della resistenza di superare i colpi, continuare a sviluppare le sue capacità, trarre lezioni dalle infide esplosioni terroristiche sioniste su larga scala e continuare a imporre nuove equazioni al nemico sionista. Ha anche confermato che la resistenza libanese è pronta per tutte le opzioni e che la risposta ai crimini dell’occupazione è inevitabilmente in arrivo.
Il Fronte afferma la sua fiducia che la resistenza in Libano, insieme alla sua forza e all’unità nazionale attorno a sé, così come tutti i fronti di supporto, continueranno a fare pressione sull’occupazione finché non fermerà la sua guerra di genocidio nella Striscia di Gaza. Il Fronte sottolinea che il sangue dei martiri a Gaza, in Libano e nello Yemen è una testimonianza della fermezza e che la vittoria è il suo alleato contro questa fragile entità sionista che non ha futuro.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Central Media Office 19 settembre 2024
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.