A proposito di sicurezza sul lavoro: una riflessione e qualche proposta

Segreteria Provinciale Rifondazione Comunista Firenze
Circolo Rifondazione Comunista Campi Bisenzio

La questioni degli infortuni mortali sul lavoro diventa ogni giorno più drammatica. Ben tre negli scorsi giorni, di cui 2 in Toscana. Sono numeri pesanti che confermano il tema della sicurezza sul lavoro come un tema di emergenza nazionale.

La normativa vigente non è sufficiente. Si limita a creare un complesso impianto di fogli, certificati e verbali vari, spesso privi di riscontro pratico a cui non si affianca un efficace sistema di controlli. Anzi, è il caso di dire che i controlli in questo ambito sono quasi assenti. Si interviene solo a tragedia accaduta.

Il dramma delle morti sul lavoro richiederebbe, a livello nazionale, l’assunzione urgente di migliaia di ispettori per i controlli sulla sicurezza, appunto controlli che sono praticamente scomparsi a seguito dei tagli fatti sul settore. È importante però aggiungere che aumentare i controlli non basta. Il problema ha origine nel modello di sviluppo nel quale viviamo, il capitalismo, che subordina le nostre vite, di lavoratrici e lavoratori, alla competitività delle imprese.

Le aziende per risparmiare non predispongono misure adatte per prevenire incidenti o patologie che insorgono a causa dell’attività lavorativa, le malattie professionali. Anche questa è lotta di classe, una lotta dove muoiono migliaia di persone ogni anno solo in Italia. Anche recentemente sui giornali abbiamo tutti letto di incedenti causati da una mancata manutenzione sui macchinari.

Il comune denominatore degli incidenti sul lavoro o delle malattie professionali è che a farsi male sono lavoratrici e lavoratori che svolgono lavori manuali. Operai e operaie che lavorano con macchine e strumenti non protetti, che manipolano sostanze chimiche cancerogene, che si trovano a lavorare su impianti senza manutenzione. Molto difficilmente vediamo infortuni tra dirigenti d’azienda, ovvero tra coloro che dirigono i processi di produzione e molte, troppe volte, considerano le misure di prevenzione e protezione semplicemente come un costo da abbattere.

Ciò che occorre mettere in discussione è la logica del profitto e della competizione, realizzate in un sistema produttivo che gioca sull’abbattimento del costo del lavoro. Occorre mettere in discussione il fatto che gli interessi d’impresa vengono elevati a valori universali. Per affrontare il problema seriamente, non basta limitarsi a denunciare quando succedono queste disgrazie, serve mettere al centro dell’agenda politica questo tema, occorre una pianificazione strategica per far fronte a questo problema, anche a livello locale.

Il luogo comune è che gli enti locali non possono fare molto rispetto ai grandi temi, compreso quello del lavoro. A Sesto Fiorentino ad ottobre si andrà alle elezioni. Sesto Popolare, forza appoggiata dal Partito della Rifondazione Comunista e da Potere al Popolo, ha intenzione di ribaltare questo cliché con delle proposte concrete. Viene promosso un assessorato alla buona occupazione, già proposto anche a Campi Bisenzio dalla lista Campi a Sinistra, un particolare assessorato con cui far nascere un osservatorio permanente per la qualità dell’occupazione e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, in grado di garantire in tutta la piana un’offensiva a difesa della dignità del lavoro e di chi lavora.

Negli ultimi anni assistiamo ad una progressiva mancanza di valorizzazione della figura dell’RLS (Rappresentante lavoratori per la sicurezza). La figura dell’RLS è sempre meno riconosciuta e spesso lasciata priva di strumenti, finendo per diventare molte volte un attore inconsapevole di questo sistema. Per questo motivo diventa importantissimo il progetto di una piattaforma digitale sul lavoro, per RLS e RLST dell’area di Sesto Fiorentino.

La promozione della cultura del lavoro sicuro a partire dalle scuole e la promozione del controllo sulla qualità del lavoro con tutte le realtà preposte a farlo, concludono il disegno politico di Sesto Popolare sul tema delle morti sul lavoro.

Piangere le morti e definirle inaccettabili non serve a nulla se non si pretendono comportamenti e pratiche capaci di far vivere in sicurezza le persone che devono lavorare per vivere. La risposta al dramma delle morti sul lavoro inoltre non può avere un carattere semplicemente tecnico, serve un intervento con una solida base politica che rimetta al centro gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, anche attraverso una loro partecipazione diretta. Le persone prima dei profitti.