Enrico Carpini – Consigliere Territori Beni Comuni Città Metropolitana Giovani Comunistə Firenze
All’annunciato rincaro degli abbonamenti per il trasporto pubblico degli iscritti all’università si sta accompagnando un grottesco scaricabarile tra i principali attori coinvolti.
Da una parte l’Università di Firenze e le istituzioni, che garantiscono (“quanto-sono-umani-loro“) i fondi degli anni precedenti, nonostante l’enorme aumento dell’utenza universitaria che utilizza il tpl. Dall’altra il nuovo soggetto gestore, AT, che in punta di diritto non si accontenta di niente di meno di un milione di euro in più. La situazione è grottesca anche perché l’aumento dell’utenza in realtà tale non è: una banale accortezza ha mostrato che l’insieme degli universitari e delle universitarie che usufruiscono dell’abbonamento agevolato non è pari a 3.000 unità, come ipotizzato precedentemente, ma 27.000.
Che dire poi del servizio? Il calo di qualità del trasporto pubblico fiorentino a seguito del passaggio al gestore unico privato è evidente. In tutto questo a rimetterci sarà la classe studentesca, a cui viene affidato il peso economico dell’aumento di prezzo, e la sua rappresentanza, che in quanto presente ai tavoli di trattativa (e possiamo immaginarci con quale possibilità di incidere sulle decisioni) viene usata della rettrice come scudo contro ogni critica.
Se non ci saranno marce indietro, saremo costretti a prendere atto che le istituzioni, ma sarebbe più corretto dire la forza politica che le controlla, preferiscono non rinnegare le proprie scelte sbagliate, anche a costo di indebolire il diritto allo studio, i sindacati studenteschi ed il trasporto pubblico e sostenibile.
Dall’11 al 17 luglio torna, come ogni anno, la Festa di Liberazione del Galluzzo realizzata dai circoli di Firenze Sud e di Bagno a Ripoli. Per una settimana, per ogni sera vi aspettiamo ai Giardini di Viale Tanini: tutte le sere ristorante, pizzeria e bar e dibattiti, mostre, cineforum, concerti e associazioni.
Programma
Lunedì 11 luglio ore 21:30 proiezione del film “Come un gatto in tangenziale”
Martedì 12 luglio ore 21:30 Firenze città per turistə. A quanto una città attenta a chi lavora? L’impatto dei fenomeni di overtourism sulle condizioni di lavoro dei settori coinvolti
Mercoledì 13 luglio ore 21:30 Musica e balli con TreTTempi Folk
Giovedì 14 luglio ore 21:30 Intervista sul tema della crisi climatica: a confronto con Luca Pardi (ricercatore CNR e autore “Picco per capre”) e Giulio Signorini (Statuto in transizione)
Venerdì 15 luglio ore 21:30 Varietà di cabaret La divina Toscana
Sabato 16 luglio ore 21:30 Folk toscano con i Quarto Podere
Autonomia differenziata significa barbarie. Gelmini non sei gradita. La Regione Toscana si smarchi dall’ennesimo attacco ai diritti di tutte e tutti
Autonomia differenziata. La ministra Gelmini accelera e sarà ospite martedì prossimo, 7 giugno, ad un convegno organizzato presso la sede della presidenza della Regione Toscana a parlarne con il presidente Giani e l’ex Presidente Vannino Chiti.
Un appuntamento non casuale, poiché è stato presentato dal Governo un nuovo disegno di legge devastante per l’unità del paese e l’uguaglianza dei cittadini, teso a far approvare l’autonomia differenziata entro luglio, con l’aggravante di una procedura che impedirà al Parlamento di presentare una qualsiasi modifica e sostanzialmente bypassando anche il nodo dei Livelli essenziali delle prestazioni. Un gioco di sponda con la stessa Regione Toscana, che con Giani nei giorni scorsi si è detta pronta a sostenere anche qui l’autonomia differenziata.
Lo stato di emergenza permanente sta quindi facendo un’altra vittima, cioè l’uguaglianza sostanziale delle cittadine e dei cittadini ovunque risiedano, su temi non astratti ma molto concreti, cioè la creazione di categorie di cittadine e cittadini di serie A o B a seconda della regione di appartenenza per quanto riguarda sanità, scuola, beni culturali, trasporti ecc.
Il Governo accelera su questo percorso e la Regione Toscana si accoda, nonostante la pandemia abbia reso evidente le deficienze della regionalizzazione dei sistemi sanitari. E adesso con il conflitto in Ucraina, che sta accentuando una situazione già esplosiva di crisi economica e le disuguaglianze sociali e territoriali, impoverendo fasce sempre più ampie di popolazione, le regioni più forti fra cui la nostra chiedono di gestire in maniera egoistica le risorse finanziarie pubbliche, che appartengono invece a tutti i cittadini.
Quindi regioni più ricche puntano a portare a casa più risorse possibile, senza dimenticare che PNRR per come concepito e attuato, e DDL concorrenza con la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, ma anche la distruzione dei contratti nazionali di lavoro che l’autonomia di fatto prevede e quindi dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, vedranno i ceti più abbienti sottrarre a tutti gli altri anche all’interno delle comunità locali e regionali.
Dobbiamo impedirlo, dobbiamo ribadire l’uguaglianza sostanziale di tutte e tutti e imporre un’agenda diversa, tesa alla pace, alla riduzione delle disuguaglianze sociali e territoriali. Per questo saremo martedì prossimo 7 giugno alle ore 16:30, sotto la sede della Presidenza della Regione Toscana in Piazza Duomo per dire il nostro NO all’autonomia differenziata, alla sua approvazione a democratica, alla partecipazione della “civile” Toscana a questo scempio del nostro futuro e della Carta costituzionale. L’autonomia differenziata va ritirata non allargata e accelerata, per questo sosteniamo anche le proposte di legge presentate in Parlamento per la modifica di quegli articoli del titolo V della Costituzione che rendono possibile questa deriva, recentemente presentati e chiediamo vengano al più presto discussi.
Martedì 7 giugno 2022 ore 16:30 presidio contro l’autonomia differenziata e la presenza della Ministra Gelmini davanti alla sede della Presidenza della Regione Toscana in Piazza Duomo
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze
Cosa sta succedendo?
Si stanno votando in questi giorni nei comuni della Città Metropolitana i Piani Economici Finanziari di ALIA per il 2022, con aumenti rivisti al rialzo rispetto al 2021 fino ad un + 8,6%.
Un problema di democrazia
Anche all’interno del Partito Democratico ci sono sindaci che hanno esplicitato l’assenza di tempo per poter discutere gli aumenti (Bagno a Ripoli, Calenzano, comuni del Mugello). Come nel 2021 c’è difficoltà a capire quali sono i calcoli e le cifre che retroattivamente cambiano i costi dei servizi di gestione dei rifiuti. Le competenze si rimbalzano tra Arera, ALIA, ATO Toscana Centro, mentre i Comuni sono trattati come meri ratificatori degli aumenti e semplici pagatori. Le istituzioni democratiche vengono ridotte a soggetti passivi, che possono solo registrare informazioni tecniche.
Perché gli aumenti?
L’attenzione è concentrata, come già nel 2021, sulla mancanza di impianti, ma c’è anche chi punta il dito sul passaggio al porta a porta e sulla mancata costruzione dell’inceneritore nella Piana. Sono gli stessi dati, però, che contraddicono queste ricostruzioni: i costi del trasporto dei rifiuti e per il trattamento dell’indifferenziato, non sono aumentati, mentre a lievitare sono stati i costi di gestione, non compensati dal valore generato dal recupero dei materiali.
Riguardo ai problemi nella filiera dei rifiuti che non permette di “chiudere il cerchio”, emblematico è quanto succede con la frazione organica: sempre più protagonista con l’aumento della raccolta differenziata, ma con impianti sul territorio che non la riescono a gestire.
Il compostaggio a Faltona (Borgo San Lorenzo) ha una percentuale di scarto, che finisce fuori regione per lo smaltimento, del 20%. Il sito di Montespertoli è oggetto di lavori per l’implementazione, mentre l’impianto TMB di Case Passerini è stato addirittura sequestrato nel 2018 per gravi irregolarità. Nel frattempo, è emerso come la cosiddetta bioplastica finisca nell’indifferenziato, sempre per la mancanza di tecnologie adeguate.
Chi controlla ALIA?
Comprendere invece cosa siano i “costi di gestione” non è facile e dovrebbe essere approfondito, magari verificando l’operato del management degli ultimi anni e le responsabilità di chi lo ha sostenuto. ATO Toscana Centro dice che c’è un problema con ALIA: ma quest’ultima società è una controllata del Comune di Firenze, che ne detiene una partecipazione di oltre il 58%, a cui si affiancano altri enti locali e partecipate pubbliche.
L’ossessione per l’inceneritore
La Regione Toscana arriva con anni di ritardo a ipotizzare impianti alternativi agli inceneritori, nonostante la storica lotta di movimenti, comitati e sinistre per una politica “rifiuti zero”. Ancora oggi i Sindaci di Prato e Firenze insistono nel chiarire che per loro era necessario realizzare l’impianto di “termovalorizzazione” di Case Passerini. La scelta deve essere netta, complessiva e chiara. Di chi è la colpa degli oltre 3 milioni dati a HERA per farla uscire da Q. Thermo, la società creata a suo tempo apposta per costruire l’inceneritore poi (per fortuna) mai realizzato? Invece di insistere su un’opera sbagliata, chi governa si deve assumere le sue responsabilità e chiedere scusa.
I costi maggiori sono per uno sviluppo più sostenibile?
Magari. A differenze delle destre non ci interessa cavalcare la retorica “contro le tasse”. Nulla di male a pagare di più per un servizio efficace, capace di riciclare e recuperare, di tutelare l’ambiente, la qualità della vita e la salute delle persone. Il problema è che questi aumenti sono legati al passato, non al “nuovo” porta a porta.
Quindi?
Quindi dobbiamo pretendere un’inversione di tendenza. Una nuova politica di gestione dei rifiuti, nettamente contraria all’idea di poter bruciare il futuro. Una gestione trasparente di tariffe, costi e servizi. Un’assunzione di responsabilità nei confronti di ALIA e di ATO Toscana Centro. Una centralità degli enti locali e dei consigli comunali, per favorire la partecipazione. Il contrario del progetto di multiutility di cui ci parlano, che renderà i servizi completamente impossibili da controllare e gestire dal basso.
Abbiamo bisogno di una politica capace di governare, assumersi responsabilità, prendere decisioni chiare e programmare, discutendo con la cittadinanza. Non di una classe dirigente pronta a scaricare le proprie colpe sui comitati in difesa dell’ambiente e le sinistre.
Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune:
«Il Governo Draghi è stato presentato come l’unica speranza per salvare il Paese, analogamente a quanto era già avvenuto con Monti, anche se in un contesto completamente diverso. Anche in Palazzo Vecchio, nei primi mesi di pandemia, si è parlato di unità tra tutte le forze consiliari: ma la politica serve a far emergere i bisogni e le differenze di interessi, soprattutto in società fortemente segnate dalla disuguaglianza. Due anni fa si era annunciato che niente sarebbe stato come prima di SARS-CoV-2: purtroppo al momento sono state invece confermate le logiche del recente ventennio, in chiave peggiorativa, soprattutto in risposta alla criminale invasione russa in Ucraina. Per questo abbiamo accolto l’invito di Rifondazione Comunista a collaborare per la conferenza stampa fiorentina della loro campagna nazionale ‘Basta guerra e carovita’».
Lorenzo Palandri, Segretario provinciale PRC Firenze:
«La mattina del 28 maggio siamo stati in tutte le città di Italia per lanciare la campagna contro la guerra e il carovita, in difesa dei redditi delle lavoratrici, dei lavoratori e dei ceti popolari. La velocità con cui sono state trovate le risorse per aumentare le spese militari e il numero di armi da esportare ci dice molto di quali siano le priorità di chi ci ha governato negli ultimi anni. I conti in rosso della sanità, la mancanza di personale e risorse nel pubblico, gli aumenti delle bollette (da noi anche della TARI) e il continuo indebolirsi dei salari ci parlano della necessità di un radicale cambiamento. I 200 euro, in forma di bonus, sono una risposta del tutto insufficiente. Lo sappiamo bene, come lo sanno quei nuclei familiari a cui ci siamo rivolti pochi mesi fa con la campagna AranC’È, raccogliendo sottoscrizioni da lasciare alle realtà associative e di movimenti che si occupano di diritto all’abitare, per evitare che nelle case si accumulassero debiti per le bollette. Abbiamo presentato la campagna nazionale “basta guerra e carovita”, che ci vedrà impegnati a Firenze, come in tutta la provincia, con volantini e momenti di confronto con la cittadinanza. Abbiamo bisogno di unire e dare forza all’opposizione sociale nei confronti delle politiche di questo governo, mentre continuiamo a ricercare la massima unità politica tra chi condivide la necessità di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti, fuori dal centrosinistra. Soprattutto nel nostro territorio, in cui il turismo e il precariato sembrano essere l’unica risposta immaginata per il futuro economico della zona».
Condividiamo l’appello per la manifestazione Nazionale, 2 giugno | Pisa
440.000 metri cubi di edifici. 73 ettari di territorio cementificato a fini militari. In un territorio già insopportabilmente militarizzato. All’interno di un parco naturale, dove non si potrebbe cementificare un metro quadro. In segreto, in aperto spregio alla trasparenza democratica e alla partecipazione popolare. A danno di chi ci vive e chi ci lavora. Attraverso le procedure del PNRR, con soldi pubblici – 190 milioni di euro – che dovrebbero essere ufficialmente destinati a fondamentali progetti ambientali e bisogni sociali. Nel contesto di un tragico e pericolosissimo scenario di guerra in cui il governo decide di eliminare l’iva per i servizi e beni militari anziché finanziare scuole, sanità, edilizia popolare e agevolata, misure di prevenzione e contrasto della violenza di genere.
Questo è ciò che ha cercato di imporre al territorio pisano e in particolare alla comunità di Coltano e al Parco di Migliarino San Rossore Massacciuccoli il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi pubblicato il 23 marzo 2022 sulla Gazzetta ufficiale e tenuto nascosto da più di un anno da chi governa a livello locale, il sindaco Michele Conti e il presidente della Regione Eugenio Giani, e nazionale. Un chiaro attacco alla democrazia rispetto al quale la popolazione chiede il ritiro immediato del decreto.
Contro questa imposizione un territorio è insorto, con forza. Da ogni parte d’Italia arrivano solidarietà e sostegno. Tanti territori si riconoscono in Coltano, perché i tratti costitutivi del progetto di base militare, sono propri del sistema capitalista e patriarcale in cui siamo immers*. Un sistema che associa la sicurezza al controllo, al filo spinato, ai mezzi blindati. Un sistema che vuole trasformare Pisa nella più importante piattaforma logistica per la guerra, da Camp Darby all’aeroporto militare. Per noi la sicurezza è diritto a un’abitazione dignitosa, autodeterminazione e indipendenza economica, un ambiente e un cibo sano, servizi sociali che funzionano, diritti e sicurezza sul lavoro, libertà dalla violenza e dalla devastazione su corpi e territori.
Un sistema che disprezza la tutela dell’ambiente e del paesaggio, perché è un ostacolo alla produzione continua e incontrollata. Nel quale la guerra è il paradigma dell’inquinamento e della distruzione delle risorse. Per noi il mondo che verrà avrà più campi da coltivare e meno speculazione edilizia, più biodiversità e meno ruspe, più tutela delle risorse naturali, più risorse ai parchi per vivere meglio e più a lungo. Un sistema che si fonda sull’economia di guerra che investe in armi, continua ad aumentare le spese belliche, invia missioni militari all’estero è l’espressione più organizzata della violenza patriarcale che impone e riproduce identità di genere funzionali a questo sistema. Noi vogliamo che le risorse pubbliche vengano utilizzate davvero per rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale, di genere e provenienza che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine.
Noi vogliamo un mondo di pace in cui le persone possano crescere e vivere sapendo che i loro diritti sono garantiti e non debbano avere paura. Un sistema opaco, autoritario, patriarcale e razzista. Che pensa di poter decidere sulla vita di tutti e tutte noi per decreto, scavalcando discussione e partecipazione. La nostra idea di democrazia è ascolto, interesse collettivo, partecipazione, trasparenza.
CONTRO la costruzione di una nuova base militare a Coltano e in qualunque altro territorio, PER ribadire che i soldi pubblici devono essere spesi per la nostra sicurezza sociale e l’accesso ai servizi, la tutela dell’ambiente e del territorio. Per questo e per molto altro lanciamo una manifestazione nazionale a Pisa il 2 giugno. Per un 2 giugno contro la guerra.
Da Firenze organizzeremo un pullman per raggiungere insieme il luogo del concentramento
Partenza il 2 giugno ore 11:15 dal Mercato ortofrutticolo di Novoli (Firenze) e passaggio dalla GKN per la carovana Insorgiamo Rientro a Firenze ore 20 Costo 14 euro Per info e prenotazioni 3351246551 (Sandro) e 3317878254 (Laura)
Rifondazione Comunista aderisce e partecipa allo sciopero generale proclamato unitariamente da quasi tutti i sindacati base “contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra”; per dire no all’invio delle armi in Ucraina e all’aumento delle spese militari; per chiedere l’aumento delle spese sociali e dei salari, il ripristino della scala mobile e un reddito di base per tutte e tutti.
L’invio massiccio di armi sempre più potenti sta determinando una drammatica intensificazione delle operazioni militari in Ucraina, aumenta i rischi di coinvolgimento di paesi vicini, di un prolungamento indefinito della guerra, di ricorso ad armi nucleari.
L’espansionismo della Nato e l’aumento delle spese militari a discapito di quelle sociali è benzina sul fuoco del conflitto in Ucraina, produce instabilità nelle relazioni politiche ed economiche mondiali già messe a dura prova avvicina il mondo al baratro di una terza guerra mondiale.
La guerra parallela, quella delle sanzioni è inutile al pari dell’invio di armi per fermare il massacro, ma produce effetti disastrosi sulle economie europee a causa dei rincari di energia e materie prime. Le conseguenze sui ceti popolari in Italia saranno ancora più drammatiche per la combinazione di inflazione sempre più alta e politiche fiscali e monetarie recessive che produrranno disoccupazione, ulteriore perdita del valore d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori e dei redditi dei ceti popolari. Il governo Draghi infatti, mentre aumenta le spese militari taglia i fondi per la sanità e i servizi sociali, ha già avviato il rientro accelerato nei parametri europei e annuncia un’altra stagione di tagli che produrranno un ulteriore riduzione dei consumi e nuove spinte recessive sull’economia.
Nel frattempo in coerenza con la sua ispirazione neoliberista elargisce ai lavoratori la cifra ridicola di 200 euro una tantum mentre tocca appena gli extraprofitti delle aziende che lucrano sugli aumenti, non utilizza il gettito extra dell’iva prodotto dai rincari, continua a non tassare le grandi ricchezze; non interviene con una norma per bloccare aumenti di bollette e carburanti per salvaguardare chi specula. Partecipiamo convintamente allo sciopero dei sindacati di base perché condividiamo i contenuti della piattaforma, perché oggi c’è bisogno di rilanciare le lotte e perché consideriamo questo un momento di un più ampio percorso di unificazione di tutti i soggetti che si oppongono alle politiche neoliberiste in un unico grande movimento per il cambiamento.
Auspichiamo che anche la CGIL decida iniziative forti come lo sciopero generale su una piattaforma di pace e giustizia sociale.
Rifondazione Comunista sarà in piazza per dire “basta guerra, no a Putin e no alla Nato” e per chiedere il blocco degli aumenti delle bollette, prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità, aumenti generalizzati di salari e pensioni, una nuova scala mobile, un salario minimo legale a 10 euro netti all’ora.
A Firenze l’appuntamento è alle ore 10:00 in Piazza Adua per il concentramento del corteo che arriverà in Piazza Santissima Annunziata, dove si terrà un’assemblea pubblica contro la guerra.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea
Il 4 Maggio a Firenze un presidio per dire no alla base militare, né a Coltano né altrove. Là, dove si incontreranno rappresentanti del Governo, Arma dei Carabinieri, Regione Toscana e Comune di Pisa.
Da Coltano si è estesa a tutta Pisa e ai territori della regione una forte mobilitazione che sta mettendo insieme agricoltor* e allevator*, cittadini e cittadine, movimenti di lavoratrici e lavoratori, organizzazioni politiche, associazioni e movimenti pacifisti, antimilitaristi, femministi, ambientalisti, comitati di quartiere, sindacati, collettivi studenteschi. Tutti stanno collaborando per un obiettivo preciso: bloccare il progetto, far ritirare il Decreto del Presidente Draghi.
73 ettari, 440.000 metri cubi di edificato, 190 milioni di euro. Un vero mostro di cemento armato nella già intollerabilmente cementificata Piana Pisana, dentro i confini di un parco naturale regionale tra i più importanti d’Italia, su preziosi terreni oggi consacrati all’agricoltura biologica. Il tutto in un silenzio tombale condiviso da parte di tutte le forze politiche che governano a livello nazionale, regionale e locale. Il presidente della Regione Giani ha tenuto nascosto questo progetto per un anno, a dimostrazione che le cittadine e i cittadini, chi vive e lavora su quei terreni, chi paga le conseguenze di scelte così costose e impattanti non hanno per lui alcun diritto. Anzi: non esistono.
Il progetto della mega-base di Coltano è un esemplare concentrato dei caratteri più iniqui e devastanti di un modello di sviluppo che devasta il territorio e le comunità, per fare di Pisa una delle più grandi piattaforme logistiche per la guerra a livello internazionale. E’ un tassello fondamentale che si aggiunge all’aeroporto militare e a Camp Darby. Dire no a un’opera dall’impatto ambientale e sociale così violento non è solo possibile: è necessario. Nel Parco di Migliarino – San Rossore -Massacciuccoli, nella Piana Pisana, ovunque.
190 milioni devono essere destinati alla giustizia sociale, ai consultori e ai centri antiviolenza, alle scuole e alla crescita civile e culturale delle comunità, delle bambine e dei bambini, all’ambiente, al benessere collettivo, al lavoro, alla pace. Questa è la vera sfida per l’oggi e per il futuro. Per questo facciamo un appello a partecipare con noi al presidio che si terrà il 4 maggio a Firenze durante l’incontro. No alla base militare, né a Coltano né altrove.
Mercoledì 4 maggio alle 10:00 davanti alla caserma Baldissera, Lungarno Guglielmo Pecori Giraldi, 4 (Firenze) per dire no a nuove basi militari, né a Coltano né altrove
Il 25 aprile è una giornata a cui tutte e tutti noi assegniamo particolare importanza. Una giornata, inutile dirlo, in cui ricordiamo uno dei passaggi più importanti della nostra storia. Una giornata in cui ribadiamo con forza che i valori di chi ha liberato l’Italia sono i valori alla base della nostra Costituzione. Valori che hanno bisogno di una continua, costante, riattualizzazione.
Quest’anno, il 25 aprile si tinge dei colori della pace, ricordando ovunque che l’Italia ripudia la guerra e nessuna iniziativa e posizione politica che si discosti da questo assunto è accettabile, alla luce della nostra storia e della nostra Costituzione.
Sono molte le iniziative organizzate in provincia di Firenze in occasione di questo 25 aprile e noi, compagne e compagni di Rifondazione Comunista – SE Firenze, vi parteciperemo su tutto il territorio. Qui di seguito un elenco (in aggiornamento):
Firenze: 25 Aprile in Piazza Santo Spirito
Anche quest’anno Rifondazione Comunista parteciperà alla giornata organizzata da Firenze Antifascista in Piazza Santo Spirito. Dalle ore 14:30 saremo presenti, assieme a molti altre organizzazioni della sinistra fiorentina, per la storica iniziativa organizzata a Firenze in occasione della Liberazione per una giornata con banchini informativi, interventi, musica e tanto antifascismo!
Il Circolo di Rifredi parteciperà alla deposizione di una corona d’alloro all’S.M.S di Rifredi (ore 10:30) e al cippo situato in Piazza Dalmazia. Il pomeriggio le compagne e i compagni prenderanno parte, assieme alla Sezione ANPI di Rifredi, alla camminata organizzata da Quartiere 5.
La mattina del 25 aprile vedrà le compagne e i compagni del circolo di Firenze Sud partecipare alla cerimonia per la Liberazione organizzata dal Quartiere 3. L’appuntamento è alle ore 8:15 in piazza Elia della Costa.
La sezione ANPI di Bagno a Ripoli, in occasione di questo 25 aprile, organizza due interessanti iniziative sul territorio, a cui si uniranno le compagne e i compagni del nostro circolo. Domenica 24 aprile si terrà una Camminata della memoria fino a Pian d’Albero, nei luoghi che videro in azione la Brigata Sinigaglia (qui il volantino). Lunedì 25 aprile l’appuntamento è invece alle 17:00 al Circolo dell’Antella per la proiezione di un documentario su Sant’Anna di Stazzema e la lettura di testi a cura di Daniele Torrini (qui il volantino).
Barberino di Mugello
Il Circolo Mugello Ovest prenderà parte alle iniziative organizzate dalla sezione ANPI di Barberino di Mugello. Oltre alle attività previste per la giornata del 25 aprile, sono previste iniziative anche nei giorni a cavallo della Liberazione.
Le compagne e i compagni del circolo di Borgo San Lorenzo parteciperanno alle iniziative organizzate dalla sezione ANPI locale. Dopo le iniziative istituzionali e il corteo, si terrà un pranzo resistente presso Proforma (via Sacco e Vanzetti, Borgo San Lorenzo).
Il Circolo di Campi Bisenzio il giorno del 25 parteciperà, la mattina presto, alle iniziative istituzionali organizzate assieme alla sezione ANPI di Campi Bisenzio. In seguito, come tutti gli anni, le compagne e i compagni si ritroveranno per salire assieme a Valibona, fino al Memoriale. Appuntamento alle ore 10:00 al tiro al piattello alle Croci (via Montemaggiore). Sarà organizzato il pranzo all’aperto, a cura del Circolo Arci di Carraia e dalla Misericordia di Calenzano. Alle 14.30 partirà una camminata con visita guidata alle forme di carsismo superficiale della Calvana e alle alle15:00 si terrà il reading teatrale “Un giorno di Fuoco – le parole di Beppe Fenoglio incontrano la musica del Consorzio Suonatori Indipendenti”, grazie alle letture di Lorenzo Degl’Innocenti e alla musica degli Infedeli alla Linea. Dalle ore 16:00 “Merenda della Liberazione” presso Circolo ARCI Le Croci.
Anche a Sesto Fiorentino le compagne e i compagni parteciperanno, assieme alla sezione ANPI locale, alle celebrazioni ufficiali organizzate in occasione della Festa della Liberazione.
Le compagne e i compagni del circolo Empolese Valdelsa il 25 aprile parteciperanno la mattina alle iniziative istituzionali promosse dal Comune di Empoli, con il corteo cittadino (qui il volantino). A pranzo, aderiscono all’iniziativa dell’ANPI della zona che promuove tre pranzi resistenti in tre diversi circoli ARCI. Il nostro circolo sarà presente, anche come supporto, al pranzo organizzato al Circolo ARCI di Santa Maria: appuntamento alle ore 13:00 in via Livornese 18 a Empoli (qui maggiori informazioni). Il pomeriggio saremo invece presenti a Serravalle Resistente, per la consueta merenda partigiana: dalle 12:00 presso il Parco di Serravalle banchini informativi, musica e antifascismo.
Chianti
La sezione ANPI di Mercatale – Val di Pesa, in occasione della giornata del 25 aprile, organizza una Camminata della Memoria per partecipare alle celebrazioni nel capoluogo e presso i ceppi e le tombe dei caduti. Le compagne e i compagni del circolo di Rifondazione del Chianti prenderanno parte alla giornata.
Sabato 16 aprile anche la federazione di Firenze del Partito di Rifondazione Comunista – SE scenderà in piazza, partecipando ai due appuntamenti indetti in seguito all’episodio di violenza ai danni di un lavoratore senegalese avvenuto la scorsa settimana.
Per l’ennesima volta, nella Firenze città vetrina a dimensione di turista, in cui ogni elemento che non risponde alla logica del decoro imposta da chi governa la città viene spazzato via come elemento di degrado, il tentativo da parte delle autorità di mantenere questo “ordine fittizio” è sfociato in un episodio di violenza ad opera di agenti del reparto antidegrado della Pulizia Municipale.
Il tentativo di imporre ordine e sicurezza a suon di decreti, allontanamenti forzati e DASPO non può che avere come risultato episodi come quello della scorsa settimana, che spesso vedono vittima le persone più deboli, che non rispondono all’idea di ordine pensato per la “vetrina” di Firenze. Il risultato? Una città finta, cara, inaccessibile alle stesse persone che la abitano e che ci lavorano.
Saremo quindi in piazza sabato 16 aprile, ai due appuntamenti indetti per la giornata: la mattina alle 10:30 in Piazza Indipendenza con la comunità senegalese e il pomeriggio, alle 15:30 al Ponte Vespucci con Firenze Antifascista e le altre forze che hanno aderito. In solidarietà al lavoratore vittima dell’ennesimo episodio di violenza che vede coinvolto un membro della comunità senegalese a Firenze ma anche per chiedere lo scioglimento del reparto antidegrado della Polizia Municipale e per una città finalmente libera da quest’insulsa idea di decoro, che torni ad essere vissuta e accessibile a tutte e tutti!
Riportiamo qui di seguito la piattaforma della manifestazione di Firenze Antifascista
Basta abusi in divisa! Sciogliere le squadre antidegrado dello sceriffo Nardella! Firenze contro il razzismo, violenza della polizia, sgomberi, sfratti e repressione, il “decoro” di PD e Nardella: non è questa la città che vogliamo!
Sabato 16 aprile ore 15.30, Ponte Vespucci, la Firenze Antifascista scende in piazza!
L’Appello pubblico per una manifestazione cittadina.
PER QUESTO… Nella Firenze in cui attorno alla “cultura del decoro” è stata costruita la retorica sulla sicurezza l’azione di alcune unità speciali, come il reparto “antidegrado” della municipale (!) non può sfociare in altro che in abusi e violenza. È successo alla stazione qualche anno fa. È successo la settimana scorsa a pochi metri da Ponte Vecchio. È solo questione di quando si ripeterà, non del se si ripeterà. Chiedere lo scioglimento di questo reparto non risolve il problema della deriva securitaria e “antidegrado” ma è una prima rivendicazione. Se anche questa volta ad essere stato colpito è un lavoratore senegalese la questione va ben oltre.
PER ALTRO… Con la retorica del decoro si esercita politica classista e repressiva rispetto a ciò che risulta incompatibile: tra Daspo urbani e zone rosse, fino alla recentissima istituzione del “MiniDaspo” di 48 ore, la repressione è sempre più legata alla volontà di “ripulire” lo spazio pubblico da tutto ciò che non è in linea con il modello della città vetrina, ad uso e consumo di chi se la può permettere. Aumento degli affitti, sfratti, svendita del patrimonio pubblico e abitativo, privatizzazione delle piazze, spazi pubblici ad uso e consumo di “clienti” e non di “abitanti” è un modello di città classista, a cui opporre resistenza e contro cui combattere. Il risultato di questo livello repressivo è un progressivo incremento della militarizzazione degli spazi, soprattutto in centro dove ormai è impossibile percorrere più di qualche decina di metri senza incontrare una divisa, il tutto accompagnato da una retorica di “legalità” e “sicurezza”. La stessa campagna contro gli spazi sociali occupati va in questo senso. Ma cos’è davvero la sicurezza? Sicurezza per chi? E come la si costruisce? Un quartiere, una piazza, una via vissuta e con legami di solidarietà è più “sicura” di un quartiere, una piazza, una via vuoti.
PER TUTTO… Questo contesto è il risultato di precise scelte politiche per cui, la sempre maggiore arbitrarietà concessa alle istituzioni cittadine in materia di “ordine e sicurezza” produce una serie di provvedimenti e ordinanze che restringono sempre di più il campo delle libertà individuali e collettive. La necessità di stretta repressiva è direttamente connessa all’aggravamento generale delle condizioni di vita come diretta conseguenza delle politiche del Pd, che fa la guerra sul fronte esterno inviando armi all’ucraina e sanzioni alla Russia e sul fronte interno. La manifestazione di sabato 16 aprile parte necessariamente dalla solidarietà al lavoratore senegalese aggredito dalla squadretta antidegrado e dalla necessità di scioglimento di quel reparto. Da quel “particolare” guarda però al “generale” e alla volontà di creare le condizioni perché si inizi ad imporre l’idea di una città diversa. Una città che rifugga l’idea di uno spazio urbano gestito ad uso e consumo del profitto e della rendita dove la “sicurezza” sia elemento di difesa di questi interessi e offesa verso chi li mette in discussioni. Una città che rifiuti e di opponga a privatizzazioni, sgomberi, sfratti, delocalizzazioni e sfruttamento a cui contrapporre l’elemento della solidarietà come motore di trasformazione delle relazioni e della gestione dello spazio urbano. La manifestazione arriverà sotto le finestre di Palazzo Vecchio perché nessuno deve provare a giocarsi la solita carta delle “mele marce”. Noi non dimentichiamo le foto segnaletiche dei lavoratori senegalesi in San Lorenzo che hanno preceduto la strage di Piazza Dalmazia ad opera di Casseri di CasaPound. Non dimentichiamo le altre azioni squadriste del reparto antidegrado contro tutti gli “incompatibili” di questa città. Tutto questo ha un mandante che siede in Palazzo Vecchio. Ad essere marcio è tutto l’albero.
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