Un popolo uno stato, due popoli uno stato, due popoli due stati: quali sono le posizioni della
Resistenza Palestinese e l’analisi di classe del conflitto.
Per noi è chiaro che la fine della guerra e l’instaurazione di una convivenza pacifica e fraterna in Palestina
sono possibili solo eliminando alla radice la causa di ogni oppressione: l’imperialismo ed il sionismo che
fomentano da più di un secolo differenze e contrasti per mantenere la propria egemonia razzista e
colonialista sul mondo arabo.
Ribadiamo fin dal principio che ogni soluzione sia essa temporanea, tattica che a lungo termine, strategica
sta solo ed unicamente nelle mani del popolo e della Resistenza palestinese, secondo il principio della
autodeterminazione dei popoli in quanto il sacrificio che il popolo palestinese sta facendo e che ricadrà
sulle future generazioni non da a nessuno il diritto di dire loro cosa devono fare. L’esclusione dai tavoli
della finta pace americana ci fa capire in quale profondo disprezzo l’imperialismo occidentale consideri il
sacrificio palestinese, mettendo al primo posto i propri interessi di profitto nell’area mediorientale invece
che il diritto all’autodeterminazione.
Qualsiasi soluzione che rimanga all’interno del quadro della società capitalista – che sia la pace formale o la
creazione di uno Stato palestinese borghese – è destinata a essere instabile, precaria e incapace di
garantire al popolo palestinese, come a qualsiasi altro popolo oppresso, il diritto a uno sviluppo pacifico e
sovrano. Le strutture economiche dello sfruttamento e del dominio imperialista continuerebbero a
generare conflitti e disuguaglianze, se si dovessero mantenere sia all’interno dell’una che dell’altra
soluzione.
Alla luce di questa analisi di classe, constatiamo come anche dal punto di vista puramente politico
territoriale, la soluzione tradizionale dei due stati sia ormai impraticabile a causa della realtà concreta
creata dall’occupazione.
Il Fallimento dei Due Stati e l’Alternativa dello Stato Unico
La soluzione dei due stati è resa impossibile dalla realtà geografica: gli insediamenti israeliani hanno creato
un “mosaico di terre in mano ai coloni israeliani “, un insieme frammentato di territori che impedisce la
creazione di uno Stato palestinese vitale e contiguo. Di conseguenza, per molti intellettuali e studiosi,
l’unica opzione realistica e giusta – sebbene di difficile realizzazione – è la creazione di un unico stato
unitario, laico e democratico per tutti gli abitanti della regione, fondato sull’uguaglianza dei diritti e sulla
cittadinanza condivisa. Tra i sostenitori di questa visione vi sono:
•Edward Said (1999), che invocava il primato della “cittadinanza” sulla “comunità etnica”.
•Leila Farsakh e Ilan Pappe (2007), che riproponevano il modello binazionale.
•Saeb Erakat (2018), storico negoziatore palestinese, che la definì l’unica alternativa rimasta.
•Jeff Halper (2023), antropologo israelo-americano, che la vede come l’unico modo per garantire il ritorno
dei rifugiati.
Questa posizione presuppone, a parere nostro, l’abbandono della ideologia suprematista, razzista, di
apartheid che ha portato ufficialmente l’entità colonialista a definirsi “stato degli ebrei” nel 2018, dopo
avere perseguito questa idea ufficiosamente almeno dalla dichiarazione Balfour del 1917.
Posizione delle Varie Fazioni della Resistenza Palestinese
Rispetto a questa visione, il campo della resistenza palestinese appare diviso, ma non impedisce di lottare
contro l’occupante:
Fazioni che Sostengono Ufficialmente la Soluzione a Due Stati
•OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) / Fatah: La loro posizione ufficiale e storica è la
creazione di uno Stato palestinese indipendente lungo i confini del 1967. Questo è il cardine della loro
piattaforma diplomatica, che li ha portati anche agli accordi di Oslo e alla creazione dell’ANP, che nei fatti
però si è dimostrata essere solo una gestione amministrativa senza un proprio esercito, senza una
economia indipendente da quella israeliana, con un corpo di polizia che reprimendo la Resistenza popolare
palestinese la fa rassomigliare di più ad uno stato fantoccio che allo stato palestinese. Già questo ne
decreta il fallimento.
Fazioni che Sostengono Ufficialmente la Soluzione a Uno Stato (con diverse concezioni)
•Hamas (Movimento di Resistenza Islamica) e Jihad Islamica Palestinese (JIP): Rifiutano il
riconoscimento di Israele e perseguono la creazione di uno stato islamico su tutta la Palestina storica.
•Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e Fronte Democratico (FDLP): Questi
movimenti laici e marxisti sostengono ufficialmente la creazione di uno stato laico e democratico su tutta
la Palestina, rifiutando gli Accordi di Oslo.
In sintesi: Mentre gli intellettuali propongono uno stato unico laico e democratico, le fazioni di resistenza
sono divise tra chi persegue uno stato islamico (Hamas, JIP) e chi rimane ancorato alla soluzione dei due
stati (Fatah). I movimenti marxisti come FPLP e FDLP si avvicinano alla visione dello stato laico unico, ma la
loro azione concreta rimane vincolata alle alleanze e alle contraddizioni del campo politico palestinese.
Riepilogo Sintetico
Fazione Posizione Dichiarata Dominante Note e Sfumature
OLP / Fatah Due Stati (1967) Posizione ufficiale e di negoziato. Dominante in Cisgiordania e a livello
diplomatico.
Hamas Uno Stato (Islamico su tutta la Palestina) Usa a volte una retorica su “Stato palestinese” in modo tattico,
ma non riconosce Israele.
Jihad Islamica Uno Stato (Islamico su tutta la Palestina) Posizione più intransigente e assoluta. Rifiuto di qualsiasi negoziato.
FPLP / FDLP Uno Stato (Laico e Democratico su Vedono i due stati come una capitolazione. Partecipano all’OLP
tutta la Palestina) mostrando un pragmatismo di fatto.
Conclusione: La divisione fondamentale è tra l’OLP/Fatah, che ha scommesso sulla via diplomatica per un
accordo a due stati, e le fazioni di resistenza armata (Hamas e Jihad Islamica), che ufficialmente lo
rifiutano a favore di uno stato unico.