A proposito del ruolo del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

Valentina Adduci – Comitato Politico Federale Rifondazione Comunista – SE Firenze

In questi giorni non si può non riflettere sulle morti (sul lavoro) inaccettabili che si sono verificate dall’inizio dell’anno e sul sistema della sicurezza sui luoghi di lavoro.

Partendo dall’analizzare la normativa in materia di sicurezza, d.lgs. 81/2001, detto testo unico, il suo limite, è la sua astrattezza, ovvero la sicurezza viene interpretata o comunque la norma viene applicata dai datori di lavoro quasi esclusivamente sul piano formale.

Ci si limita alla produzione di documenti (spesso fatti in serie, spesso illeggibili per i non tecnici, può accadere anche che siano retrodatati), e all’espletamento delle formalità così come prescritte nella norma e così ci si sta tranquilli, ci si salva perché si può dimostrare di avere tutto in regola. Anche i corsi di formazione sulla sicurezza spesso sono svolti nell’ottica di espletare una mera formalità, obbligatoria per legge.

Per i lavoratori, centrale dovrebbe essere il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. E invece la realtà spesso è diversa. L’RLS, infatti, viene coinvolto solo al momento dell’apposizione delle firme, mentre invece la legge prescrive il coinvolgimento sostanziale dell’RLS proprio anche nella fase della stesura del DVR. E così anche nella riunione periodica l’RLS viene coinvolto sempre solo come mera formalità. Può accadere, anche, che l’RLS venga scelto o segnalato dal datore di lavoro (magari una persona di fiducia del datore di lavoro),  magari non espresso dai sindacati anche se presenti in azienda, come invece prescrive la legge.  

Ebbene in questo contesto il ruolo di RLS è particolarmente difficile, ovvero a fronte di continue frustrazioni, mancate convocazioni, mancati coinvolgimenti, segnalazioni senza alcuna risposta, disinteresse generale dei colleghi che spesso vivono questa figura come elemento di disturbo, riesce a portare il suo ruolo a testa bassa solo se è fortemente motivato.

E poi come non citare il grande assente dell’intero tema: i controlli! Nessun tipo di controllo mai… Se non incidenter tantum controlli di tipo formale sulla documentazione (si torna ancora sulla formalità della materia).

Venendo al nostro ruolo come Partito della Rifondazione Comunista noi abbiamo il dovere in primis di intervenire sulla coscienza dei nostri colleghi banalmente sui luoghi di lavoro, di promuovere una cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro che spesso non è percepita come questione seria, oppure sembra relegata solo ai lavori dove il tema è macroscopico come per esempio l’edilizia, ma se il datore di lavoro ti chiede di spostare un frigo perché in quel momento c’è bisogno e la movimentazione carichi non rientra nelle tue mansioni anche quella è questione di sicurezza sui luoghi di lavoro.


Foto: compagni di Rifondazione Comunista – SE della Toscana in occasione della manifestazione indetta a Prato in seguito alla morte dell’operaia Luana D’Orazio.